Bagno di folla per Molinari e Cuttica: “Da Alessandria a Roma, la Lega ha concretezza e visione di futuro”. Prossima tappa la conquista della Regione

di Ettore Grassano

 

Una sala così strapiena, all’ex Taglieria del Pelo di Alessandria, non si vedeva da diversi anni. Forse, a memoria, proprio da quando Salvini presentò qui il suo libro-biografia.

Lunedì sera, ad ascoltare le esperienze di governo (locale e nazionale) del sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco e del capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati Riccardo Molinari c’erano almeno 120 persone in piedi e nel corridoio d’ingresso, oltre naturalmente a tutti i ‘fortunati’ che, arrivati con congruo anticipo, hanno occupato i posti a sedere.

Tanti i volti noti, del Carroccio e non, a livello locale. Citarli tutti è impossibile, ma in ordine sparso spiccano gli assessori Ciccaglioni, Lumiera e Roggero, diversi consiglieri comunali tra cui Iacovoni, Lumi (ora anche in Provincia, insieme a Stefano Zoccola), Buzzi, Ravazzi.

E poi la presidente di Costruire insieme Cristina Antoni con il marito avvocato Massimo Bianchi, il presidente del Cissaca Gianni Ivaldi, don Ivo Piccinini, l’elegantissima Vittoria Poggio, il presidente di Amag Paolo Arrobbio,l’altro Paolo Bobbio, gli ex sindaci di Acqui Terme Bosio e Rapetti, il già assessore Ugo Robutti e naturalmente tanti altri.

Tocca al coordinatore cittadino Roberto Molina fare gli onori di casa, mentre il segretario provinciale (e prossimo candidato alle elezioni regionali di maggio) Daniele Poggio, sindaco di Capriata d’Orba, ricorda che stanno ‘fioccando’ le adesioni per la grande manifestazion di sabato a Roma, con il ‘capitano’ Matteo Salvini a Piazza del Popolo.

il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, ‘gigioneggia’ da par suo: tra una citazione colta e una battuta in dialetto, il ‘prof’, come lo chiamano i militanti della Lega, riesce a tenere il palco per un’ora senza annoiare, anche se alla fine ironizza ‘vi siete beccati un bel sermone’.

In realtà, con il supporto di qualche slide, ma come sempre andando ‘a braccio’, il sindaco di
Alessandria qualche ‘sassolino’ dalla scarpa se lo toglie, ripercorrendo sia pur per sommi capi i primi 18 mesi di mandato.

“Trasparenza, concretezza, visione: noi stiamo lavorando così. Niente nepotisimi, nessun favore a parenti e amici: non vuol dire che facciamo tutte scelte giuste, non siamo infallibili. Ma chi si ricorda com’era Alessandria 2 anni fa, e la vede ora, non può non constatare che qualcosa è cambiato: e stiamo lavorando in campo lungo. I conti veri li faremo fra tre anni: gli alessandrini giudicheranno”.

Cuttica parla di bilancio risanato (“anche perchè il nostro assessore, Lumiera, ci bacchetta senza scampo”), di investimenti sul sociale che ruotano attorno alla nuova progettualità del Cissaca, di verde pubblico e decoro urbano in cima all’agenda delle priorità: “ci attaccano per 40 robinie, piante infestanti, espiantate per rimettere in sicurezza il piazzale Berlinguer, con illuminazione e videocamere. Pianteremo 2.500 alberi in zona Alessandria 2000, e anche altrove, e andranno a contarle, per poi dire magari che sono solo 2.400″.

“Intanto però – prosegue Cuttica – al mio insediamento andammo dall’allora Prefetto a dire basta, rifugiati ne abbiamo più che abbastanza. Non ne sono più arrivati, e di recente abbiamo debellato un traffico indegno di caporalato, sulle spalle di questi poveracci. Questa non è accoglienza, è puro sfruttamento”.

