In vendita la caserma dei vigili del fuoco a Casale. Referendum, la fine è nota: intanto l’Italia diventa Bengodi [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Il 16 febbraio ricevo questo messaggio di un amico su Facebook: “Stavo curiosando sul sito della Provincia di Alessandria e leggo che la Provincia ha messo in vendita la sede della Caserma dei Vigili del Fuoco di Casale Monferrato entro il 07 marzo 2022….Ti risulta sia vero? E dove vanno poi i Vigili del Fuoco? Non è che la città sarà sguarnita da questo servizio essenziale? Puoi indagare?”. Letto questo messaggio, mi sono attivata nella ricerca anche perché questa notizia non è trapelata sugli organi di stampa locali, ma sul sito della Provincia ho trovato questa informazione: “E’ indetta asta pubblica per la vendita della Caserma dei Vigili del Fuoco di Casale Monferrato – Viale San Martino n.6 – Casale Monferrato (AL) Comune di Casale Monferrato – F. 36, Particella 3663, Sub. 1-2. Prezzo a base di gara: Euro 200.000,00 (duecentomila/00). di proprietà della Provincia di Alessandria.” Prima pubblicazione il 01/02/2022 con scadenza termine per la presentazione delle offerte il 04/03/2022 ore 12,30. Si legge che l’asta avrà luogo il giorno 07/03/2022, ore 10,00, presso la sede della Provincia di Alessandria, Piazza della Libertà. Nell’attesa di conoscere se questo immobile sarà venduto, rimane la domanda anche da parte mia: “ Sarà data una sede ai Vigili del Fuoco nella città di Casale? Le autorità politico/istituzionali cittadine si stanno attivando per mantenere uno dei più importanti primari ed essenziali Corpi di Pronto Intervento e di Protezione Civile?” . Una notizia reale snobbata dagli organi di informazione, e quando tutto tace, tace anche chi dovrebbe intervenire per rassicurare i cittadini. Chiaro è che la Provincia di Alessandria ha poche colpe, ha bisogno di soldi per intervenire su scuole, strade, neve, danni da maltempo, senza personale e fondi. Il caos lo ha creato la riforma Delrio (PD), appesa a metà dal ddl Boschi (al tempo PD) affossato dal Referendum Costituzionale. I cittadini hanno bocciato quel Referendum, le Province sono rimaste nel limbo e nessuno se ne è preoccupato. Quindi questi Enti sono costretti a vendere i propri beni immobiliari. La Provincia aveva già fatto altri tentativi e ho trovato questa informazione del 2021: “Caserme, uffici e palazzine: la Provincia cede i suoi immobili”. Sono 18 i lotti in tutto il territorio provinciale, per i quali l’Ente aveva già tentato una prima vendita all’incanto nell’estate 2020, e ci ha riprovato un anno fa. Nell’elenco figurano caserme dei carabinieri di Novi, Casale, caserme dei Vigili del Fuoco, tra cui quella in via Piave ora occupata dal Laboratorio Sociale. Ma anche gli uffici provinciali di via Porta e quelli in via Fiume angolo spalto Marengo, palazzine intere, uffici e case cantoniere. Vediamo che succederà nelle prossime settimane, nel frattempo sarebbe opportuno trovare un’alternativa e offrire una “casa” ai Vigili del Fuoco di Casale.
Voto: 2

 

 

