“Mi auguro che i prossimi congressi di circolo, e l’assemblea provinciale di ottobre siano l’occasione per una riflessione aperta e trasparente su quel che non ha funzionato, anche alle recenti elezioni comunali di Alessandria. Limitarsi ad eleggere nuovi organismi, senza interrogarci sul nostro percorso e su dove vogliamo andare, sarebbe un errore molto grave”.
Domenico Ravetti, consigliere regionale del Partito Democratico (e responsabile dell’importante commissione Sanità) non cade certo nella tentazione di puntare il dito espressamente contro questo o quella, però ammonisce: “Il Pd sta vivendo, nel paese e non solo ad Alessandria, un momento di grave isolamento, o forse autoisolamento: guai a noi se daremo agli elettori di centro sinistra anche solo la possibilità di sospettare che il partito è un veicolo finalizzato alla carriera di singole carriere individuali”. Dopo la débâcle (anche qui: certamente non solo alessandrina) alle elezioni comunali di giugno, e con alle porte diverse scadenze elettorali (a novembre regionali in Sicilia, in primavera le politiche, e un po’ più in là, nel 2019, le regionali piemontesi), l’ex sindaco di Castellazzo Bormida, da sempre tanto pacato e garbato quanto lucido nelle analisi, non fa sconti: “niente vittimismo, e niente demonizzazione degli avversari. Sta a noi dimostrare che il riformismo vince sempre sul populismo demagogico: ma per farlo occorre parlare il linguaggio della verità”.
Consigliere Ravetti, andiamo subito al sodo: il Partito Democratico è in crisi?
(ci guarda sorridente, e riflette, ndr) Non lo dico io, lo dicono i risultati elettorali. Il PD vive una fase di preoccupante isolamento, a livello nazionale prima che locale. Fatichiamo a dialogare con i nostri alleati, a fare coalizione, e le recenti comunali lo hanno ampliamente dimostrato.
Questo perché? Scelta e ‘indole’ renziana, o che altro?
Credo sia la conseguenza sia di una personale visione renziana della politica, sia anche in questa fase una strategia elettorale, dato lo scenario che va profilandosi in vista del voto. Lo dico senza nascondermi: a me piacerebbe vivere in un paese in cui gli elettori potessero andare a votare per un premier, una coalizione, un progetto politico chiaro. A quanto pare invece ci si muoverà con una logica proporzionale: salvo poi accorgersi che, per costruire un governo, le alleanza andranno fatte comunque. Ma a posteriori, senza l’avallo degli elettori.
Lei appartiene all’area del Pd più critica con il segretario: però il congresso Renzi lo ha stravinto, e quindi toccherà a lui guidare la prossima campagna elettorale….
Ed è giusto così: però questo non significa che all’interno del partito si debba rinunciare alla dialettica, e a far sentire la propria voce. Personalmente, ragionando su scala piemontese in particolare, perché qui opero e lavoro: serve più attenzione per il welfare e le politiche sociali, e per le politiche ambientali. Sono priorità ineludibili, e nell’alessandrino ne sappiamo qualcosa….
A proposito di ambiente: ad Alessandria fra Terzo Valico, amianto, cave, chimica, rifiuti non ci facciamo mancare nulla. E sono in tanti a criticare la gestione Pd di questi anni….
Vivo in val Bormida, che in qualche modo è un paradigma: fin da bambino ho assistito a lotte, e proteste sacrosante, per difendere il territorio, l’aria, l’acqua. Ma al tempo stesso ho anche sempre sentito dire sempre e solo no, a tutto e a tutti, a priori. Vorrei che ci dicessimo la verità, appunto: solo con i no non si va da nessuna parte: un territorio declina e muore. Occorre invece che la politica, le istituzioni sappiano fare progetti e proposte concrete, capaci di vigilare e tutelare ambiente e popolazione, ma al contempo di garantire progresso e sviluppo. Questo significa essere riformisti, e non populisti.
