Il Miracolo del “Pianto”, altrimenti detto “Sudore” [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

Dopo due anni, a causa delle restrizioni legate alla pandemia da Covid-19, domenica 8 maggio scorso è ritornata la processione in onore della Madonna della Salve. Era infatti dal 2019 che le vie della città non venivano visitate dalla Patrona della Diocesi di Alessandria. Il pellegrinaggio è stato quello solito: via Parma, piazza della Libertà, corso Roma, via Modena, via San Giacomo della Vittoria, poi di nuovo piazza della Libertà, via Parma e rientro in Cattedrale, dove si è celebrata la Santa Messa.

Ad accompagnare nel percorso numerosi fedeli e autorità civili e militari; molti i cittadini che gli hanno reso omaggio attendendo ai lati del percorso la processione che gli ha reso omaggio. Prima di riportare la “Clementissima” in Cattedrale, sul sagrato il vescovo, monsignor Guido Gallese, si è rivolto ai presenti: La Madonna, finalmente, ha ritrovato la sua gente. Tutti impotenti di fronte, prima alla pandemia, oggi alla guerra che ci è vicina. Vorremmo cancellarli entrambi dalla storia. Siamo tutti cercatori di senso in un tempo difficile; abbiamo bisogno di tornare alla Verità. Maria ci renda solidi. A Lei ci affidiamo”.

Un fatto molto significativo da ricordare nella storia di Alessandria è la scelta della Madonna della Salve a patrona della diocesi. Scelta che avvenne subito fin dalle origini. Gli alessandrini scelsero infatti un simulacro ligneo raffigurante la Madonna addolorata sorretta da san Giovanni ai piedi della Croce, che si venerava nella chiesa del castello di Rovereto, uno dei borghi che contribuirono alla fondazione della città. Non appena venne ultimata la cattedrale nel centro cittadino (1178) curarono il trasporto del simulacro, sistemandolo decorosamente in una cappella apposita.

A quelli di Rovereto si concesse la facoltà di esporne uno consimile nella loro chiesa: l’esemplare eseguito in pietra esiste tuttora nella chiesa di santa Maria di Castello. Il simulacro trasferito in cattedrale portava da principio il titolo di ‘Madonna dello spasimo’. Questo venne modificato dal 1489 in poi per un importante e prodigioso avvenimento. Ogni anno, il 24 aprile, si celebrava come giorno dedicato al martire san Giorgio e come anniversario (così infatti si riteneva) della fondazione di Alessandria. I festeggiamenti civili si abbinavano a quelli religiosi per cui in cattedrale veniva esposto solennemente anche il simulacro della Madonna.

Ora avvenne che il 24 aprile 1489 i fedeli raccolti in preghiera nel tempio, videro grondare miracolosamente dal volto della Madonna un copioso sudore. In un attimo la notizia si sparse: la città ne rimase tutta vivissimamente commossa ed in massa vi accorse per ammirare il prodigio che fu accompagnato da altri miracoli e grazie. Diversi storici alessandrini tra cui Schiavina, Ghilini, Burgonzio, Chenna e Gasparolo riferiscono la prodigiosa ‘manifestazione’ della Madonna e narrano del richiamo che essa suscitò non solo nella città, ma nelle vicine borgate, poi in tutta la Lombardia, ed infine tra la maggior parte dei popoli dell’alta Italia.

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Il Miracolo del Pianto

Prima ancora del mille le genti del nostro Tanaro usavano raccogliersi in preghiera nella Chiesa di S. Maria del Castello dinnanzi al Simulacro della Addolorata, conosciuta allora come la Madonna di Rovereto. Fondata nel 1168 con la unione dei nostri quattro borghi, la nostra Città, tosto la Sacra Immagine venne chiamata Madonna di Alessandria e per il crescente fervore di tutti gli alessandrini, trasportata nel Duomo appena costruito, dove per sempre rimase. Da quel tempo lontano per quasi tre secoli, nulla è dato rilevare di speciale, quando ecco nel 1489 d’improvviso, un miracoloso avvenimento commuove ed agita le genti della Città del Contado. E proprio da quell’annosi inizia per decisione inconscia di popolo, il nuovo titolo di “Madonna della Salve”, spontanea e naturale derivazione di una dolce preghiera che la gran massadei fedeli usava recitare collegialmente ai piedi dell’antica Madonna alessandrina.

L’avvenimento è così raccontato dal nostro annalista Ghilini: “ Di poi si accrebbe incredibile devozione ad una Statua di Maria Santissima che si riverisce nel Duomo: imperocchè avendo Ella meravigliosamente sudato, accorsero alla sua miracolosa fama non solo tutti i cittadini e circonvicini abitatori, ma anche grandissimo numero di persone da tutte le parti della Lombardia, le quali con doni, divotamente ricorsero a questa Regina del Cielo, poiché operava ogni giorno infiniti miracoli, conferiva grazie e favori, liberava indemoniati, sanava infermi e faceva altre miracolose operazioni”. Anche altri Cronisti ricordano diffusamente il cosiddetto “Miracolo del Sudore” altrimenti detto ”Pianto” e tutti insistono sulla vivissima commozione popolare sollevata da quell’evento e sulle insistenti promesse di bontà da parte del popolo.

Come è naturale sia avvenuto, la voce del “Miracolo” penetra in ogni casa, ricca o povera, avvincendo i fedeli e scuotendo gli in creduli: il Duomo era in permanenza gremito e sul volto di tutti sembrava ripetersi il medesimo pianto silenzioso della Gran Madre. Dalla città la voce si diffuse anche nei borghi vicini e a quelli lontani e da ogni parte fu un accorrere di gente di ogni condizione, attratta da quel amorevole richiamo. E così giungono in Alessandria persone isolate e a gruppi: poi guidate dai loro Sacerdoti, si muovono le Compagnie, gli Ordini religiosi, le Confraternite e la Città è invasa da gran folla al punto che il Vescovo deve emanare apposita ordinanza per disciplinare le viste in Duomo: per giorni e giorni dicono le cronache fu un continuo e commosso pellegrinaggio di fedeli. Il 24 aprile 1489, giorno del “Miracolo” segna quindi una data importante per la storia religiosa della Città e da quel lontano giorno comincia la consuetudine della grande processione annuale. Si vuole per la preghiera, singola o collettiva di preferenza, rivolta a gran voce alla Madonna, fosse il “Salve Regina” e sappiamo che in seguito il nostro popolo usava raccogliersi ogni sabato sera, per recitare in comune la preghiera medesima. Da questa usanza è da ritenersi sia nato il nuovo titolo di “Madonna della Salve”.

La gente infatti a vespro di ogni sabato usciva dalle case avviandosi al Duomo per la preghiera di rito; era consuetudine popolare (tuttora conservata nelle nostre campagne) la richiesta di “Andate?” che valeva anche come saluto. La risposta era sempre la stessa: “Alla Salve” col preciso significato da andiamo a recitare il salve Regina! Titolo quindi dettato dal popolo che rimase e finì per essere registrato pure sui libri della Curia nel 1594. Titolo molto appropriato se oggi il Simulacro della Madonna è da tutti i fedeli riconosciuto e consacrato quale “Salvezza di Alessandria e di nostra gente”.

Piero Angiolini 15-5-1954