2) Noi italiani viviamo questi incubi grazie alla non volontà e incapacità dei “decisori romani” di rispedire al mittenteTribunale all'Ex Consorzio Agrario? Speriamo, ma attenti al piano interrato [Le pagelle di GZL] CorriereAl gli immigranti irregolari, clandestini, talora delinquenti rei di azioni delittuose con il foglio di via ed espulsione: “Pregiudicato e in attesa di espulsione danneggia un condominio di Casale, sindaco: “Sistema fallace”. A queste notizie io cerco sempre di dare una seconda possibilità per non farle cadere nell’oblio, perché questo fatto è la normalità non solo a Casale Monferrato ma in ogni luogo di Italia, dove noi italiani dobbiamo subire e soccombere di fronte a questi “cavernicoli” incivili che non si adeguano alle regole del paese ospitante, scappano dai loro paesi africani per approdare al paese Bengodi (anticamente chiamato Italia), il paese che si fregia di essere tra le prime potenze europee, invece è solo un povero Stato in semi abbandono, mal governato, con un governo che ha occhi bendati su ciò che avviene sulle coste del sud e una parte politica che permette tale sfregio alla libertà dei suoi cittadini. Cito: “Il sindaco di Casale, Federico Riboldi, ha descritto così la situazione dei residenti di un condominio di via Balbo. Da una settimana questi cittadini devono far fronte a diversi disagi, provocati da un uomo di circa 30 anni di origine nigeriana. Su questo ex richiedente asilo e pregiudicato per reati contro la persona e danneggiamenti pende un decreto di espulsione che, però, non è stato ancora eseguito: sembra, che nelle strutture deputate a questi provvedimenti, non ci sia spazio. Da giorni il primo cittadino di Casale è costantemente in contatto con le forze dell’Ordine e con la Prefettura, per monitorare la situazione perché gli inquilini del condominio lo hanno informato rispetto alle tante problematiche. L’uomo, infatti, danneggia i portoncini colpendoli con un calcio, bussa alle porte, suona ai citofoni. Una ragazza mi ha chiamato dicendomi che non riusciva a uscire in casa perché questo ragazzo si era seduto davanti alla porta”. Il Sindaco Riboldi denuncia la principale debolezza del sistema italiano sulle espulsioni, bloccati da un sistema fallace a cui si aggiunge il business dell’accoglienza che fa molto comodo, visto che da un po’ di anni nel paese Bengodi c’è chi si è ingrassato oltremodo mentre chi avrebbbe dovuto vigilare stava girato dall’altra parte. C’è stato un momento di tentativo di regolamentazione durante il Governo giallo/verde con Matteo Salvini Ministro dell’Interno, un Governo che appoggiando il Ministro era riusciti a normalizzare gli ingressi e i business delle ONG battenti bandiere extra italiane, infatti nel sito dei 5 Stelle nell’ottobre 2018 si leggeva: “Riace non era un modello: è finita l’era del business dell’immigrazione”.
Nel 2019 però, quando i 5 Stelle formarono il Governo giallo/rosso con il PD e i cespugli della sinistra, cambiarono le carte. Il risultato è scandaloso, un anno è troppo lungo per attendere nuove elezioni nazionali e poter mandare in “pensione” il ministro Lamorgese e tutti quelli che permettono situazioni giornaliere a danno della popolazione. Il paese Bengodi auspica di tornare a chiamarsi Italia.
Voto: 2

 

Ravetti: "Al referendum sull'autonomia fiscale si risponde federalismo comunale" CorriereAl3) Referendum: quando la politica rappresentativa abdica alla propria funzione di decidere, allora vuol dire che ha fallito. Inutile negarlo siamo in piena crisi politica, la partecipazione al voto interessa sempre meno perché l’elettore è sfiduciato, stanco di ogni peso ed imposizione impartita dal “manico” romano. Alla chiamata del “popolo sovrano” a firmare i Referendum sulla giustizia, sull’eutanasia legale e sulla cannabis legale (per semplificare), personalmente hp partecipato solo a quelli sulla Giustizia, facendo pubblicità tra i miei contatti. Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale ha ‘cassato’ due dei tre Referendum presentati, eutanasia e cannabis, accogliendo invce il tema Giustizia, ma monco: dei sei quesiti la Corte Costituzionale ha eliminato il quesito più importante, quello sulla responsabilità civile dei giudici, e qui non ci siamo perché è anche e soprattutto per quello che io e moltissimi altri siamo andati a firmare. Mia nonna diceva “cane non mangia cane” e la casta si protegge a prescindere. I magistrati se non vengono responsabilizzati personalmente su eventuali errori giudiziari avranno sempre la tranquillità di decidere a loro libero arbitrio, tanto chi ne esce vittima con quattro soldi dello Stato non vedrà mai risarcito il proprio patimento e la propria onorabilità, oltre alla sofferenza delle sua famiglia.
Siccome non tutti siamo scemi totali, a leggere tra le righe è chiaro e furbesco il “gioco” della Corte, in quanti sulla giustizia torneranno a firmare se manca la componente ritenuta più importante dal comune cittadino? Invito alla lettura di questa intervista a Gaetano Azzariti, Docente di Diritto Costituzionale che suona come allarme: “La democrazia italiana è a rischio”: “I referendum cancellati e la crisi della democrazia diretta” . Vi ricordate che già nel novembre 1987 fummo chiamati a votare tre quesiti referendari tra cui quello sul nucleare? In quell’occasione gli italiani furono chiamati a esprimersi anche su responsabilità civile dei giudici e commissione inquirente, il quorum per tutti e tre i quesiti fu raggiunto a larga maggioranza e i sì furono nei tre casi superiori al 70%. Abbiamo spento le centrali nucleari, ma nulla è cambiato sulla responsabilità civile dei giudici. Già lo si è capito quanto vale il volere del popolo per “lor signori”, un popolo chiamato a decidere quando la politica abdica alle proprie funzioni, tanto poi fanno comunque come conviene a loro. A chi ci ha creduto e ha firmato per i referendum dico: fatevi una risata era tutto uno scherzo, tanto per non smentirsi ci hanno preso in giro.
Voto: 2