Programmare pensando ai nipoti: sogno (impossibile) per Alessandria? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

Tutti pronti a lavorare per il nuovo ospedale di Alessandria per il quale si continua a parlare della zona dell’aeroporto. Ma finora, per quanto si sa, non esiste alcuna decisione rispetto al trasferimento dello stesso aeroporto. Se non si sposta, l’ospedale non si fa. Almeno lì.

Tutti contenti per il progetto del campus dell’Università del Piemonte Orientale al quartiere Orti. Ma finora non una parola sul necessario futuro intervento urbanistico che dovrà rendere armonico l’inserimento nel tessuto del quartiere di un insediamento intorno al quale ruoteranno migliaia di persone. E nessuna parola nemmeno sul destino di Palazzo Borsalino, visto che l’Ateneo continua a dire che nei piani c’è il progressivo trasferimento delle attività didattiche agli Orti con il conseguente svuotamento dello storico edificio. Che fine farà?

Tutti contenti per l’insediamento del centro logistico Pam su una vasta area del quartiere Europa, salvo poi dover fare i conti con la variante urbanistica comunale ripetutamente bocciata dalla Provincia (ente che esprime per legge la valutazione di competenza). E l’elenco potrebbe continuare.

I casi citati non mirano a puntare i riflettori sull’attività di una specifica amministrazione comunale. Questo è quello che accade oggi, ma se si ripercorrono gli ultimi decenni ciò che emerge è un dato comune a tutte le maggioranze di ogni colore che si sono susseguite a Palazzo Rosso. Perché quella che è venuta meno è stata la visione a lungo termine di un progetto di sviluppo e la conseguente pianificazione. Se si analizzano alcuni interventi pubblici di maggiore dimensione, si noterà che il dato comune è sempre contingente a un fatto storico: le risorse investite nel dopo alluvione del 1994 oppure la costruzione del ponte Meier al posto di quello storico che è stato abbattuto, giusto per fare due esempi. Si realizza un intervento per rispondere a un’esigenza specifica, non a un circostanziato piano di sviluppo a lungo termine.

Nella storia alessandrina l’ultimo intervento coerente con un modello di sviluppo e alle necessità di crescita dell’epoca è stato quello del sottopasso stradale che collega piazza Mentana a via Maggioli. Gli amministratori di allora (siamo negli anni Ottanta del secolo scorso) non si sono incaponiti sull’opera per il gusto di farla, bensì perché da anni andava affrontato l’ostacolo dei due passaggi a livello. Il collegamento fra il centro e il quartiere Cristo, in costante crescita, era assicurato solo dal sovrappasso ferroviario, un collo di bottiglia da cui passava tutto il traffico. A una visione della città del futuro è così corrisposta un’opera pubblica specifica (stiamo riflettendo sul metodo, non sul merito delle scelte).

E poi? Più nulla. Ogni progetto, anche ambizioso e con visioni di particolare valore, messo a punto tra la metà dei successivi anni e oggi, è rimasto tale. Grandiosi scenari hanno fatto la parte del leone nei programmi elettorali e nei piani quinquennali. E basta. Per vedere realizzato qualche intervento di minore portata sono stati necessari dai cinque ai quindici anni, però quelli strategici che possono davvero fare la differenza per la crescita di un capoluogo di provincia continuano a latitare.

Che oggi sia particolarmente difficile l’azione amministrativa è un dato di fatto, basta guardare il groviglio di leggi con cui si ha a che fare. Però la complessità della norma, che è uguale per tutti, non ha impedito a Vercelli o Novara di avviare opere che hanno trasformato, e trasformeranno, parti delle città per rispondere alle esigenze di crescita dell’università piuttosto che del mondo delle imprese. Ad Alessandria invece sembra che l’unica soddisfazione sia quella di asfaltare una strada. Attenzione: che vada fatto, bene e celermente, è sacrosanto. Ma è pur sempre ordinaria manutenzione per la quale basta un efficiente ufficio tecnico una volta stabilita la programmazione dei lavori (ovviamente finanziati). Amministrare, sulla base di una visione di sviluppo a medio e lungo termine, è un’altra cosa.

Ps – Monaco, 2003, stand della Provincia di Alessandria. Per la prima volta il sistema della logistica si presenta a un evento specializzato in Germania. L’area è quella del vecchio aeroporto, riconvertita in centro fieristico. Durante la visita allo stand del sindaco di Monaco non mancano, da parte degli amministratori alessandrini, i complimenti per l’organizzazione e la gestione dell’area, dai parcheggi ai servizi. Il primo cittadino, senza scomporsi più di tanto, ringrazia a sua volta e dice: “Noi pianifichiamo lo sviluppo pensando ai nostri nipoti”. Appunto.