di Dario B. Caruso
Quest’anno si svolgerà la settima edizione del Concerto all’Alba di Albissola Marina.
Lieto che quest’idea abbia dato spunto di emulazione per altri Comuni vicini, preparo con la consueta dovizia di particolari (assieme ai miei compagni di viaggio) il repertorio.
Quest’anno è ancora più sentito.
Infatti si svolgerà mercoledì 14 agosto, nel giorno del primo anniversario del disastro di Ponte Morandi di Genova.
Non solo.
Il Concerto all’Alba 2019 sarà anche prologo al Galà di Armonia 2019 che culminerà il 31 ottobre con il Concerto per Ognissanti.
Tutto il Galà sarà un ponte, tra spazi e tempi, tra cose e persone, tra piccini e adulti.
È proprio di questi giorni il richiamo di Papa Francesco: “Se costruite ponti verso gli altri vedrete gli altri percorrere quei ponti verso di voi”.
Che il nostro Concerto all’Alba sia un ponte.
Per non dimenticare.
E proprio per non dimenticare ripropongo a me stesso le flessibili impressioni ricevute dall’esecuzione del primo Concerto all’Alba.
Domenica 11 agosto 2013.
L’ULTIMO FILM DI FELLINI
Domenica, 11 agosto.
Sono le 5 di mattina.
Io, Luca e Marco, tirati a lucido in smoking, ci incamminiamo sulla Passeggiata degli Artisti.
È ancora buio ma laggiù, verso est, impercettibilmente si fa più chiaro.
Vista da fuori, dagli ultimi ragazzi sfiniti dagli alcolici notturni che si trascinano avanti tra un conato e un vomito, siamo tre assurde figure che hanno perso il luogo e il tempo.
Vista da dentro, potremmo essere fotogrammi di una pellicola di Fellini, avendo perso il luogo e il tempo ma sapendo dove andare.
Alcuni stabilimenti balneari aprono e si preparano a sfornare le prime brioches e focacce, il profumo di caffé avvolge l’aria salmastra.
“Quante persone avranno voglia di mettere la sveglia a quest’ora per andare sul molo e ascoltare un concerto?”
La domanda frulla nella testa di tutti e tre, qualcuno la esterna in maniera più o meno spiritosa.
“Probabilmente il pubblico sarà composto da qualche amico con l’occhio cisposo e una manciata di gabbiani.”
Questa considerazione resta nei pensieri.
Invece in una scena altrettanto onirica, sul molo tre musicisti armati di strumento e leggio arrivano lenti e, mentre il cielo gradualmente rischiara da est a ovest, un piccolo crocchio di audaci li attende.
Alle 5 e 54 incominciamo a suonare.
Nel frattempo arriva ancora gente e il molo si gremisce di occhi silenziosi e orecchie tese per ascoltare le nostre note, terse come l’aria, e lo sciabordio del mare, sapiente come uno strumento divino.
Suoniamo e, nonostante siamo di spalle, sentiamo la luce solare che si leva e i primi raggi che illuminano lo spartito.
Alle 6 e 24, quando il sole sorge all’orizzonte, nell’atmosfera rarefatta e dilatata si compie un prodigio della natura.
Non c’è televisione ad alta definizione che tenga.
E pensare che potremmo goderne tutti i giorni da sempre.