Ambiente e salute: venerdì scorso l’incontro degli esperti a Cellamonte

 

Si è svolto lo scorso 27 maggio all’Ecomuseo della Pietra da Cantoni di Cella Monte Monferrato il primo incontro in presenza del Comitato scientifico del Centro Studi Patologie Ambientali (CSPA), articolazione dell’Infrastruttura Ricerca, Formazione, Innovazione del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI) diretto dal Dott. Antonio Maconi.

Il Centro Studi, diretto da Marinella Bertolotti, è stato istituito quasi due anni fa con lo specifico obiettivo di supportare gli studi nelle patologie ambientali per il DAIRI e per il percorso verso l’Irccs: ha proprio il compito di  documentare e analizzare le evidenze scientifiche utili a capire se e in che modo specifiche alterazioni e fattori ambientali incidano sulla biologia e sulla condizione di salute dell’uomo, e in quale misura aumentino il rischio di sviluppare una patologia ambientale.

Un incontro di alto livello scientifico, con i contributi dei componenti del Comitato Scientifico, esperti nazionali che su questi argomenti da anni stanno sviluppando i loro studi e che guidano, orientano e lavorano insieme ai professionisti del DAIRI, quindi dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e dell’ASL AL: Daniele Mandrioli, Direttore Centro di Ricerca Ramazzini e Presidente del Comitato Scientifico CSPA, Eugenia Dogliotti, Già Direttore Dipartimento Ambiente e Salute Istituto Superiore di Sanità, Angelo Robotto, DG Arpa Piemonte, Francesco Forastiere, senior scientist CNR-IRIB, Alessandro Marinaccio, responsabile laboratorio epidemiologia INAIL.

Dopo il confronto sulle attività avviate nelle molteplici linee di ricerca e progetti (condotte con l’Azienda Ospedaliera di Alessandria, l’ASL AL e l’Università del Piemonte Orientale) l’incontro è proseguito con una sessione dedicata alle Patologie Ambientali e alle sue definizioni, alle evidenze scientifiche e agli ambiti e modalità di sviluppo della ricerca.  Mandrioli, nello specifico, ha posto l’accento sull’importanza dell’ambito patologie ambientali evidenziando il lavoro svolto dall’Istituto Ramazzini nell’identificare gli inquinanti ambientali e ha ricordato che la prevenzione è il mezzo più efficace sia dal punto di vista della salute pubblica che dal punto di vista economico. Le campagne antifumo, nei soli Stati Uniti, hanno salvato 8 milioni di persone da tumori. Al contrario, si stima che oltre 10 milioni di persone moriranno nel mondo a causa dell’amianto, in quei paesi in cui non è ancora stato messo al bando. Si stima che mediamente il costo sociale e sanitario di ogni morte precoce a causa di tumore sia di circa 1 milione di euro; costi economici ma soprattutto umani che possono e devono essere evitati: investire nella prevenzione è un mezzo sostenibile e di sicuro impatto nel ridurre il numero di tumori e altre malattie ambientali.

È importante infatti sottolineare che negli ultimi decenni la tutela dell’ambiente sta assumendo sempre più un ruolo fondamentale nella programmazione di strategie ed interventi di politica sanitaria a difesa del benessere psicofisico e della qualità della vita dell’individuo. La relazione tra ambiente di vita e salute umana è riconosciuta come uno dei temi che dovranno essere affrontati dai sistemi sanitari di tutto il mondo, alla luce delle evidenze scientifiche: il 24% di tutte le malattie nel mondo è dovuto all’esposizione a fattori ambientali, 12.6 milioni di decessi nel mondo sono attribuibili all’inquinamento ambientale. Gran parte di questi rischi, però, potrebbero essere evitati attraverso interventi mirati, come dimostra il nuovo rapporto dell’Oms.

Nelle relazioni è emerso come uno dei principali problemi per il controllo delle patologie dipendenti da fattori ambientali è spesso la mancanza di dati attendibili sull’esposizione della popolazione e sugli effetti di questa. Comprendere, quindi, quali sono gli elementi da tenere in considerazione, da un punto di vista epidemiologico, per valutare l’impatto di diversi fattori sullo stato di salute è un compito complesso.

La seconda sessione ha visto le relazioni dei ricercatori dell’UPO che collaborano con il Centro Studi, nello specifico il prof. Francesco Dondero, che ha illustrato il progetto Scenarios, progetto di ricerca e innovazione selezionato nell’ambito del programma Horizon 2020 -oggi più che mai incastonato nel Green Deal Europeo- che mira a concepire e dimostrare una serie completa di soluzioni tecnologiche per affrontare il rilevamento, il (bio)monitoraggio, la tossicità a lungo termine, la valutazione del rischio, il controllo dell’inquinamento e la bonifica delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) come banco di prova per l’ambizione di inquinamento zero da sostanze chimiche organiche persistenti e mobili nell’ambiente.

È emerso quindi che solo tramite l’incrocio tra dati ambientali, territoriali e urbanistici, epidemiologici, della mortalità così come di altri indicatori sanitari, demografici, culturali e sociali che si può tracciare, per una determinata popolazione, una serie di scenari possibili, utili a regolare e a prevedere, quando necessario, azioni di politica sanitaria che migliorino la salute della popolazione e limitino i danni derivanti da specifiche componenti ambientali.

Un ringraziamento a Corrado Calvo, presidente della Fondazione Ecomuseo della Pietra da Cantoni per l’ospitalità.