Luciana Stegagno Picchio [Alessandria in Pista]

di Mauro Remotti

 

Nel novero degli illustri alessandrini che hanno acquisito fama al di fuori della terra di Gagliaudo è possibile includere anche Luciana Stegagno Picchio.

Nata ad Alessandria il 26 aprile 1920, figlia dell’avvocato e traduttore Carlo Picchio[1] e sorella di Riccardo Picchio[2], dopo aver frequentato il Liceo classico “Giovanni Plana”, si iscrive alla facoltà di Lettere, prima a Torino e in seguito a Roma, dove il padre ha deciso di trasferirsi. Consegue la laurea nel 1942 con una tesi sull’archeologia classica, e due anni più tardi sposa il medico Giannantonio Stegagno.

Docente universitaria, è tra i primi ricercatori italiani a occuparsi con passione della letteratura portoghese. A Pisa, annovera tra i propri allievi più brillanti il giovane Antonio Tabucchi, al quale suggerisce di avvinarsi all’opera di Fernando Pessoa.

Un ricordo riferito ai suoi anni d’insegnamento accademico lo rievoca il linguista Guido Alberto Bonomini: «Proprio in quel corridoio di destra del terzo piano della facoltà di Lettere della “Sapienza”, dov’era il suo studio, fu segnato il mio cammino. La Stegagno era un professore universitario (non le piaceva essere chiamata professoressa, diceva di non insegnare al liceo…) che si amava a prima vista o la si evitava. Alla vigilia degli esami, molti ne tessevano le lodi più sperticate, mentre altri affermavano che era una persona assolutamente imprevedibile. Di fatto la Stegagno si trovava esattamente a metà strada tra l’una e l’altra affermazione, dolce e comprensiva con gli amici o con chi riteneva tale, ma impenetrabile con chi non le andava a genio».[3]

Autrice di oltre cinquecento pubblicazioni riguardanti i principali scrittori luso-brasiliani, è amica personale di molti letterati di prima grandezza, come il premio Nobel José Saramago, Jorge Amado e Murilo Mendes.

La sua elegante casa romana, al numero 7 di via Civitavecchia, diventa un punto di riferimento per tanti intellettuali portoghesi e brasiliani. «Nel suo appartamento, dalle pareti ricoperte di libri (persino nei corridoi e in cucina vedevo allineati grandi volumi), potevamo trovare l’ultimo testo di poesia o di critica appena pubblicato in Brasile e in Portogallo, il libro raro di qualche semisconosciuto poeta di lontane città brasiliane, la prima edizione autografata e con tanto di dedica dei più grandi scrittori portoghesi e brasiliani del novecento, senza contare edizioni ancora più rare dei secoli precedenti», scrive la poetessa Vera Lúcia de Oliveira[4].

Fonda e dirige la rivista Quaderni Portoghesi. E’ condirettrice della rivista Letteratura d’America. Collabora, inoltre, con diversi giornali (Paese Sera, la Stampa e La Repubblica). Seppure marginalmente, si cimenta nella poesia, e nel 1993 pubblica La terra dei lotofagi. Poesie con note.

Nella vasta attività letteraria della Stegagno Picchio trova spazio anche un intervento a proposito dell’origine del rotacismo dialettale mandrogno. A tale proposito, Ugo Boccassi rammenta che: «In un’intervista alla Rivista Nuova Alexandria ha infatti adombrato che esso potrebbe derivare dall’imitazione, da parte del popolino, della parlata francese in uso presso i nobili, non si sa se per vera emulazione o per scherno».

Socia di numerose Accademie (fra cui l’Academia das Ciências di Lisbona e l’Accademia Brasileira de Letras), riceve molteplici onorificenze in Italia (è nominata Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi nel 2004) e all’estero (nel 1997 le viene assegnata la laurea honoris causa da parte dell’Università di Lisbona).

La stimata studiosa si spegne a Roma il 28 agosto 2008. Per aver contribuito a consacrare la cultura lusofona in Italia, la municipalità della città di Lisbona stabilisce di dedicarle una via[5] (vicino allo stadio del Benfica) nel quartiere São Domingos de Benfica.

Da qualche tempo, lo scrittore alessandrino Marco Grassano[6] invita, anche mediante i social, a una maggiore attenzione nei confronti della figura di Luciana Stegagno Picchio, che: «ha portato in giro per il mondo, con onore, il nome della nostra città».

 

 

[1] Carlo Picchio (Alessandria 1888 – Roma 1977) avvocato, germanista e grecista. Si dedica anche al giornalismo e alla scrittura (autore del romanzo nero/poliziesco Il Pretore).

[2] Riccardo Picchio (Alessandria 7 settembre 1923 – New Haven 13 agosto 2011), studioso di slavistica, in particolare medievale e rinascimentale.

[3] Guido Alberto Bonomini, Luciana Stegagno Picchio: una memoria presente, Insula europea, 19 aprile 2020.

[4] Vera Lúcia de Oliveira, Il Brasile di via Civitavecchia, numero 7 – Roma. Un ricordo di Luciana Stegagno Picchio, Fili d’aquilone, n.12 ottobre/dicembre 2008.

[5] Intitolazione avvenuta il 29 gennaio 2016 alla presenza del sindaco di Lisbona, Fernando Medina, e dell’assessore alla cultura e presidente della Commissione comunale di toponomastica, Catarina Vaz Pinto.

[6]  Marco Grassano (classe 1961) scrive racconti di viaggio e recensioni sulla rivista ALIBI Online. Il suo ultimo libro si intitola Lisbona e Tago e tutto, presentato al Museo Etnografico della Gambarina il 21 novembre 2019 nell’ambito della rassegna Storie Alessandrine.