di Enrico Sozzetti
Scomparso a Tortona, all’età di 90 anni, il cofondatore del gruppo industriale della plastica che ha fatto la storia del Pet e delle nuove fonti di energia
Aeroporto di Roma, inverno di una quindicina di anni fa. Sono le 21 passate da un po’ quando inizia una serie di annunci dai toni sempre più preoccupanti. “A causa del maltempo e delle forti nevicate, alcuni voli su Torino, Milano e Genova subiranno ritardi e soppressioni”. Uno scenario che nell’arco di mezz’ora cambia rapidamente. In peggio. Due voli sono accorpati, uno cancellato. Il rito è sempre lo stesso. Assalto, educato, ma deciso, al personale di terra della compagnia aerea per capire cosa sta accadendo. Poi la comunicazione: la torre di controllo di Milano autorizza un solo volo ancora. Le condizioni meteorologiche sono in costante peggioramento e l’aeroporto milanese verrà presto chiuso. A Genova va ancora peggio. La chiusura del ‘Cristoforo Colombo’ è già avvenuta con buona pace dei passeggeri dell’ultimo volo che avranno una sola possibilità: salire su un autobus e raggiungere, all’alba del giorno dopo, il capoluogo ligure. Mentre sta per iniziare la selezione dei passeggeri fortunati che potranno raggiungere Milano mi guardo intorno, soffermandomi sulle persone, osservando le reazioni e ascoltando le discussioni.
Poi, in mezzo alla fila a fianco della mia, scorgo una persona distinta, in attesa paziente. “Buonasera presidente” gli dico. Lui si volta, mi sorride. “Buonasera. Anche lei qui. Beh, potevamo incontrarci in un altro momento, ma la vita riserva sempre delle sorprese”. Chiacchieriamo qualche minuto. Poi inizia l’ultima chiamata per il volo. Vengono elencati i criteri di selezione. Io non rientro in nessuno. E all’apparenza, nemmeno lui. Poi l’annuncio: “Abbiamo un posto libero per un possessore di tessera Millemiglia”. Ovviamente è riservato a chi ha il migliore profilo fedeltà. Quello normale, come il mio, non è sufficiente. Per un attimo cala il silenzio fra le decine di passeggeri in attesa. Quasi tutti iniziano a scrutare il vicino (“Sarà lui il fortunato che riuscirà a partire?”). Nessuno si muove. La hostess riprende il microfono. In quel momento, il presidente lascia la fila. Si avvicina al banco, mostra la tessera e il biglietto che aveva per il volo che era stato cancellato. Lei lo prende, lo registra. Restituisce la matrice e nel silenzio si sentono le parole “vada, buon viaggio”. Lui sta per dirigersi verso il corridoio dell’imbarco. Di colpo si blocca. Torna indietro. Mi raggiunge e tende la mano. “Mi ha fatto piacere rivederla”. Poi aggiunge: “Mi scusi. Forse non è giusto, ma ho questa tessera Alitalia. Mi spiace davvero, però. Spero riesca a rientrare senza eccessivi disagi”. Si volta e imbocca il corridoio che porterà sull’ultimo volo per Milano.
Una pagina di storia dell’industria italiana
Vittorio Ghisolfi era gentile e educato. Un signore. Un imprenditore. Un uomo che ha scritto una pagina straordinaria dell’industria italiana. Che ha concluso operazioni di enorme portata. E che nella vita ha fatto i conti con grandi successi e con dolori indicibili. È mancato a 90 anni, a Tortona. Città che dove è nata la Mossi & Ghisolfi, protagonista dell’industria delle materie plastiche. Vittorio Ghisolfi ha ricoperto cariche in ambito confindustriale: membro del Consiglio direttivo di Federchimica, della Giunta di Confindustria e presidente dell’Unione Industriale di Alessandria. Ed è stato anche consigliere di Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) e della Banca d’Italia di Alessandria. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 2006, undici anni dopo ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Chimica industriale dall’Università di Bologna. Sposato con Alberta Mossi, ha avuto tre figli: Guido nel 1956 (è scomparso nel 2015), Marco nel 1961, e Anna nel 1969.
Mossi & Ghisolfi è stato uno dei maggiori produttori di imballaggi plastici nel settore del Pet e delle preforme. Sotto la guida di Vittorio Ghisolfi sono state sviluppate politiche di ricerca e di sviluppo che hanno portato la multinazionale familiare a crescere all’estero, con attività concentrate soprattutto in Brasile e negli Stati Uniti. M&G all’inizio del terzo millennio acquisisce le attività della Shell nel settore del Pet, un paio di anni dopo è la volta della Rhodia con gli stabilimenti brasiliani. Il processo di internazionalizzazione prosegue, parallelo a quello della ricerca di nuove fonti di energia pulita come il bioetanolo.