Le cartoline “Gruss aus” da Alessandria e dall’estero… [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

Anche oggi, per la nostra Rubrica, ho pensato di ripubblicare un mio pezzo ormai datato e forse un po’ troppo prolisso (ma spero non noioso) che era stato scritto anni or sono per un giornale cartaceo – che usciva ad Alessandria – al quale ero stato chiamato a collaborare.

Lo scritto era comparso su La Pulce nell’orecchio di venerdì 30 Dicembre 1994 (Anno 1 numero 12).

Da molto tempo desideravo offrire ai lettori questo articolo; tratta un argomento molto importante per chi ama le cartoline e la loro storia, oltre naturalmente alla Città.

Gruss aus
cartoline da collezione

I soggetti raffiguranti località con i Saluti
sono ormai considerati preziosi

Fra i soggetti della mia collezione di immagini questa volta ho voluto esaminare le capostipiti di tutte le cartoline illustrate della storia postale ed è un vero peccato non vedere i colori[1] di cui sono ricche queste gloriose antenate che hanno portato i saluti dei nostri avi in giro per il mondo.

Tanto per incominciare è giusto sapere che questo tipo di cartolina è originario dell’Austria e della Germania e accanto alle vedutine delle diverse località viene sempre stampata in artistici caratteri, la scritta Gruss aus e di seguito il nome del paese o della città interessati.

In lingua germanica Gruss aus vuol dire Saluti da ed ecco il motivo per cui oggi i collezionisti, quando intendono parlare di queste cartoline, le definiscono con la sola parola Gruss anche se si tratta di soggetti raffiguranti località italiane, su cui compare la scritta Saluti da, Ricordo di o altra dicitura analoga.

La diffusione dei Gruss iniziò con un certo ritmo intorno al 1880; in quei primi anni le immagini di queste cartoline non erano a colori; lo diventarono a cominciare dal 1890 circa. Gli abitanti delle grandi città fecero subito uso di questo nuovo mezzo postale per mandare i saluti a parenti ed amici.

I piccoli centri urbani – naturalmente – sono stati interessati solo più tardi da questo nuovo mezzo di comunicazione postale ma – alcuni di essi – vantano stupendi esempi di Gruss che figurano in molte pregiate collezioni di cartoline.

La diffusione di questo nuovo tipo di cartoncino con figure, da spedire al posto della solita lettera, prese piede grazie anche e soprattutto all’abbandono della tecnica dell’incisione ed all’avvio del nuovo procedimento di stampa chiamato litografia; quest’ultimo sistema permetteva di produrre un numero di cartoline più che sufficiente per il fabbisogno di allora a costi relativamente bassi. Un altro fattore che contribuì enormemente alla diffusione delle prime cartoline illustrate fu senza dubbio lo sviluppo del turismo e la moda delle villeggiature, in particolare per le classi agiate.

Occorre tenere presente che chi si muoveva per diporto, per lavoro o per altra necessità, per rimanere in contatto con la propria famiglia lo faceva esclusivamente con i mezzi postali allora in uso; non si poteva ancora far conversazioni telefoniche. Ecco il motivo per cui sostengo che – almeno fino ad una certa epoca – le cartoline possono essere considerate alla stessa stregua delle odierne telefonate.

La gente non mandava soltanto i rituali saluti estivi come qualcuno fa ancora adesso; chi aveva un rapporto intenso di affetto con parenti e persone care manteneva costante contatto con loro attraverso le cartoline, oltre che con le più classiche lettere. La cartolina aveva quasi l’immediatezza della velocità di un pensiero[2] e veniva usata con tale abitudine che a dirlo oggi quasi non ci si crede.

Nel corso delle mie ricerche ho avuto modo di constatare che qualcuno, specialmente chi aveva una certa dimestichezza con i libri e con la penna, scriveva a ritmo torrenziale.

