I trasporti su carta, quelli dei sogni e la dura realtà, ancora tutta da affrontare. A partire da Alessandria [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Sarà anche la parola del ministro, però finora non ci sono atti istituzionali. Quindi che il terzo valico ferroviario si faccia, perché fermare l’opera costerebbe troppo, lo dice Danilo Toninelli, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. E a sostegno della tesi, rende pubblici i documenti dell’analisi costi-benefici. Ma in quei documenti non si trova un riferimento esplicito all’Alessandrino. Così come l’affermazione del ministro “i binari devono arrivare fin dentro il porto”, affidata come sempre a Facebook dove Toninelli ha annunciato la fine dei lavori di analisi sul terzo valico, sembra fare pensare che la ferrovia faccia fatica ad arrivare all’interno del porto di Genova.

Ovviamente non è così. I binari ci sono da tempo. Se mai, da anni e anni non c’era stato un intervento risolutivo per superare alcuni colli di bottiglia. Intervento che pare in dirittura di arrivo entro la fine del prossimo anno quando, è la sostanza di un recente annuncio di Rfi (Rete ferroviaria italiana), il bacino di Sampierdarena dovrebbe vedere completato un secondo accesso alle banchine con il parco ferroviario del Campasso che avrà i binari con lunghezza di 750 metri (è lo standard europeo). L’obiettivo della società che gestisce la rete ferroviaria è di portare al 40% la quota del trasporto su ferro rispetto al traffico totale che viene stimato in quattro milioni di teu entro qualche anno. Sempre alla fine del 2019 verrà poi aperto un altro collegamento con l’area di Calata Sanità che si affiancherà all’attuale ‘linea Sommergibile’. Lo scalo dovrebbe così poter disporre di circa sei chilometri di nuovi binari per consentire di sviluppare il trasporto ferroviario delle merci ad alta capacità (con i treni lunghi 750 metri) tra i porti liguri, il nord Italia e l’Europa centro-settentrionale.

E Alessandria? Nei documenti non si trova traccia ufficiale. Le parole di Toninelli – “Bisogna rendere pienamente operativo lo snodo retroportuale di Alessandria che peraltro insiste su un’area di proprietà di Rfi e Mercitalia: Alessandria deve essere e sarà il retroporto naturale di Genova perché ha tutte le caratteristiche per diventarlo” – richiamano invece quelle di Paolo Mighetti, consigliere regionale M5S Piemonte, e Susy Matrisciano, senatrice M5S, che dopo una serie di incontri proprio con il ministro e lo staff, hanno detto che “se veramente si vuole costruire un corridoio merci verso il Sempione e la Svizzera, bisogna passare da Alessandria e dalla valorizzazione dello scalo. Toninelli ha dimostrato grande interesse per questa prospettiva”, al punto da rilanciarla in occasione dell’annuncio sul terzo valico, mentre Michetti e Matrisciano ribadiscono che Alessandria “deve tornare un nodo fondamentale della logistica (tecnicamente non lo è però mai stata, ndr), l’abbandono avvenuto negli ultimi anni a vantaggio dell’asse Torino-Milano ha pesantemente influito sulla centralità del nostro territorio penalizzandolo. È il momento di cambiare rotta stabilendo una forte collaborazione con i porti liguri”.

Detto tutto questo, non c’è nemmeno un riferimento ad altri due enormi problemi irrisolti. Lo scalo ferroviario di Alessandria non è collegato in alcun modo alla viabilità stradale e autostradale, così come non è mai stato affrontato il tema della bonifica dell’enorme area di un milione di metri quadrati. Bonifica che deve essere intesa in relazione alla presenza di amianto (ampiamente utilizzato per la coibentazione delle vetture), di altri materiali potenzialmente inquinanti e, non ultima, a ordigni della seconda guerra mondiale. I trasporti sulla carta sono anche facili da disegnare, quelli dei sogni ancora più grandi e fantasmagorici, ma per quelli reali sono necessarie certezze. A oggi non ve ne sono, sul piano progettuale come su quello delle risorse, per i collegamenti stradali e tanto meno per le bonifiche. Le merci viaggiano dove vi sono infrastrutture sicure e affidabili, come dimostra l’aumento delle attività verso il sistema interportuale tortonese e le prospettive di nuove attività come i buffer progettati da Uirnet con la collaborazione della Fondazione Slala. Per Alessandria, la logistica può attendere. Almeno per ora.