Indice più medio uguale vittoria [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Le catene di responsabilità sono la vergogna della storia recente.
Probabilmente lo saranno state anche in passato ma se da una parte la storia non va dimenticata dall’altra dimenticare può far bene alla storia.
Per questioni di brevità (e non solo) limiterò il mio ragionamento al livello astratto.

Nella vita di un singolo o di una comunità – piccola, grande o globale – esistono situazioni irrisolte perché ad un certo punto nelle catene di responsabilità – orizzontali o verticali che siano – interviene un’omissione.
L’omissione non è solamente una prerogativa di chi prega (chiedendone il perdono) o di chi testimonia in giudizio (cambiando il corso della causa): è un atto volontario inetto e facile che ha quale unico scopo la comodità.
Il silenzio quando è compiacimento, pigrizia, desiderio di essere contraccambiato, negligenza e immoralità cade tra le maglie di comportamenti illegali che non verranno mai condannati.
Chi potrà mai asserire (creduto) che io, pur sapendo, ho taciuto?
Potrò stare tranquillo anche in futuro: è una sorta di assicurazione per gli anni a venire i cui contraenti hanno pari colpe e pari guadagni.
Coloro che ne pagheranno le spese saranno ignari dell’accaduto e gli incolpevoli morti guarderanno i colpevoli vivi senza rabbia né disprezzo bensì con empatica rassegnazione; i giornali celebreranno le vittime con titoli da prima pagina: “Nessuna condanna!”

La catena di responsabilità ha sempre almeno un punto debole.
Quando però il punto debole diventa punto di forza, si moltiplicano gli episodi di omissione e il malaffare dilaga.

Auspico per il futuro una sensibilità civica per cui la persona di malaffare venga individuata, additata e giudicata.
Solo con l’indice della vergogna e il medio della condanna sarà possibile trovare la strada della vittoria.