Il Disit e la sostenibilità a tutto tondo. Non solo ad Alessandria (4) [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Il Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica cresce e i corsi attivati a Vercelli stanno aumentando gli iscritti. Obiettivi puntati sulla chimica verde, la transizione ecologica, la sanità e l’ambiente. Ultima puntata

 

 

Sviluppo sostenibile, transizione ecologica, collaborazione con il mondo delle imprese, ricerca, sanità. C’è davvero di tutto all’interno dell’universo del Disit (Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica; il direttore è Leonardo Marchese) che conferma un rinnovato impegno «per una sempre più stretta collaborazione con l’azienda ospedaliera di Alessandria, in vista del riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico)» e intanto annuncia un nuovo corso di laurea triennale in fisica e sostenibilità che potrebbe partire dal 2023. L’incontro “L’Università del Piemonte Orientale in relazione con la città di Alessandria: le ricadute e le potenzialità future per il territorio”, sostenuto e promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria in collaborazione con l’associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria, Fondazione SolidAl e Lamoro (Agenzia di sviluppo del territorio), ha consentito di aprire un focus particolarmente articolato sulla presenza universitaria ad Alessandria. Moltissime le luci, insieme ad alcune ombre e incertezze che richiamano a una assunzione di responsabilità anche l’amministrazione comunale che dovrà affrontare il tema della riconversione di un’area di Alessandria, il quartiere Orti, al centro del progetto del campus e, forse, di una diversa destinazione d’uso di Palazzo Borsalino nel momento in cui l’ateneo dovesse trasferire la didattica proprio agli Orti.

Questa quarta e ultima puntata è dedicata al Disit, al nuovo centro interdipartimentale Upo4Sustainability (il direttore è Enrico Boccaleri, docente al Disit) che si fonda su quattro pilastri che sono “ambiente, economia, società, istruzione”, e al Disste, il Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica che è stato approvato a settembre. «Ad Alessandria – dice Roberto Barbato, Prorettore dell’Upo e docente al Disit – è stato attivo per molti anni il corso di scienze ambientali poi chiuso in conseguenza della riforma Gelmini. E proprio ad Alessandria verrà ‘esportato’ quello che si sta elaborando a Vercelli perché l’ateneo è impegnato nella armonizzazione delle tematiche della sostenibilità, attualmente sviluppate secondo un modello ‘diffuso’ e i primi tentativi di armonizzare la ricerca nell’ambito della sostenibilità è stata la fondazione dei centri interdipartimentali Upo4Sustainability e Upontourism. La naturale evoluzione di questa attività trova compimento nel Disste».

Oggi il Disit conta su tredici corsi di laurea (sette triennali, cinque magistrali, un master), un corso laurea triennale interateneo e un dottorato. Conta 3450 studenti (è il dato fornito da Marchese), negli ultimi cinque anni i laureati sono stati 1400. Conta su 77 docenti, circa cinquanta tra dottorandi e post-doc, 41 tecnici a amministrativi, ha una produzione scientifica che si attesta su oltre trecento pubblicazioni all’anno e una media di finanziamenti di 1.550.000 euro all’anno.

Questa l’articolazione della didattica: scienze biologiche a Vercelli e Alessandria, chimica ad Alessandria, informatica a Vercelli e Alessandria, chimica verde a Vercelli, gestione ambientale e sviluppo sostenibile a Vercelli, biologia ad Alessandria e Vercelli, scienze chimiche ad Alessandria, master degree in Food, Health and Environment a Vercelli, Data management e coordinamento delle sperimentazioni cliniche con l’azienda ospedaliera di Alessandria.

La struttura della didattica distribuita su due sedi ha contribuito a fare crescere il numero di iscritti e a premiare quella vercellese che è in netta crescita.  «I corsi di Vercelli – sottolinea Roberto Barbato, prorettore e docente al Disit – hanno intercettato, ad esempio con il corso di scienze biologiche, studenti dalla Lombardia e quelli di Novara che non andavano ad Alessandria. La laurea magistrale in biologia è invece cresciuta molto ad Alessandria grazie alla collaborazione con l’azienda ospedaliera, in particolare con i profili biomedico e agro-ambientale. Attualmente sono diciassette i biologi che lavorano al Dairi, il Dipartimento interaziendale funzionale delle attività integrate ricerca e innovazione, diretto da Antonio Maconi». Le aree di ricerca condivise fra Dairi e Disit sono genomica, metabolomica, proteomica, mesotelioma, biochimica e fisiologia, imaging e teranostica, metodologie informatiche.

Il Disit è coinvolto in molti progetti di ricerca a carattere nazionale internazionale nei campi dell’ambiente, dell’energia, della salute, dei materiali, del cibo e dell’intelligenza artificiale.

E sempre il Disit, con alcuni dei suoi docenti, è fra i protagonisti del Centro interdipartimentale Upo4Sustainability che il direttore, Enrico Boccaleri, definisce «la miglior sintesi di tante conoscenze». Il centro è stato istituito con lo scopo di svolgere attività di alta formazione, ricerca e servizi nell’ambito della sostenibilità economica, ambientale, sociale e culturale con riferimento alle scelte individuali e collettive, e si propone di declinare e promuovere gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Se i primi obiettivi dell’università sono la didattica e la ricerca, non va dimenticata la ‘terza missione e l’impatto sociale’. «La Terza Missione – spiega Boccaleri – affianca le due principali funzioni dell’università, ricerca scientifica e formazione, con il preciso mandato di  diffondere cultura, conoscenze e trasferire i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, contribuendo alla crescita sociale e all’indirizzo culturale del territorio. Le università – prosegue – assumono un ruolo chiave quale motore economico e culturale per il territorio e propulsore di progresso e innovazione per le comunità di riferimento promuovendo il dialogo e l’interazione con i cittadini, il sistema economico e le istituzioni pubbliche e private al servizio di un percorso di innovazione della società aperto e sostenibile».

L’attività didattica e di ricerca si affianca alla progettazione e realizzazione di corsi di formazione professionalizzante, attività formative, didattiche e seminariali che coinvolgeranno enti, associazioni e ordini professionali per coniugare la formazione accademica con esperienze operative. L’obiettivo è la nascita di percorsi per profili professionali mirati ai nuovi scenari sociali e ambientali. «La cooperazione e il dialogo tra i ricercatori delle diverse discipline ed esperti del mondo scientifico, istituzionale, professionale e industriale – sottolinea Boccaleri – porteranno a una maggiore integrazione, efficacia e visibilità delle attività scientifiche». La sostenibilità non è solo quella ambientale, ma anche economica, sociale, medica. «Abbiamo per esempio partecipato – aggiunge – a iniziative come la ‘Fabbrica sostenibile’ di Michelin, vi sono rapporti di ricerca con il polo chimico della Solvay, abbiamo incontrato realtà non solo produttive, ma anche l’azienda ospedaliera di Alessandria per affrontare temi come la resilienza dei territori, la diffusione di patologie, la sostenibilità del lavoro, il risparmio energetico».

(4 – fine)