di Graziella Zaccone Languzzi
1) “Potremmo essere ad una svolta nella ricerca di una cura per il mesotelioma”, questo è il titolo dell’articolo su CorriereAl che dà una nuova speranza.
Il Prof. Pietro Bertino, classe 1976, laurea in Scienze Biologiche all’Università del Piemonte Orientale di Alessandria con specializzazione in Igiene all’Università di Milano e dottorato a Novara, è tornato ad Alessandria, sua città natale, come referente della ricerca pre-clinica contro il mesotelioma, al Santi Antonio e Biagio grazie ad un accordo tra Azienda Ospedaliera e Università del Piemonte Orientale. Dal 2007 è stato negli Stati Uniti per fare ricerca sul mesotelioma come “Associate Research Professor al Cell & Molecular Biology Department della John A. Burns School of Medicine – University of Hawaii”. Una giovane eccellenza che in Italia non avrebbe avuto futuro, e le motivazioni le spiega lui stesso nell’intervista rilasciata il 07 gennaio a Marco Caneva (alessandrianews/Il Piccolo): “All’Università delle Hawaii per studiare il mesotelioma” che io ho riportato in questa mia pagella che feci il 27 gennaio 2020: “10 al Professor Bertino, eccellenza alessandrina nel mondo. Ma un plauso anche a Enrico Sozzetti, e al sindaco Cuttica [Le pagelle di GZL]”.
Su CorriereAl si legge la motivazione del ritorno in Italia, e ad Alessandria, perno del progetto verso il riconoscimento del primo IRCCS pubblico del Piemonte.
La biobanca biologica del mesotelioma dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, entrata nella rete nazionale dell’Infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche e delle Risorse Biomolecolari, e il Centro raccolta materiale biologico, diretto da Roberta Libener, operano nell’ambito della Infrastruttura ricerca formazione innovazione che fa capo al Dipartimento Attività Integrate Ricerca Innovazione (Dairi) diretto da Antonio Maconi, struttura di riferimento dell’attività di ricerca del Prof. Bertino. Al Prof. Bertino auguro un buon lavoro, le sue dichiarazioni agli organi di informazione di questi giorni portano speranza e l’augurio è di presto ottenere quel risultato che tutto il mondo attende: perché l’amianto è dappertutto, e il mesotelioma è davvero una brutta ‘bestia’.
Voto: 10
2) Una falla nella Sanità italiana: mancano sempre di più medici di famiglia, e non si sa come verranno sostituiti. Ma andiamo per ordine: venerdì 24 settembre vengo informata che il mio medico di famiglia il 30 settembre va in pensione. Sconcerto e apprensione perché è stato sempre un importante punto di riferimento per la salute della mia famiglia. D’altra parte anche il medico di fiducia ha il diritto di godersi il giusto riposo dopo tanti anni di lavoro. Si scopre che chi potrebbe sostituirlo sarà disponibile solo il 20 di ottobre. Venti giorni di scoperto…perché? Lunedì 27 settembre chiamo l’ASL/AL, ufficio legale per chiedere come mai quando un medico di base va in pensione non è immediatamamente disponibile un sostituto. Non mi hanno saputo o potuto rispondere, ma mi hanno consigliato di chiamare la Regione Piemonte fornendomi numero e nome con chi avrei dovuto parlare, la Dott.ssa P. S. della Direzione Sanità (Delegato Regionale rilevazione deleghe sindacali medicina convenzionata). Quest’ultima, ascoltata la mia domanda, mi ha suggerito di parlare con la Dott.ssa A. Q. (Settore Zone Carenti di Assistenza Sanitaria). La Dott.ssa Q. è stata molto gentile ed esaustiva nella risposta assicurandomi che attorno al 15 ottobre ci sarà un bando di assegnazione, ma a farla breve è chiaro che mancano medici e pediatri non solo in Piemonte ma in tutta Italia. Questo lo sapevo e lo scrivevo già prima della pandemia, alcuni quotidiani avevano lanciato l’allarme già nel 2018, denunciando che l’anno ‘nero’ che registrerà il picco delle uscite sarà per i medici di base il 2022. Nei prossimi 5 anni saranno quasi 15mila i pensionamenti. Resta fermo il numero delle borse di formazione in medicina generale: “Pensionamenti e poche assunzioni, i numeri della carenza dei medici di famiglia Regione per Regione”.