Il sindaco parla anche di appalto delle mense, di Cittadella, di un commercio “che grazie alle iniziative intraprese prima da Riccardo Molinari come assessore, e poi proseguite da Mattia Roggero, oggi sta rialzando la testa: lo dicono i numeri, basta leggerli”.

Un anno e mezzo in apnea insomma, con le maniche rimboccate, a cercare di fare ripartire una città ereditata stremata, in ginocchio. “Dobbiamo fare ancora moltissimo: dal potenziamento del trasporto ferroviario, soprattuttto in direzione Milano, alla logistica. Il rilancio di Slala è operazione con ricadute potenzialmente regionali, e non solo. Ve ne accorgete”. Il riferimento è all’alessandrino come sbocco naturale dei porti liguri: “Non solo Genova, anche Savona”.

Il sindaco Cuttica non manca di sottolineare il fondamentale ruolo di Riccardo Molinari: fino a pochi mesi fa assessore della sua giunta, e oggi non solo capogruppo alla Camera (e segretario della Lega in Piemonte: ruolo strategico in vista delle elezioni regionali), ma fra i più fidati consiglieri di Matteo Salvini, oltre che ‘front-man’ televisivo tanto nelle trasmissioni del mattino che in quelle politiche serali.

Sono le 22.21 quando Riccardo Molinari prende la parola, e ci mette pochissimo ad infiammare il numerossimo uditorio. Non fa un comizio, ma spiega. Racconta i tanti risultati ottenuti in questi 6 mesi di governo (“non siamo da soli, con i 5 Stelle a volte il confronto è serrato, ma i risultati ci sono, eccome: e siamo solo all’inizio), e parte da una fotografia dell’Italia ‘fiaccata’ da 6 anni di governi di centro sinistra, da Monti a Gentiloni, passando per Renzi. “Diritti sociali e dei lavoratori demoliti, contratti a tempo indeterminato praticamente cancellati, come l’articolo 18, precariato istituzionalizzato dal jobs act, italiani sempre più poveri, a beneficio dell’interesse di pochissimi, che hanno prosperato”.

Parte dal decreto dignità Molinari nella sua analisi: “Un provvedimento che ridà fiato e dignità alla parte più debole di questo paese, i lavoratori. Il che, sia chiaro, non significa essere contro le imprese. Ma la Lega, lo sapete, al grande capitale industriale e finanziario, egregiamente rappresentati dal Partito Democratico, ha sempre preferito sostenere la piccola impresa diffusa, gli artigiani, le partite Iva in difficoltà”.

Una precarizzazione, quella delineata e costruita dal 2011 al 2017, che secondo Molinari di casuale non ha nulla: “è stata una scelta precisa: Monti ha rafforzato l’export, e indebolito i consumi interni. La lacrimevole Fornero si è occupata di demolire le pensioni. Intanto altri ci spiegavano che la competizione globale impone flessibilità sempre maggiore per i lavoratori. E certo, il loro modello è competere al ribasso, eliminando via via i diritti dei più deboli. Noi intendiamo fare esattamente l’opposto. Per questo la nostra manovra è così osteggiata in Europa: non per le cifre, assolutamente in linea con il passato: ma per il messaggio politico”.

Un tema, quello del mercato del lavoro, per nulla disgiunto dalla questione migranti, anzi. “Marx lo chiamava esercito di lavoratori di riserva”, sottolinea Riccardo Molinari. “In soldoni, vuol dire che se tu, Pautasso o Rossi, non accetti quel lavoro, c’è Mohamed che lo fa volentieri a metà prezzo. Capito a cosa serve far arrivare qui tanti disperati? Senza contare che è un business in sè: non per gli immigrati naturalmente, che sono per certa gente solo lo strumento per fare affari: ma per chi in questi anni ci ha guadagnato sopra, andandoli addirittura a prelevare in alto mare, perchè serviva averne un certo numero. Del resto il Governo Renzi ha concordato con l’Unione Europea di poter spendere tot miliardi di euro l’anno per gestire i migranti. Gli stessi che oggi l’Europa vorrebbe negarci per sostenere gli italiani più poveri”.

