di Mauro Remotti
Marie Laetitia[1] nasce a Waterford, in Irlanda, il 25 aprile 1831, da Thomas Wyse, parlamentare e ambasciatore britannico ad Atene, e Laetitia Cristina Bonaparte[2], terzogenita di Luciano, fratello di Napoleone, e di Alexandrine de Bleschamp. In realtà, il padre biologico di Marie Laetitia è il capitano dell’esercito Studholme John Hodgson.
Dopo aver studiato presso l’Istituto Nazionale della Legion d’Honneur a Saint-Denis, Marie (chiamata segretamente Marie-Studholmine) si sposa, appena diciasettenne, con Frédéric Joseph de Solms, un ricco gentiluomo di Strasburgo, e si trasferisce nella capitale francese.
Abbandonata presto dal marito, la «Principessa de Solms» apre, assieme alle madre, un salotto molto frequentato dalla élite parigina (Eugène Sue, il giovane Alexandre Dumas, Victor Hugo, e diversi altri). Marie Laetitia pubblica anche alcuni romanzi e poesie, sebbene i detrattori sostengano che in realtà siano redatti dai suoi numerosi amanti. Da una relazione con il conte Alexis de Pommereu ha un figlio, Alexis de Solms, venuto alla luce nel 1852. La sua condotta, palesemente libertina, le procura un ordine di espulsione dal suolo francese. Secondo alcune fonti, tale provvedimento viene espressamente richiesto da Eugenia, moglie dell’imperatore Napoleone III, gelosa delle attenzioni che il marito rivolge alla bella e giovane cugina.
Nell’agosto del 1853 Marie si stabilisce ad Aix-les-Bains in Savoia, allora facente parte del Regno di Sardegna, dove il conte de Pommereu le fa costruire uno chalet che diventa un nuovo circolo letterario. La principessa si reca spesso a Torino per avviare un altro salone all’Hôtel Feder. Dopo l’annessione della Savoia alla Francia, Marie torna a Parigi rivestendo un ruolo di primo piano negli eventi letterari e sociali dell’epoca.
Nel 1863, alla morte del consorte, si risposa con lo statista alessandrino Urbano Rattazzi[3], e il suo viaggio di nozze ha un enorme successo: «le popolazioni acclamarono la sposa del primo ministro; a Napoli le gettarono fiori. Quando ella andava a teatro, gli applausi obbligavano la direzione a interrompere lo spettacolo. E quando essa salì al Vesuvio, dovette circolare entro una doppia schiera di paesani che recavano delle torce…».[4] Nonostante l’evidente differenza di età, pare non si sia trattato di un matrimonio di interesse. Marie ammira sinceramente suo marito e dal giorno del matrimonio in poi firma tutti i suoi scritti come M.me Urbain Rattazzi. Dalla loro unione nasce, il 21 gennaio 1871, Isabella Roma. Rattazzi acquista una villa sulle rive del Lago di Como, ribattezzata «Villa Maria» in onore della moglie, per soggiornare durante i mesi estivi.
Intanto il fervore creativo di Marie non si ferma: fonda giornali, scrive libri e opere teatrali. Uno dei suoi romanzi, Les marriages de la créole (1866), le procura una nuova espulsione dalla Francia. Anche il pamphlet Bicheville (1867), un attacco sottilmente mascherato alla società di Firenze, da poco nuova capitale del Regno d’Italia, causa un grave imbarazzo al marito che ricopre la prestigiosa carica di presidente del consiglio.
Le continue intemperanze e stravaganze (soprattutto in fatto di vestiario) di Marie costringono Rattazzi a chiedere alla Santa Sede l’annullamento del matrimonio. La principessa non si perde d’animo e sposa in terze nozze un amico spagnolo, il marchese Luis de Rute y Ginez, con cui adotta due bambine: Teresa de Rute e Dolores de Rute, morte entrambe in tenera età.
Dopo aver lasciato Madrid per il Portogallo, si reca nuovamente a Parigi al fine di continuare la sua attività giornalistica, collaborando con Le costitutionnel e Le pays. Nel 1881 cura il testo intitolato Rattazzi et son Temps: documents inédits, corrispondence, souvenirs intime.
La passione per la recitazione l’accompagna fino all’ultimo, a dispetto dell’avvenuta sordità e delle numerose rughe che cerca di nascondere con spessi mascheroni di biacca e chiazze carminie. Marie, rimasta ancora una volta vedova, si spegne a Parigi il 2 febbraio 1902 e viene sepolta ad Aix-les-Bains.
Nel cimitero di Alessandria è possibile fare visita alla tomba di Urbano Rattazzi (opera di Augusto Rivalta, uno dei maggiori esponenti della corrente verista) fatta erigere da Marie Laetitia Bonaparte Wyse. Sul piedistallo è posta la statua di una donna inginocchiata che prega insieme a una bambina. Secondo Livio Pivano: «Potrebbe essere l’immagine di Marie-Studelmine che opprime anche da morto l’illustre legislatore e uomo di stato».[5]
[1] A proposito dell’avventurosa vita di Marie Laetitia Bonaparte Wyse, si può consultare il sito internet: www.rocaille.it/mariae-letizia-studolmina-wyse-rattazzi
[2] Anche Laetitia Cristina Bonaparte (1804-1871) si marita giovanissima con il gentiluomo irlandese sir Thomas Wyse (1791-1862). Nel 1822 nasce il primo figlio Napoleone Alfredo. Accusata di infedeltà, viene rinchiusa per otto mesi nel convento di Santa Rosa. Qualche anno dopo i coniugi si trasferirono in Irlanda, dove il marito intraprende la carriera diplomatica. La coppia ha un secondo figlio, William Carlo. I tradimenti di Laetitia sono però sempre più frequenti, costringendo Thomas Wyse a chiedere la separazione. La Bonaparte va quindi a vivere a Londra dove ha altri figli (Adelina e Luciano) da uomini diversi. Secondo alcuni, inscena pure un suicidio buttandosi nel Serpentine lake di Hyde Park, ma viene prontamente ripescata dal capitano Studholme John Hodgdson, futuro padre di Marie Laetitia Studolmina Bonaparte Wyse.
[3] Urbano Rattazzi (Alessandria 20 giugno 1808 – Frosinone 5 giugno 1873). Più volte ministro e presidente del Consiglio del Regno d’Italia nel 1862 e 1867.
[4] Robert Cristophe, Les grandes amoureuses de l’historie, Editions France Empire Paris – 68, rue Jean Jacques Rousseau).
[5] Livio Pivano, La moglie infortunio di Urbano Rattazzi, in Provincia di Alessandria, maggio-giugno, 1973