8 marzo 2018: Festa della Donna

Sabato Open Day al Vinci-Migliara di Alessandria CorriereAl 7Sig Direttore, spett.le Redazione,

 

Oggi otto marzo è la giornata dedicata alla donna.

Le origini di questa ricorrenza sono di natura politica, poi divenuta festa commerciale se non altro utile nel dare un po’ di impulso al commercio.

Nell’universo umano nel considerare la donna vige ancora la differenza salvo qualche rara eccezione, un soggetto ritenuto inferiore ma robusto come un mulo da sfruttare, tanto la donna è abituata a dare senza ricevere, a sacrificarsi sempre, a non esonerarsi mai e che ne abbia voglia o no tirare la “carretta”.

Personalmente la ritengo una giornata come le altre, come tutte le giornate dedicate, nulla di diverso e giacchè sono nata donna, da sempre sono cresciuta non pensando di essere debole o carente in un qualcosa soprattutto nel confronto con l’altro sesso.

Se una donna si ferma un attimo a pensare su questo giorno dedicato, si dovrebbe sentire presa in giro con quello che accade sempre più tra stupri, violenze di ogni genere fisiche e verbali in famiglia e fuori ad arrivare ad essere assassinate, comprenderebbe che non è stato raggiunto né parità e né emancipazione nei confronti del maschio.

La donna detiene una forma di puro eroismo; anche con 39/40 di febbre, problemi di salute vari, organizza la gestione di una casa e famiglia mediamente composta da tre o quattro vite da gestire oltre la propria.
La donna lavora per procurare reddito utile alla famiglia, approvvigionatrice di beni necessari, espleta ogni dovere di moglie, è madre, bambinaia, insegnante, colf, cuoca, infermiera, contabile, badante di anziani in famiglia.

La sua giornata è fatta di 24 ore piene: è la prima ad alzarsi e ultima a coricarsi e con questo elenco abbastanza corposo credo di aver omesso qualche altro particolare.

A questo punto, ritengo che sarebbe tempo che avvenisse un percorso di emancipazione maschile a partire dall’educazione da parte della famiglia in primis e la scuola a seguire. Educare la nuova generazione di maschietti al rispetto della femmina.

Come? Già in casa il maschio ovvero marito/compagno dovrebbe dividere i compiti con la femmina ovvero moglie/compagna.
Alleggerire le fatiche e i compiti di una donna soprattutto se lavora perché se la donna e riesce a rinunciare ai suoi spazi di riposo e hobby, perché non lo può fare in minima parte anche l’uomo che, e non per colpa sua, inconsciamente si crede superiore solo perché vecchia cultura e le religioni tutte, lo hanno messo qualche gradino di superiorità nonostante in tempi moderni si è consumato litri di inchiostro per scrivere e riscrivere “carte per i diritti dell’essere umano”?

Nel tempo si è dato alle donne il coraggio di tentare di alzare la testa, ma non è stato dato all’uomo lo strumento per accettare tale rivoluzione e farne parte alla pari e con rispetto.

Infine: sono 24.618 le donne italiane che nel 2016 (ultimo dato disponibile) hanno dovuto lasciare l’impegno lavorativo firmando dimissioni volontarie perché si sono trovate nell’impossibilità di conciliare con la cura dei figli piccoli, questo è il fallimento di uno Stato che non fornisce leggi e servizi come accade nei paesi UE vicini a noi. A questo aggiungo disparità di stipendi e l’aver alzato a parità del maschio l’età pensionabile che è il colpo di grazia visto che non esiste reale parità tra i due sessi.

Concludo: il mensile “Le Scienze” di novembre 2017 è uscito come numero speciale a titolo: “Non è un mondo per le donne”.
All’interno vari articoli dedicati a dati e ricerche recenti sulla condizione della donna dalle scoperte di biologia e neuroscienze, all’istruzione negata, dalla salute all’accesso al lavoro. In uno di questi articoli vi è una scritta evidenziata che riporto: “Quando il numero di donne che contribuiscono all’economia, la stessa cresce e la vita migliora per tutti. Perché? Ma è così difficile abbattere le barriere delle pari opportunità?”.

Nonostante tutto: buon otto marzo.

Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria