di Ettore Grassano
“C’è un fil rouge che unisce sicuramente i miei assessorati, e il forte lavoro di squadra che stiamo facendo in questi primi mesi: contribuire a far crescere il Pil del Piemonte, ovviamente sempre puntando su progetti di qualità, e in ‘campo lungo’”. Esordisce così Vittoria Poggio, assessore a commercio, cultura e turismo della giunta regionale del Piemonte guidata da Alberto Cirio. “Con il Presidente esiste una visione fortemente condivisa, e così con i colleghi di giunta, dalle attività produttive, all’agricoltura e al cibo: remiamo tutti dalla stessa parte insomma, e già questo credo sia importante. I risultati verranno: non siamo partiti da una situazione particolarmente florida, soprattutto sul fronte commercio e turismo. Ma siamo al lavoro….”.
Intercettiamo Vittoria Poggio (alessandrina doc, e certamente attentissima alle esigenze di questo territorio, “ma questo non a discapito di qualcun altro, che sia chiaro: sto scoprendo ovunque realtà dalle potenzialità enormi, specie in periferia”) durante uno dei suoi frequenti spostamenti sul territorio, ed è l’occasione, a distanza di tre mesi dalla precedente intervista, per capire in che direzione si sta andando, con quali progetti, e ovviamente anche con quali eventuali ostacoli sul cammino.
Assessore Poggio, l’opposizione accusa la giunta Cirio di ‘sloganismo’, di scarsa concretezza insomma. Lei però corre, eccome: quale la situazione dopo i primi mesi di attività?
Le polemiche lasciamole pure a chi non ha di meglio da fare, non ho davvero tempo di occuparmene. Durante l’estate che ci siamo lasciati alle spalle non ci siamo mai fermati un attimo, e ora siamo in una fase delicatissima, e molto concreta, su diversi fronti. Da dove vuole cominciare?
Partiamo dal commercio: segmento vitale per l’economia piemontese, non privo di difficoltà…
Realtà che conosco bene, e comparto che ha mille risorse, e grandi competenze ed entusiasmo. Ovviamente lo scenario, non piemontese ma mondiale, è cambiato enormemente negli ultimi anni, e se pensiamo che il nostro commercio regionale è regolato da una legge quadro del 1999, è evidente come sia necessario metterci mano al più presto, per modernizzare e attualizzare. Gli acquisti on line hanno davvero trasformato radicalmente lo scenario, così come la grande distribuzione in costante evoluzione. In questi mesi mi sono confrontata, con il mio staff di esperti, con tutte le associazioni di categoria, e con tutti esiste un tavolo aperto, un dialogo costante. Se tutti concordiamo sul fatto che il commercio di prossimità, nelle nostre città, ha una fortissima valenza non solo economica, ma anche sociale e di vigilanza sul territorio, mi pare evidente che sono necessari interventi forti, dall’alto…
Parla di sostegno finanziario, sgravi fiscali o che altro?
Mi pare evidente che è il Governo, anche dialogando con l’Unione Europea, a dover dimostrare, con i fatti e già nelle prossime settimane, di credere nel commercio, e di sostenerlo concretamente. Noi, come Regione Piemonte, faremo pienamente la nostra parte, ma determinate scelte, soprattutto sul piano fiscale e degli incentivi, dipendono da altri livelli decisionali. Occorre fare in modo che il commercio nelle nostre città, da Torino ai capoluoghi di provincia, fino ai tantissimi piccoli e piccolissimi paesi piemontesi, abbia un futuro: ne va della coesione della nostra comunità, della qualità di vita sui territori. Che peraltro sono vitalissimi, e con una tale quantità di proposte da lasciare stupefatti. Vanno aiutati a valorizzarsi.
Discorso che vale anche per il turismo? Anche qui, sul fronte ATL, c’è chi butta benzina sul fuoco: come stanno le cose?