Concretamente quindi, per la val Bormida cosa propone?
Ha senso porre il tema dell’approvvigionamento energetico? E’ giusto cercare strade che coniughino bonifiche, tutele del territorio e sviluppo eco-compatibile? Penso che siano quesiti fondamentali in val Bormida, in Fraschetta, nel Monferrato e anche altrove. E che una classe dirigente degna di questo nome questo debba fare: spiegando bene alle persone la situazione, le possibilità, il contesto. La gente capisce, capisce benissimo se fai sul serio, e se agisci nell’interesse collettivo.
In questa legislatura regionale, consigliere Ravetti, lei si occupa in particolare di sanità: anche qui i mugugni sono fortissimi….
E fortissima è la demagogia messa in campo da chi pensa di poter continuamente rimuovere il passato. Ma ci sono elementi oggettivi, che sfido chiunque a negare. Ossia: abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto una sanità pubblica sostanzialmente in default, nella nostra regione. Il risanamento di questi anni è stato sostanziale, reale: ed era l’unica strada possibile, non ce n’erano altre. Ora, certamente, occorre guardare al futuro. Ponendoci, in provincia di Alessandria, alcuni quesiti fondamentali.
Quali?
Aso e Asl possono essere accorpate, in un’ottica non solo di risparmi, ma di maggior efficienza e qualità dei servizi? Che tipo di ospedale servirà nel futuro? Quanto costerebbe realizzare una nuova struttura di eccellenza, e in che tempi ci possiamo riuscire? E ancora: quale rapporto può e deve esserci tra sanità e università? Badate bene, ci sono aree del Piemonte, da Torino a Novara, dove questo confronto si è già trasformato in soluzioni operative e concrete. Noi invece…
Sanità piemontese ‘a macchie di leopardo’ insomma, e alessandrino fanalino di coda?
Non dico questo. Però certamente qui c’è chi, all’interno della classe dirigente e politica, pare non rendersi conto del nuovo scenario con cui occorre confrontarsi. Tutte le analisi del comparto sanità mostrano come, per soddisfare il crescente bisogno di salute dei cittadini, siano necessarie strutture edilizie, e infrastrutture tecnologiche, sempre più moderne e avanzate. A che serve fomentare reazioni e suscitare il panico per due posti letto in più o in meno, se non si vive nel proprio tempo, e non si guarda davvero al futuro?
Torniamo al Partito Democratico, consigliere Ravetti: nel corso di ottobre ci saranno i congressi di circolo, e l’assemblea provinciale. Cambieranno volti e strategie?
Dei volti non mi preoccupo: credo sia invece necessario confrontarci, apertamente e senza ipocrisia, sullo scenario. Cosa non ha funzionato negli ultimi anni, perché le elezioni, a partire dal capoluogo, sono andate come sappiamo. Ci sono ragioni e dinamiche nazionali, senza dubbio. Ma ci sono anche specificità fortemente locali, e da quelle dobbiamo partire, se vogliamo andare avanti, e non indietro.
E avanti ci sono le elezioni: in Sicilia, poi a Roma e infine a Torino…
La Sicilia è realtà lontana, con molte specificità, anche se tutti la osserviamo con grande interesse. Ma il grande snodo saranno certamente le politiche di primavera: l’esito di quelle elezioni può cambiare molte cose, e non solo dentro il PD. Non sono in grado di dire cosa succederà, ovviamente: anche se ho la sensazione che il nostro partito in questa fase sia assolutamente sottovalutato.
Sta facendo un pensierino al Parlamento, consigliere Ravetti?
(sorride, ndr) Assolutamente no: sono fermamente convinto che chi sta completando il primo mandato, qui a casa nostra, abbia ben lavorato, e che vada sostenuto. Il mio impegno oggi e anche domani è tutto orientato al nostro Piemonte: e cose da fare ce ne sono davvero tante….
Ettore Grassano