Un ufficiale di stanza ad  Alessandria, che nel 1918 scriveva alla sorella abitante a Torino, non spediva meno di una lettera e due o tre cartoline al giorno, in maniera instancabile e sempre raccontando alla congiunta cose nuove ed esperienze fatte o semplicemente i pensieri che gli attraversavano la mente.[3]

Ecco come oggi sia possibile scoprire piccoli fatti verificatisi nel corso di anni ormai lontani; fatti per loro natura così minimi da essere ormai dimenticati, se non fosse per le vecchie testimonianze scritte.

Tornando all’argomento della nostra chiacchierata odierna passiamo ad esaminare i Gruss sotto il profilo artistico. È evidente, osservando queste cartoline anche solo superficialmente, un chiaro accostamento alle tendenze stilistiche ottocentesche; la costruzione grafica dell’intera cartolina risentiva ancora dell’influsso – già sorpassato stilisticamente –  degli schemi e dei modelli ottocenteschi. Ciò è facilmente spiegabile per il motivo che – inizialmente – questo nuovo tipo di cartolina era creato utilizzando non solo le vecchie tecniche di stampa ma, addirittura, in moltissimi casi, utilizzando i cliché serviti già intorno alla metà dell’Ottocento per stampare le artistiche carte da lettera intestate che alberghi, residenze estive e stabilimenti termali fornivano gratuitamente ai loro clienti, facendo, in questo modo, una utilissima pubblicità indiretta.

Sotto il profilo puramente estetico i nostri Gruss sono delle piccole opere d’arte dai colori delicati e dalle vignette disegnate apposta per l’occasione o riprese da abili incisori sul modello di fotografie già esistenti.

Le vedutine appaiono come disegnate su vecchie pergamene o emergenti direttamente dal supporto cartaceo della cartolina stessa; sono legate tra loro da artistiche greche in cui – a volte – compaiono antichi simboli, stemmi, torri e blasoni, animali stilizzati o misteriose maschere. Altre volte possiamo vedere esempi mirabili di gruss dove la scritta dei saluti è abilmente intrecciata con variopinti e delicati fiori come nella cartolina che pubblichiamo riguardante la città di Berna.

gruss-di-berna---Fronte
gruss-di-berna---verso
Non voglio dimenticare di dire che il merito di tanta bellezza nelle cartoline di fine Ottocento – che stiamo esaminando – è anche dovuta alla notevole concorrenza di disegnatori e di editori dell’epoca che avendo non solo intuito ma toccato con mano quanto avidamente era richiesto quel piccolo cartoncino colorato, non si volevano lasciare sfuggire alcuna occasione per avere del lavoro tanto redditizio.

Non possiamo dimenticare di proporre ai nostri lettori il bellissimo Gruss della città di Duisburg (Germania), ricco di elementi decorativi originali ed affascinanti.

gruss-DuisburgDuisburg, città importante per essere in uno dei distretti più industriali del mondo, situata alla confluenza della Ruhr nel Reno, era favorita dal suo grande porto, necessario per tutti i traffici che la interessavano. La cartolina di questa città offre due immagini dell’abitato: una piazza alberata con imponenti palazzi e una veduta della città sul porto.

Barche e baracconi ancorati alle banchine lasciano intuire l’importanza delle strutture portuali e gli alberi di una barca a vela con il cordame offrono al disegnatore lo spunto per legare insieme le due vignette. Due serpenti intrecciati culminano in una meravigliosa testa femminile dalla chioma d’oro e  con elmo alato. Il disegno schematico di un castello e l’aquila con due teste lasciano intuire le origini nobili della città e l’appartenenza della stessa alla nazione germanica.

Questi sono alcuni dei molti esempi che la storia postale europea ci ha tramandato e possiamo testimoniare che innumerevoli cartoline hanno molti e forse più importanti motivi di interesse rispetto a quelle descritte in questa pagina.

