Troppo tempo per parole povere [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Finita la campagna elettorale, si è archiviata anche questa consultazione.

Finalmente.

Ho seguito con discreta attenzione l’ultima settimana di incontri, dibattiti, interviste, interventi.

Il primo elemento di grande novità è l’impoverimento del lessico politico; siamo passati dal tecnichese della Prima Repubblica (oscuro e di difficile lettura) al social shouting della Terza Repubblica (genericamente banale e scarno di argomentazioni) passando per il media basic dell’era Berlusconiana (carico di ideologie decadenti ma di facile comprensione per tutte le generazioni).

Le dichiarazioni dei principali esponenti delle varie forze politiche sono state sintesi di pensieri semplici, a volte vuoti, che raggiungono un pubblico omogeneizzato verso il basso, il pubblico più becero dei social per cui un tweet medio già risuona difficile da codificare ed interpretare.

“Scommetto sulla buona fede degli Italiani”

“Si comporta come un bullo”

“Gli avversari fanno così perché sono nervosi”

“Ma per favore, meno stronzate”

“Il governo è come Mark Caltagirone: non esiste”

“Con Matteo sì, con Silvio mai più”

“Saremo noi la vera sorpresa, lasciamoli parlare”

“Basta con questi incompetenti”

Questi sono i toni dei battibecchi televisivi.

Nulla a che fare con transatlantici o reali propositi, solo proclami a metà tra Pomeriggio Cinque, il Grande Fratello, lo spogliatoio a fine primo tempo e il bar del paese.

Il secondo elemento è legato all’impegno dei due vicepremier nostrani e rispettivi staff.

Dovendo apparire da molte settimane e con cadenza multipla quotidiana su Rai, Mediaset, Sky, La7 e via discorrendo, come riescono ad occuparsi parallelamente del Paese?

Lavorano da mezzanotte all’alba senza soluzione di continuità?

Hanno qualcuno che prende decisioni per loro?

Oppure quel qualcuno trotterella per far avanzare – ma con sapiente lentezza – la baracca?

O ancora – dubbio atroce – il vascello Italia non ha timoniere ma ha inserito il pilota automatico?

Ciascuna ipotesi va presa in considerazione, gli uomini forti si riconoscono proprio in casi come questo.

Il terzo e ultimo elemento è dato dalle opposizioni, abilmente oscurate dai due partiti di governo e incapaci di avanzare con parole nuove idee forti e contrapposte al mainstream.

Ciò appiattisce il confronto a due sole strade: sì o no, bene o male, si fa o non si fa, mi piace o non mi piace; manca quella gradualità di grigi che si tingono dei colori più belli e danno tridimensionalità, ideali e speranze fondate per il futuro.

In sintesi dedicare troppo tempo a parole povere ci rende tutti meno intelligenti, comprenderemo sempre meno, saremo sempre meno in grado di trovare sfumature di emozioni e ci limiteremo ad accendere e spegnere la nostra concentrazione come fosse il nostro smartphone.

Per il resto un unico sussulto lo avremo alla presentazione dei nuovi tronisti di Maria. E così sia.