Massima condivisione e confronto con tutti i soggetti in campo, a partire dai dati, dai risultati concreti. Che spesso negli anni scorsi non sono stati confortanti, rispetto agli investimenti e alle scelte fatte. Per cui, là dove serve, è opportuno apportare modifiche: non per il gusto di stravolgere, ma per migliorare l’efficacia del sistema. Sistema, ripeto: dobbiamo imparare a valorizzare e ‘vendere’ la nostra splendida Regione, e la sua grande offerta turistica, ricettiva, enogastronomica e culturale senza ‘dilaniarci’ in rivalità interne, ma rendendoci conto che il Piemonte può e deve offrirsi al mercato del turismo mondiale come un unico territorio, capace al suo interno tante diverse sfaccettature.
E’ un problema di organizzazione o di comunicazione?
Ognuno deve fare la propria parte. Noi, come Regione, dobbiamo essere in grado di essere ‘collante’, non solo istituzionale ma anche in termini di dialogo costante tra le parti, e stimolando la messa a punto di strategie condivise. Nei prossimi giorni, sul fronte turismo e Atl, si aprirà il tavolo di lavoro: basato sull’ascolto e sul confronto, non su imposizioni come qualcuno vorrebbe far credere. Certo, ad un certo punto si prenderanno le decisioni necessarie. Sul fronte comunicazione, in particolare, mi pare che bisogna correre, non solo gestire l’esistente ma ridisegnarlo costantemente. Non serve più dire ‘abbiamo il sito’, quello andava bene 10 o 15 anni fa. Oggi la comunicazione è 4.0, interattiva, bilaterale. Il turista esige app dedicate, social, possibilità di dire la sua in tempo reale, e di avere risposte immediate. Sì può fare, è il presente e non solo il futuro. Ma occorre attrezzarsi, coinvolgendo ovviamente tutti gli attori della filiera.
E la cultura, assessore Poggio? Torino ha ormai ‘digerito’ un assessore che arriva dalla provincia, e che afferma che la cultura deve essere fruita dalla gente comune, dalle famiglie, dalle periferie?
(sorride, ndr) Ma sì, io credo che ormai sia chiaro a tutti che quando sottolineo la ricchezza dei nostri territori periferici, e la necessità di valorizzare i teatri o i musei di provincia, non lo dico certo a detrimento di Torino, e della sua straordinaria ricchezza teatrale, artistica e museale. Credo anzi che quest’ultima possa e debba crescere, perché rappresenta (si pensi alla forza di Abbonamenti Musei, ad esempio) una leva di attrazione fortissima, che può fare da volàno ad altri rilevanti comparti dell’economia torinese, e regionale. Però appunto il Piemonte è grande, penso alle grandi risorse culturali di Novara o di Asti, ma anche alla ‘mia’ Alessandria: venerdì la Commissione Cultura della Regione ha visitato il Teatro comunale, e certamente bisogna lavorare in sinergia per elaborare proposte che lo restituiscano nel più breve tempo possibile agli alessandrini. Tuttavia non diamo di Alessandria un’immagine sbagliata: solo in città oggi ci sono 3 stagioni teatrali (Alessandrino, Ambra, San Francesco), e sono tantissime le proposte in tutta la provincia, così come abbondano le scuole di teatro.
E poi ad Alessandria c’è la Cittadella, assessore Poggio: la Fortezza rimane ‘la grande incompiuta’, da decenni, attraverso chissà quante amministrazioni di diverso colore politico…
Lo so bene, e mi piacerebbe davvero che il nostro quinquennio fosse quello decisivo, sul fronte dell’avvio di un progetto prima di tutto di messa in sicurezza e di recupero vero, ma poi anche di vero rilancio. La Cittadella può e deve essere un ponte, storico e culturale, fra il passato e il futuro non solo di Alessandria, ma di tutto il Piemonte. E’ difficile, lo so, e ci vuole un’idea ‘forte’ e condivisa, grazie alla quale recuperare risorse ingenti. Ma ci proveremo, ve lo assicuro.