Meno lavoro, più tasse: ecco la formula vincente del ‘campo largo’ a Palazzo Rosso [Controvento]

di Ettore Grassano

Secondo geniale atto della giunta Abonante. Dopo lo stop a Pam (200 posti di lavoro), scatta l’altra ideona: diamo fiato alle esangui casse di Palazzo Rosso aumentando le tasse agli alessandrini, tramite l’aliquota Irpef comunale.

No sviluppo, sì tasse.

Altro che quegli sprovveduti di prima, che cercavano di arrampicarsi anche sugli specchi pur di attrarre imprese e turisti, e generare gettito fiscale sul territorio. Logistica, campus universitario, smart city, nuovo ospedale, eventi: tutta roba brutta e fastidiosa, che genera traffico, inquinamento acustico, rotture di balle. Al più si investa sui cimiteri: bel tema questo, ma lo racconteremo a parte. Con calma.

Gli alessandrini i soldi ce li hanno eccome: prendiamoli da loro, e stop. Poca fatica, massima resa. Questa pare essere la sintesi finale del pool di intelligenze politico dirigenziali al soldo del centro sinistra. Et voilà: un mesetto scarso dopo l’insediamento (così si fa, tra l’altro: appena arrivati. Anche qui il centro destra prenda appunti, please) scatta la proposta di aumentare l’Irpef comunale.

Attenzione: data la situazione dei conti dell’ente, post dissesto, non è che gli altri non ci avessero già pensato, e se andate a controllare le vostre buste paga o dichiarazioni dei redditi scoprirete che oggi paghiamo il massimo di addizionale Irpef comunale, lo 0,8%.

Ma cos’è il genio? Poichè esiste una legge recente che consente ai capoluoghi di Provincia con un disavanzo per abitante di oltre 500 euro di chiedere allo Stato una deroga, e di applicare ulteriori aumenti, il centro sinistra alessandrino ci tiene ad essere il primo in Italia a farlo, o comunque sul podio.

Obiettivo quello solito: mettere le mani in tasca e sui conti ha chi ha il torto di lavorare, e magari di guadagnare più di un minimo sussidio di cittadinanza. Così si chiederà di applicare l’1,1% di addizionale Irpef comunale ai redditi tra i 28 mila e i 55 mila redditi, e di 1,2% oltre i 50 mila. In cassa dovrebbero arrivare tra i due milioni e i due milioni e mezzo di euro, senza faticare troppo.

Probabile che stasera, in consiglio comunale, sia bagarre. E probabile soprattutto, per fortuna, che l’ideona del nuovo sindaco e dei suoi qualificati collaboratori si incagli poi in passaggi tecnici successivi: perchè per fortuna non spetta al Comune l’ultima parola.

Rimane però la conferma di fondo: l’asse Pd 5 Stelle, ad Alessandria, è culturamente (sia detto senza ironia: o almeno solo un pochetto!) ancora più statalista assistenzialista che nel resto del Paese. Siamo a livello di profondo sud: assistere tutti, perchè nessuno muoia di fame. Ma al contempo mortificare chi sa fare, e facendo magari qualcosa ancora riesce a guadagnare. Provate a chiedervi come mai gli alessandrini under 40 più svegli e dotati, di capacità e di voglia, vanno tutti via da qui, almeno dal punto di vista lavorativo. Chi preferisce rimanere può mettersi in coda per qualche bando socialmente utile, se non in comune in cooperative amiche: quelli si moltiplicheranno, vedrete.

Buona fortuna, Alessandria.