Certamente la cartolina che maggiormente interessa I nostri lettori è quella che ha per soggetto la città di Alessandria.

gruss-Alessandria---Fronte
Il Gruss della nostra città richiama lo stile classico di altre cartoline, soprattutto italiane, della stessa epoca. È interessante notare come il disegnatore della nostra cartolina si sia sbizzarrito nelle allegorie create a contorno delle tre immagini della città mandrogna.

Un rametto fiorito fa capolino dalla pergamena su cui è disegnata la vecchia Stazione ferroviaria: canne lacustri emergono dalle sponde del Tanaro nei  pressi del ponte della cittadella; l’ultima veduta, in basso, raffigura una parte della piazza Garibaldi che in quegli anni stava nascendo.

gruss-di-Alessandria---Particolare-3
gruss-di-Alessandria---Particolare-4
Infine ecco il più importante elemento decorativo, in fondo alla cartolina, a completamento dell’opera: dei due grifoni che di solito sorreggono lo scudo crociato nello stemma civico ne è rimasto uno solo che con le zampe posteriori artigliate su un nastro azzurro sorregge e mostra il blasone. Forse per dimenticanza o per altri motivi a noi sconosciuti il disegnatore non ha riportato la corona turrita che invece è presente nello stemma cittadino.

gruss-di-Alessandria---Particolare-2

I lettori possono notare che nel Gruss di Alessandria le vignette siano a contorno della parte più centrale, bianca, che serviva per la corrispondenza. Per ogni cartolina di questo tipo si può fare caso come esista sempre uno spazio piccolo o grande per i saluti.

Sull’altro lato della cartolina si trova a solo lo spazio per l’indirizzo, come viene suggerito da una scritta a stampa: “N.B. Sul lato anteriore della presente si scrive soltanto l’indirizzo”.

Purtroppo non vi è traccia del disegnatore e neppure dell’editore. Riportiamo di seguito il testo dell’antica cartolina spedita al signor Arnolfo BorianiGrand Hotel RoyalSanremo

da Alessandria il 29 dicembre 1898. Carissimo Arnolfo – sono lieto della buona memoria che tu serbi sempre a mio riguardo. Contraccambio di tutto cuore unitamente alla mia signora augurandoti i più sinceri auguri pel capo d’anno. Abbiati una cordiale stretta di mano dal tuo aff.mo amico Pane Attilio.

gruss-di-Alessandria---Particolare-5

Da queste righe traspare un sentimento di profonda amicizia di cui forse noi oggi siamo carenti. Per la cronaca aggiungiamo ancora che la cartolina è timbrata in partenza con la data del 30 dicembre 1898 e in arrivo a Sanremo – il 31 dicembre 1898.

Il signor Arnolfo ha così ricevuto l’augurio degli amici alessandrini prima di fare l’ultimo brindisi dell’anno.

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[1] Voglio ricordare ai lettori che questo mio saggio era stato scritto per il settimanale La Pulce nell’orecchio ed è stato pubblicato il giorno 30 dicembre 1994. A quell’epoca la maggior parte della stampa cartacea era ancora in bianco e nero. Qui, nella nostra rubrica, siamo avvantaggiati. Proporrò (e potrete vedere) le immagini con il loro colore originale.

[2] Esistono ampie testimonianze sulla rapidità dei servizi postali, dovuti forse alla serietà dettata dai tempi e soprattutto all’orario perfetto con cui i treni (e gli altri mezzi) riuscivano a viaggiare.

[3] Per la cronaca aggiungo che l’ufficiale (sottotenente) si chiama Piero Canaperia e la sorella Alda (Esmeralda). La famiglia Canaperia (di origini ebraiche) era in ottimi rapporti con molte personalità dell’epoca e il bellissimo epistolario che è in mio possesso sarebbe una miniera di racconti, esperienze, momenti di vita e cose varie. Uno spaccato di grande spessore umano di un secolo fa.