10 a Riccardo Molinari, 2 al Governo che abbandona cittadini e imprese. E scarcera i mafiosi [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) All’On. Riccardo Molinari un bel 10, perchè come cittadina concordo pienamente con questa iniziativa: “Molinari (Lega): Chiediamo Commissione d’indagine sui ritardi del Governo Conte fronte prevenzione Covid-19”. Venerdì scorso a Radio Voce Spazio, trasmissione politica del mattino, nel suo intervento telefonico in difesa del Governo un politico alessandrino raccontava agli ascoltatori che già alla fine di gennaio le Regioni furono allertate sulla pericolosità del virus. Forse, ma rimane il fatto che il Presidente del Consiglio Conte il 27 gennaio 2020 in diretta tv nazionale rassicurava il popolo Italiano circa l’emergenza coronavirus che si stava sviluppando in Cina con questa solenne dichiarazione: “Siamo prontissimi, continuiamo costantemente ad aggiornarci con il Ministro Speranza. L’Italia in questo momento è il Paese che ha adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, ancora più incisive. Abbiamo adottato tutti i protocolli di prevenzione possibili e immaginabili”. Già, “siamo prontissimi”: a parole certamente, e di parole e promesse agli italiani da quel 27 gennaio ne sono state fatte tante. Purtroppo la stragrande maggioranza delle persone ancora attende il “frutto” di una marea di Decreti, con promesse di aiuti di ogni tipo, e di fronte alle lamentele e alla rabbia che sta aumentando si innesca lo ‘scaricabarile’ da parte del Governo e dei partiti che lo compongono, come per dire: il Governo ha fatto il suo dovere, male le Regioni governate dal centrodestra, bene le Regioni guidate dal centrosinistra. Per fortuna gli italiani non vivono tutti su un pero, e non si lasciano abbindolare facilmente. Come lo so? Nel mio piccolo parlo con le persone comuni, anziani, giovani, lavoratori, disoccupati, titolari di piccole imprese che mi raccontano dei disagi che affrontano. Insomma faccio, da cittadina attenta, quello che non fa più certa politica: parlo con il popolo di cui faccio parte, lontano dal potere e dalla retorica delle istituzioni. Quindi bene fanno Molinari e la Lega a proporre l’istituzione di una Commissione d’indagine sull’operato del governo in merito ai protocolli di prevenzione sul Covid-19, partiti in ritardo recependo le richieste delle regioni Lombardia e Piemonte, che hanno evidenziato un inspiegabile ‘buco temporale’ di un mese. Misure partite solamente il 25 febbraio 2020, esattamente un mese dopo le dichiarazioni di Conte che il 27 gennaio assicurava che l’Italia era “prontissima”. Ma dai fatti si evince che il Governo, il Dipartimento e la task force non sono pronte neppure oggi, quattro mesi dopo.
Voto: 10

 

