Il 2020 si chiude con un balzo nelle quotazioni internazionali dei principali prodotti agricoli, dal mais che registra il massimo incremento del decennio alla soia che raggiunge il picco da sei anni e mezzo fino al grano al top da sei anni. E’ quanto emerge dal bilancio della Coldiretti per i contratti future alla chiusura annuale del Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento internazionale per il mercato future i delle materie prime agricole.
“Nel bilancio di fine anno – sottolinea il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – il grano ha messo a segno un aumento del 14,6%, il mais del 24,8% mentre la soia balza del 37,2%. In controtendenza alle difficoltà dell’economia globale, nell’anno della pandemia si è impennato il prezzo delle principali materie prime agricole con la corsa ai beni essenziali che sta facendo aumentare le quotazioni dei prodotti necessari per garantire l’alimentazione della popolazione in uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli effetti della pandemia si trasferiscono dunque dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi fino alle produzioni agricole la cui disponibilità è diventata strategica con l’incertezza sugli effetti della nuova ondata di contagi nonostante l’arrivo del vaccino”.
Serve però un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.
Si prenda come esempio la soia: l’Italia è il primo produttore europeo con circa il 50% di prodotto coltivato ma che è comunque deficitaria e deve importare dall’estero. La provincia di Alessandria ne produce circa 3.500 ettari, impiegata soprattutto in ambito zootecnico ma, proprio alla luce di quanto sta accadendo, è bene ribadirne l’importanza di incentivarne la produzione anche a livello territoriale, tenendo conto degli alti standard qualitativi che i nostri prodotti devono rispettare. Questo consentirebbe di dare impulso ulteriore alle filiere locali, oltre a garantire un’alimentazione sana e trasparente agli animali da allevamento. L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma è necessario ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento e puntare a creare nuovi posti di lavoro.
“Basti pensare all’aumento del 14% dei giovani imprenditori agricoli under 35 nel 2020, durante il quale l’esperienza dell’emergenza coronavirus ha dimostrato che con un’adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà i posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel loro Paese”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.
A causa di ritardi infrastrutturali si trasferiscono però solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto più pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi.
“Per cogliere un’opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni” aggiungono Bianco e Rampazzo invitando a non trascurare nel recovery plan le opportunità che vengono dalle campagne.
Digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari dai cereali all’allevamento sono alcuni dei progetti strategici elaborati dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio dell’intero territorio.