Fin da bambini siamo vincolati al voto.
A scuola il voto rappresenta una meta agognata.
A diciotto anni il voto significa la partecipazione alla vita da grande.
Più avanti negli anni diventa un’illusione.
Il voto a scuola.
È la fotografia di un momento. Non il fine ma il mezzo.
Finché non facciamo comprendere ai bambini che il voto negativo è un male necessario, i bambini vivranno la scuola come una gara, un talent show, una corsa ad ostacoli con possibile eliminazione.
Lo stress che vivono inutilmente è figlio della disabitudine a sbagliare un compito, a fallire un test, ad andare in confusione di fronte ad una prova.
Si può sbagliare, bambini, sappiatelo.
Il voto a diciott’anni.
È per tutti una tappa di crescita. Il momento di svolta.
Il giorno prima sei troppo piccolo, il giorno dopo diventi responsabile e in quanto tale puoi fare scelte che indirizzeranno la tua vita, divieni fautore del tuo futuro.
Sbagliare può essere letale.
Il prossimo 4 marzo si andrà nuovamente al voto.
Troveremo uno stuolo di nomi e di proposte, alcune lontane far loro, altre simili, altre ancora identiche ma sotto sigle differenti.
Saremo sommersi da bocche parlanti del nulla e ci troveremo a scegliere.
E pur nella consapevolezza di aver fatto il nostro dovere, il giorno dopo non sapremo mai se avremo sbagliato poiché non è prevista la controprova.
Resteremo nell’illusione di aver fatto ciò che era giusto fare.
L’anno nuovo si avvicina a grandi passi.
Saremo in grado di affrontarlo con coraggio?
Mi sento di votare per il sì.
E resterò con l’illusione.
Anche quest’anno che il terzo millennio si fa maggiorenne.
Buon 2018.