2) Dai Decreti governativi un’alluvione di euro per tutti, ma nella realtà l’unica alluvione è quella di codici, regole, interpretazioni della burocrazia. Su La Stampa del maggio, edizione di Alessandria, si legge: L’allarme di Camera di commercio e associazioni: “Le banche negano il credito alle imprese. Il grido di dolore da Alessandria: “Accolta solo una percentuale minima delle richieste”.
Due pagine su questo argomento, e in breve: “Il rapporto con le banche? Un disastro». Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio non cerca metafore e parla di ritardi e di rifiuti da parte degli istituti di credito, che respingono al mittente le richieste di finanziamento garantito dallo Stato per l’emergenza Covid perché non si fidano dello Stato che garantisce per le aziende. Si tratta di un Decreto che le banche non rispettano ed è inutile che il premier Conte chieda alle banche “un atto d’amore”. Dopo questo articolo sempre su La Stampa del 18 maggio (cartaceo) la replica da parte di un ex Direttore di filiale: “Critiche alle banche? Ecco perché molte aziende non potranno avere il prestito o restituirlo”. Roberto Re, che per 42 anni e 10 mesi ha vissuto sempre a contatto con le Pmi, rincara la dose: “Chi ha scritto il decreto Liquidità non sa come lavora un istituto di credito”. Dall’articolo e in breve l’ex Direttore aggiunge che il premier Conte non è informato su come si sviluppa un’istruttoria bancaria: avrebbe dovuto sapere che i finanziamenti avrebbero fatto cumulo con quelli già in essere e che nella grande maggioranza dei casi la facoltà di concedere i prestiti non sarebbe dipesa dalle singole filiali, quindi invece di chiedere alle banche un “atto di amore”, il nostro premier prima di firmare il Decreto Liquidità avrebbe dovuto informarsi sull’iter di una istruttoria creditizia. Faccio notare che il Decreto Liquidità prevede l’erogazione da parte delle banche di prestiti interamente garantiti dallo Stato fino a € 25.000 euro. Fino a ieri però le banche attendevano la garanzia dello Stato per se stesse. In una lettera aperta del 27 maggio da parte di Manuela Ulandi di Confesercenti si leggeva: “E’ fondamentale che si sblocchino i finanziamenti dei 25 mila euro. e forse occorrerebbe qualcuno che faccia da tramite tra associazioni di categoria e banche”. Le banche non sono certo enti benefici, ma questa storia mi fa tornare in mente i finanziamenti alle imprese alluvionate nel 1994, anche allora ‘interamente garantiti dallo stato al 100%’. Ho ancora in archivio molti dossier di piccole imprese commerciali ed artigianali alle quali venivano richieste garanzie personali ‘da capestro’ non dovute per legge. Una brutta storia: personalmente presentai copie di tali dossier al Ministero del Tesoro nel 2003, convocata per l’attuazione di un articolo di Legge, e questa è una vicenda che posso raccontare perché vissuta in prima persona.
Voto: 2

 

3) Il Governo Conte, il Ministro Bonafede…e chi se no? Un mese fa circa questi signori hanno autorizzato la scarcerazione di 376 boss mafiosi (salvo poi ripensarci, schiacchiati dal peso di critiche insostenibili), e circa un mese dopo hanno commemorato la strage di Capaci: quale credibilità hanno queste cosiddette istituzioni e questo Stato? Con quelle scarcerazioni hanno buttato all’aria quasi 30 anni di ‘antimafia’, senza contare impegno e costi per i processi. Sabato 23 maggio il paese ha ricordato il 28° anniversario della Strage di Capaci. Era il 23 maggio del 1992 e la mafia uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Molti canali TV hanno ricordato i fatti tragici di quel giorno, io me lo ricordo benissimo ed era sabato anche allora. Successivamente a quella strage sono arrivate diverse leggi, e il regolamento del sistema penitenziario con l’applicazione del carcere duro per i mafiosi (D.L. dell’08/06/1992). Nel 2001 eco l’integrazione della Legge sui collaboratori, e molte scarcerazioni di mafiosi dovute per decorrenza di termini o per sentenze che tardavano ad arrivare. Le vittime della mafia hanno gridato contro il Governo: “vergogna, scarcerate i boss e gli stragisti della mafia e ora celebrate Falcone?” In effetti sabato 23 in troppi hanno celebrato la memoria del giudice, gli stessi che pochi giorni fa hanno votato la fiducia a Bonafede. Sempre sabato 23 maggio una sovra-copertina de La Stampa con uno speciale sulla commemorazione, sottotitoli: “Falcone aveva violato i santuari mafiosi e voleva riformare tutto il sistema giudiziario. Oltre ai boss, era inviso al mondo politico e finanziario ma anche parte dei magistrati”. Questo si legge oggi ma torniamo indietro nel tempo. Il 24 agosto 1998 dal Corriere della Sera il pensiero del grande Indro Montanelli: “Nella giustizia c’e’ un 10% di autentici eroi pronti a sacrificarle carriera e vita: ma sono senza voce in un coro di gaglioffi che c’è da ringraziare Dio quando sono mossi soltanto da smania di protagonismo. Sto documentandomi sulle gravi ed innumerevoli magagne di quel verminaio che osiamo chiamare “magistratura”. Ne vedrete presto delle belle.” Aveva ragione, ne stiamo vedendo delle belle e qualcuno dovrebbe dimettersi, non solo nella magistratura. Ma potere, poltrone e benessere ‘fanno troppo gola’, e creano dipendenza. Quando mai tornerebbe per loro un’opportunità simile?
Voto: 2