Sotto il salice piangente [Il Superstite 455]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

(tremando di paura sotto la poltrona di un cinema negli anni ’60)

 

«Cosa fai lì sotto?»

«Non voglio guardare. Ho paura.»

«Non fare lo sciocco. Non si vede ancora niente. Tirati su e siediti. Al massimo abbassi lo sguardo.»

«Preferisco così!»

Il film stava iniziando e dalle file davanti qualcuno esclamò: «Silenzio!».

Io mi raggomitolai sul pavimento del cinema Moderno e mi portai le mani alle orecchie. Quella  musica canticchiata da una bambina a schermo completamente nero mi metteva troppa paura.

La zia deglutì di rabbia. In quel momento di sicuro mi considerava  indegno di tanta stretta parentela.

Io avevo 11 anni.

Non ne sapevo ancora nulla – ci sarebbe stato tutto il tempo – ma quella era una lullaby, specie di ninna nanna o filastrocca infantile, anzi forse era destinata a essere la regina delle lullabies. S’intitolava O Willow Waly e oggi, grazie ai potenti mezzi della tecnologia in tempo reale, sono in grado di riportarne il testo e un abbozzo di traduzione.

We lay my love and I, beneath the weeping willow. But now alone I lie and weep beside the tree. Singing “Oh willow waly” by the tree that weeps with me. Singing “Oh willow waly” till my lover return to me. We lay my love and I beneath the weeping willow. A broken heart have I. Oh willow I die, oh willow I die.

Ovvero:

Ci sdraiamo il mio amore e io sotto il salice piangente. Ma soltanto adesso mento e piango accanto all’albero. Cantando “Oh Willow Waly” vicino all’albero che piange con me. Cantando “Oh Willow Waly” fino a quando  il mio amore non ritorna da me. Ci sdraiamo il mio amore e io sotto il salice piangente. Il cuore mi si spezza. O salice io muoio, o salice io muoio.

Gli autori di quella musichetta – per me raccapricciante, ma  non solo per me – si chiamavano Georges Auric e Paul Dehn. Nomi importanti nella storia della musica e del cinema. Il titolo italiano del film era una sciocchezza, Suspense, ed è ovvio che gli si preferisca l’originale The Innocents, tratto dall’immortale Giro di vite di Henry James, opera del 1961 e della quale non necessita che io tessa gli elogi avendone già scritto a più riprese nel corso degli anni.

Come molti hanno via via sottolineato, la musica del film di Jack Clayton era uno dei punti di forza. E più d’uno, pensando che fosse logico così, ha scritto che la voce infantile della lullaby fosse quella della giovanissima attrice Pamela Franklin che impersonava Flora, sorella di Miles. Non è affatto vero: l’interprete era la più che trentenne Isla Cameron, cantante e attrice scozzese molto abile a imitare le voci infantili, che cantò per mestiere fino al 1966 allorquando la recitazione prese il sopravvento. Non c’entra ovviamente nulla con l’aura spettrale della lullaby di The Innocents, ma occorre segnalare che la Cameron morì prematuramente nel 1980 nella sua casa di Islington (Londra) soffocata da un boccone  che le andò di traverso mentre mangiava.

Paul Dehn (1912-1976), autore del funereo testo, oltre che paroliere in coppia con il compositore fisso della Hammer James Bernard, fu critico cinematografico e sceneggiatore di lusso per Agente 007 missione Goldfinger, La spia che venne dal freddo e i quattro sequel del Pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner, mentre l’attività compositiva per colonne sonore di George Auric (1989 – 1983)  coprì un lungo periodo di 45 anni, dal ’30 al ’75, diviso tra Europa e America.

Questi tre personaggi risultano essere gli artefici dell’epifania sonora di paura che mi travolse a 11 anni ancora prima dell’effettivo inizio del film e che impressionò non solo me, a giudicare dai riscontri, imitazioni e citazioni che da lì iniziarono. Laddove infatti si ode al cinema un mortifero carillon, magari le somiglianze sono soltanto tali, ma di certo Oh Willow Waly è discernibile per intero nello spettacolo live Svengali del mentalista Derren Brown (lo trovate su YouTube) e nel film Woman in Black: Angel of Death, in Italia L’angelo della morte. Se amate invece le somiglianze “citazionistiche”, ascoltate le lullabies di Rosemary’s Baby, Bunny Lake è scomparsa o la Samara’s Song, quasi subliminale nel video maledetto di The Ring di Gore Verbinski. Talmente somigliante comunque che per molti si tratta proprio Oh Willow Waly da The Innocents. Ma dopo vari ascolti temo che non sia così.

Se volete riassaporare le paure provate “sotto la sedia” nel buio di un cinema di troppi anni fa cercate su YouTube Best Lullabies – Music Box in Horror Movies, parte 1 e 2. Vi verrebbe la tentazione di infilare nel rabbrividente elenco anche l’immortale Tubular Bells di Mike Oldfield, dalla quale ripartire per le (inconsapevoli?) derivazioni di Profondo Rosso, Halloween e un bel numero di straordinari commenti strumentali dei grandi, nostrani Goblin. Ma ne riparliamo: il terreno d’indagine è vastissimo nonostante le note siano soltanto 7.