Quindi chi di dovere ha dormito e mi riferisco ai Governi e ai preposti nazionali e regionali della sanità, permettendo che il comparto così delicato dei medici di famiglia fosse contingentato e ridotto al lumicino. Da anni a Roma i Governi discutono del “sesso degli angeli” invece di occuparsi di questa realtà causata anche dal numero chiuso a Medicina e dall’esiguità delle borse per i corsi di specializzazione, che hanno prodotto un’emergenza nazionale: “Storia del numero chiuso: origini ed evoluzione nel tempo”.
L’invecchiamento, la scarsità e il sovraccarico del personale medico stanno mostrando le gravi ed evidenti conseguenze, quindi è tempo che il Governo si svegli e con un Decreto urgente elimini il numero chiuso in Medicina, perché il Covid non ci ha “fatto fuori” ancora tutti, e i medici sono più che mai necessari.
Voto: 2
3) Raro di questi tempi, ma esiste ancora chi considera il lavoratore non un numero ma una persona. Ferrero, industria multinazionale con salde radici piemontesi che ad Alba (Cuneo) ha il suo più grande stabilimento italiano, nel mondo occupa oltre 21.900 dipendenti, con 74 società consolidate, 38 compagnie operative per la vendita e 20 stabilimenti per la produzione, di cui 3 ulteriori operanti nell’ambito delle Imprese Sociali.
Questa pagella nasce dalla mia sensibilità sui diritti e tutele per i lavoratori: chi lavora soprattutto nelle fabbriche, operaie e operai che fanno turni, che hanno alle spalle famiglie e oggi più di ieri con molti problemi a cui sarebbe utile dare sicurezza e rispetto come risposta ai loro bisogni. Dipendenti che vanno considerati e valorizzati come persone e non numeri, perchè costituiscono il vero patrimonio di ogni azienda soprattutto su un mercato dove le risorse più qualificate sono scarse. Se i lavoratori sono soddisfatti sono più disponibili ad impegnarsi, e i benefici delle aziende sono molteplici. Di questi tempi, mentre ci sono industrie che chiudono dalla sera alla mattina o si delocalizzano lasciando i dipendenti nella disperazione, Ferrero ancora prosegue con le regole per dipendenti felici in una azienda sana, rispettando i principi dettati quarant’anni fa da Michele Ferrero: “Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante”. La Ferrero ai suoi dipendenti oltre a lavoro e giusto stipendio offre un welfare aziendale che include l’asilo nido per i figli dei dipendenti, una scuola materna, l’accesso a palestre, campi da calcio e tennis per i dipendenti di Alba e diversi servizi di assistenza sociale. In un’intervista un dipendente ha dichiarato: “Amo il mio lavoro. Si respira un clima di serenità, l’azienda ci aiuta anche nelle piccole cose, soprattutto in relazione alle esigenze con la famiglia”. Ferrero è considerata oggi una delle aziende più attrattive in Italia, come ha rilevato la ricerca Randstad Employer Brand 2020. I fattori ritenuti importanti sono l’equilibrio tra vita e lavoro, ambiente, buona retribuzione e benefit. E’ poi di questi giorni in un accordo tra Ferrero e sindacati, con un bonus nelle buste paga di ottobre legato agli obbiettivi individuali dei seimila lavoratori operai ed impiegati italiani, esclusi i dirigenti: “Ferrero, la “fabbrica della Nutella” di Alba paga 2.200 euro di premio ai dipendenti per gli obiettivi raggiunti”.
Cosa potrei aggiungere? Soltanto chapeau!
Voto: 10