Violenze di (vario) genere [Psicologia in pillole]

sara-poggiodi Sara Poggio

 

 

In queste giornate dedicate alla sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne si continua a mio parere a rimanere incastrati nelle discriminazioni di genere. Pensiamo al fatto di parlare di femminicidio: nel 2016 gli omicidi totali sono stati 397, di cui 108 perpetrati sulle donne.

Gli uomini vengono uccisi statisticamente molto di più delle donne e in generale commettono anche più reati, per cui non stupisce che le donne vengano uccise in prevalenza da uomini.

Altre notizie sensazionalistiche sono quelle che riguardano gli scandali sessuali che hanno coinvolto registi e attori di tutto il mondo: decine di donne hanno condiviso che è stato chiesto loro di fornire favori sessuali in cambio di avanzamenti di carriera.

Quando i rapporti sono avvenuti consensualmente, non in maniera forzata dopo diniego, dov’è la violenza? A mio parere sta nel fatto che tutti sentiamo la necessità di etichettare queste donne come vittime o sgualdrine, come se fossero delle povere pecorelle indifese senza possibilità di scelta o, al contrario, arrampicatrici sociali la cui scelta è stata sicuramente quella sbagliata.

Il messaggio che passa è che comunque la donna non può disporre come meglio crede Violenze di (vario) genere [Psicologia in pillole] CorriereAldel proprio corpo e spesso non ha il diritto di scegliere, senza giudizio, ciò che in quel momento reputa meglio per lei (e questo discorso può essere ampliato alla maternità, all’aborto, al voler fare carriera o fare la casalinga).

Allora potremmo anche dire che una donna che non va via da un marito violento sceglie di subire? No, ma se vogliamo rispondere con più complessità andando oltre all’apparente superficialità di colpevolizzare la vittima, possiamo dire che far passare a tutte le donne il messaggio che possono scegliere (e dar loro gli strumenti emotivi, sociali e giuridici per farlo) è riconsegnare potere, uscire da una posizione di inferiorità in cui la donna sembra perennemente relegata, dire che come ci si è messi in un pasticcio se ne può venire fuori.

L’obiettivo che forse dovremmo porci è quello di superare i concetti di sesso forte e sesso debole per andare verso il riconoscimento delle vulnerabilità e potenzialità individuali a prescindere dal genere.

Smettiamo banalmente di dire ai bambini che i maschietti non piangono e le femminucce hanno bisogno di essere protette perché più fragili (pensate che violenza anche per gli uomini non poter esprimere e veder riconosciute le proprie emozioni, pena l’essere effemminati!), smettiamo di avvallare la visione che gli uomini possano disporre del proprio corpo e spesso di quello degli altri senza essere giudicati, ma non viceversa, smettiamo di pagare di più un maschio di una femmina anche se ricoprono la stessa mansione lavorativa.

Questi secondo me sono gli strumenti psico-sociali che dovremmo far circolare per combattere la violenza più subdola: la mancanza di libertà di poter scegliere per noi stesse senza essere giudicate.

 
Dr.ssa Sara Poggio-Psicologa
Psicoterapeuta Cognitiva

In Forma Mentis-Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme
poggio_sara@libero.it