La Cittadella Spagnola e l’Arco di Trionfo di Piazza Matteotti [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

E’ noto che tutta l’area compresa dall’Arco di Piazza Matteotti fino all’incrocio con Spalto Gamondio, rappresentava il limite estremo dell’antica cinta muraria di Alessandria che racchiudeva al suo interno la Cittadella Spagnola. Infatti, originariamente, l’area compresa all’interno delle attuali vie Tortona, Lamarmora, Gamondio e Oberdan (già via Novi Ligure) delimitava lo spazio occupato dal Castello Spagnolo destinato, originariamente, alla difesa della città. In epoca successiva, abbattuto il castello, l’area fu trasformata in Piazza d’armi e soltanto dopo la realizzazione dell’attuale piazza Matteotti quell’area, poco a poco, si trasformò in quel complesso residenziale che oggi vediamo.

Ovviamente non siamo in grado di dire se fu un bene o un male, tuttavia possiamo dire che quell’area inizialmente occupata dalla fortezza ideata da Bernardino Pinto, originario di Barre, venne rasa al suolo su ordine di Napoleone Bonaparte nel 1805 per realizzarvi un’area dedicata alle esercitazioni militari dell’esercito napoleonico. Dell’antica fortezza resta soltanto l’Arco che attualmente si apre sulla “nostra” Piazza Matteotti, alle porte di via Dante.

Si tratta di un raro esempio di Arco trionfale tipico del Settecento che venne edificato nel 1768 per ricordare il soggiorno in città, avvenuto tre anni prima, della visita del re di Sardegna Vittorio Amedeo III e della consorte Maria Antonia Ferdinanda di Borbone. Negli anni l’Arco di trionfo è entrato nella moderna urbanistica funzionando come rotonda semaforizzata all’interno di un incrocio fondamentale della città.

Piazza Matteotti nel corso degli anni Venti acquistò l’aspetto che ancora oggi lo caratterizza, con gli eleganti edifici residenziali stile “art nouveau” sui lati posti a nord e sud. Nel corso del Novecento l’Arco è stato restaurato già due volte e da tempo si attende un nuovo restauro non appena dallo Stato centrale venga concessa l’autorizzazione.

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La Cittadella Spagnola

Qualche tempo fa, in occasione dei lavori di ampliamento della cosiddetta Casa di Lourdes di via Tortona, gli operai dell’Impresa Astuti, rinvennero durante gli scavi in un antico sotterraneo, alcune grosse palle di pietra che altro non erano che proiettili delle famose bombarde del buon tempo antico, bombarde costituite da un grosso tubo contenente la carica di polvere necessaria per il lancio a breve distanza delle pesanti palle. Il materiale trovato è andato perduto; logicamente doveva trovar posto nel nostro Civico Museo; comunque offre occasione per parlare di una vasta Cittadella che occupava tutta la nostra Piazza d’Armi Vecchia, sulla quale oggi tra le altre costruzioni, sorge anche la Casa di Lourdes.

Occorre risalire al lontano 1600, epoca in cui Alessandria era ancora divisa in due parti distinte e separate dal fiume Tanaro, ciascuna delle quali dotata di mura proprie indipendenti. Al di là del fiume stava Borgoglio la cui cinta fortificata misurava circa 250 metri (più probabile 2500 metri?); al di quà del Tanaro i ben noti Rioni di Rovereto, Gamondio e Marengo con una cinta di circa il doppio.

Ricordiamo che fino alla fine dell’Ottocento, il giro del viale di Circonvallazione contro i bastioni era appunto di cinque chilometri. Nel 1600, al tempo degli spagnoli si riteneva che per difendere le nostre mura, occorressero non meno di 3.600 uomini, precisamente un soldato ogni due metri; e poiché durante il Governo del generale Sottelli (anno 1642), Alessandria non disponeva di siffatta truppa, fu deciso di rinforzare convenientemente le fortificazioni migliorando altresì l’immissione delle acque della Bormida nel giro maggiore, e del Tanaro per Borgoglio.

Già prima avevano approntato una Cittadella che allora fu migliorata; si trovava contro il bastione di Marengo sotto il quale scorreva la Bormida; sul fianco aveva invece il Bastione detto della Maddalena da un noto Convento ivi esistente. Naturalmente detta Cittadella nulla ebbe in comune con l’attuale Cittadella sul Tanaro, sorta più tardi nel 1728 sulle rovine di Borgoglio; va solo detto che decadde ogni sua importanza a motivo appunto della nuova grandiosa opera fortificata. L’ingresso della Cittadella spagnola si apriva sul fondo della strada della Fiera Vecchia (ora via Dante) e precisamente dove oggi vediamo il cosiddetto Arco di Marengo, ricostruito in solida muratura (originariamente era di legno) proprio come ornamento esterno della Cittadella stessa.

Logicamente detto Arco avrebbe dovuto sparire quando la Cittadella venne distrutta nel 1805 dai francesi i quali mantennero l’arco in quanto dal popolo fu detto di Marengo a ricordo proprio di Napoleone. Nel grandioso progetto difensivo di Chasselourup disposto da Bonaparte a sostituire la Cittadella distrutta, un’altra avrebbe dovuto sorgere oltre la Bormida il cui corso fu proprio allora allontanato dalla città dove tutt’ora si trova. Progetto tosto abbandonato in quanto due Cittadelle separate e indipendenti una dall’atra, potevano costituire una pericolosa divisione di forze. L’antica area della Cittadella spagnola divenne quindi un “Campo di Marte” che prese il nome popolare di Piazza d’Armi Vecchia quando nel 1855 sorse agli Orti la nuova Piazza d’Armi.

Cadute nel 1910 le servitù militari il vasto perimetro fu compreso nelle aree fabbricabili e così tra l’altro, nacque la bella piazza Genova, oggi Matteotti.

Piero Angiolini 14-12-1955