«Era un vero aristocratico: aveva la caserma dei carabinieri privata»
Totò, in “Che fine ha fatto Totò Baby?”, 1964
Se c’è un’istituzione nella quale credo non dico ciecamente ma quasi, questa è l’Arma dei Carabinieri. La Benemerita, insomma, vero e proprio pilastro del nostro Paese. Ne sono convinto, anche perché ho alcuni amici carabinieri e so chi sono e che vita fanno.
Sono persone come me, non supereroi, che vanno al mio posto a difendere me e i miei cari, là dove c’è bisogno. Li stimo, i carabinieri, e quando vedo una loro divisa mi sento tranquillo e al sicuro. Non sono sbruffoni, proteggono il cittadino, sanno riconoscere una persona onesta.
Eppure, qualche giorno fa due carabinieri sulla loro auto di servizio mi hanno fermato mentre ero in auto. Il motivo? Su una strada con diritto di precedenza (il mio) si sono “lanciati” quasi senza guardare, salvo poi doversi arrestare di colpo per far passare me. Da lì mi hanno inseguito, fatto accostare e chiesto i documenti. Apostrofandomi così, con una certa ruvidezza: “Va bene che aveva lei la precedenza, ma dovrebbe andare un po’ più piano”. La mia risposta: “Andavo veloce, secondo voi?”. “E che ne sappiamo? Non abbiamo mica l’autovelox!”. Ho lasciato stare, mi sono fermato. Mi hanno controllato la patente, ed è finita lì.
Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito a disagio di fronte ai carabinieri. Sembrava si fossero “offesi” per aver dovuto frenare bruscamente in modo da darmi la precedenza. Sembrava volessero in qualche modo farmela pagare, senza averne però la possibilità (ero in regola su tutto, stavo andando piano).
Spero sia stato solo un episodio di nervosismo, magari giustificato da una giornata difficile. Perché se cedono i nervi anche ai carabinieri, sono cavoli amari per tutti.