Ed ecco la questione sicurezza: “Il Decreto Salvini consentirà a tanti italiani di vivere in maniera più degna, senza l’ansia di essere derubati, molestati o aggrediti: tra l’altro sarà introdotto il reato di accattonaggio molesto, e verranno perseguiti i parcheggiatori abusivi. Ma soprattutto cambieranno le regole per la permanenza degli stranieri che compiono reati. Stipuleremo accordi per rimpatriare tutti coloro che non hanno diritto di stare qui, o che compiono reati. Quegli accordi che il centro sinistra, in 7 anni di governo, si è ben guardato dal definire. Perchè il loro modello prevedeva l’arrivo di 200 mila immigrati all’anno: con il nostro arrivo i numeri sono crollati: ne arrivano e arriveranno molto meno, e più rigoroso sarà l’iter di accoglienza: tra l’altro, con un costo giornaliero per lo Stato tra i 19 e i 24 euro, contro i 35 euro attuali”.

Poi c’è il capitolo sviluppo economico.

“La tragedia del Ponte Morandi – evidenzia Molinari – ha fatto sì che si sia dovuto legiferare non solo per la ricostruzione della struttura, e gli interventi in tutta l’area, ma ha anche imposto di ragionare sullo sviluppo dell’economia legata ai porti liguri (Genova, ma anche Savona) e sul loro retroterra naturale, che siamo noi. Per questo dico che non dobbiamo essere miopi e provinciali: non esiste concorrenza tra Alessandria, Novi, Rivalta o Tortona. C’è la grande opportunità di fare sistema, e di sviluppare, finalmente, quella logistica di cui da trent’anni qui si parla soltanto. In collaborazione con il vice ministro ligure Rixi sono riuscito ad ottenere per le imprese che già operano e che si insedieranno in diverse zone dell’alessandrino agevolazioni importanti. E il premier Conte ha precisato che si tratta di agevolazioni reali, che saranno adeguatamente finanziate. Con buona pace dei Soloni del Partito Democratico. Ma li capisco: vedere che qualcuno in pochi mesi realizza concretamente ciò di cui tu hai chiacchierato a vuoto per vent’anni non dev’essere piacevole”.

Altro aspetto rilevante, il taglio del fisco alle imprese, e ai lavoratori: “L’obiettivo rimane la flat tax al 15% per tutti, in 5 anni. Ma è chiaro che occorre arrivarci per gradi: dal 2019 si parte con le partite Iva fino ai 65 mila euro l’anno. Ossia circa 500-600 mila persone, spesso giovani, che si ritroveranno in tasca più soldi con cui aprire un mutuo per la casa, o cambiare l’auto. Ma prevediamo anche, in legge di bilancio, la cedolare secca al 21% per gli immobili commerciali”. Sul commercio, peraltro. Molinari ha in serbo un paio di sorprese, e anticipa: “fare l’assessore per 9 mesi ad Alessandria mi è servito a capire le esigenze di un comparto strategico per la nostra economia: fra qualche mese presenterò due nuove proposte di legge. Ma vi segnalo anche che, in pochi mesi, abbiamo sbloccato la situazione di stallo di molti comuni virtuosi, che non potevano comunque effettuare investimenti. Solo per il comune di Alessandria parliamo di 12 milioni di euro: moltiplicate per il resto del paese, e capirete che si tratta di un moltiplicatore che potrà far ripartire il Paese. E del resto che cos’è questo, se non un modo per realizzare quel federalismo fiscale di cui la Lega parla da trent’anni, poi copiata da tutti?”. E il 2019? “Le prime due sfide, preannuncia Molinari, si chiamano legittima difesa, e autonomia delle Regioni: e a partire da maggio finalmente torneremo a governare anche il Piemonte”.