Dopo tanti anni nel caos e vari disegni di legge, oggi il ddlr 193 sul riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza è stato definitivamente approvato.
Il disegno di legge ha la finalità di riordinare le I.p.a.b. prevedendo la loro trasformazione in aziende pubbliche di servizi alla persona o in persone giuridiche di diritto privato.
Considerato che le I.p.a.b. sono istituzioni pubbliche, dove alle loro dipendenze operano lavoratori e lavoratrici pubblici/che, come tutelare questi dipendenti nel momento in cui una specifica norma non prevede una clausola di salvaguardia per tutto il personale ancora dipendente?
E’ questo che la Funzione Pubblica CGIL ha cominciato a chiedersi e a manifestare nel momento in cui nel disegno di legge presentato dalla Regione Piemonte non era prevista alcuna clausola sociale o di salvaguardia a tutela dello “status quo” del dipendente pubblico, che rischia di trovarsi, il giorno dopo la trasformazione dell’ ente in “fondazione” di diritto privato, come dipendente di un soggetto “privatizzato” e dove conseguentemente non trova più l’ applicazione delle norme del pubblico impiego.
Nonostante l’ iter articolato, le questioni e le osservazioni poste dalle OO. SS. in merito e nonostante la disponibilità ad un confronto, non sono state dapprima prese in considerazione.
Solo in data 25/07 u.s. durante il consiglio regionale, a seguito delle pressioni fatte dalla Funzione Pubblica CGIL è stato presentato un emendamento che prevede, per un periodo di tempo non inferiore ai dodici mesi dalla data di trasformazione dell’ ente, la continuità dell’ applicazione del D.lgs 165/2001e dei CCNL Collettivi in vigore all’atto della trasformazione, dove i dipendenti possono presentare domanda di trasferimento presso i comuni e alle aziende del servizio sanitario regionale.
Prendiamo atto, rispetto al ddlr precedente, dell’inserimento di un “comma” che permette a tutti questi lavoratori pubblici di non finire in “pasto” a privatizzazioni o esternalizzazioni scellerate, gravemente penalizzanti per gli operatori, dal punto di vista professionale, contrattuale, giuridico e previdenziale.
Molto di più si può e si deve ancora fare, prevedendo un tempo più congruo di dodici mesi per la mobilità, non lasciando spazio di interpretazioni alle singole realtà, al fine di costruire con le parti sociali un adeguato percorso al fine di far transitare, attraverso specifici percorsi di mobilità e criteri condivisi il personale, con un attento monitoraggio del personale prossimo al collocamento a risposo.
A tal proposito la Funzione Pubblica CGIL di Alessandria unitamente alle RSU dei singoli enti, fortemente preoccupate per il futuro incerto, che conta nella provincia ancora un considerevole numero di I.p.a.b., anche a seguito di un coordinamento delle stesse, organizzerà un presidio davanti alla Regione in data 01/08 p.v. in concomitanza dell’ultimo consiglio regionale prima della pausa estiva, per chiedere una maggiore tutela per il personale delle I.p.a.b., assunto attraverso dei concorsi pubblici, ma che rischiano di diventare, visto il breve termine concesso a loro disposizione e soprattutto non per loro scelta, dipendenti di un soggetto privato e/o in taluni casi direttamente esternalizzato ad una Cooperativa Sociale, già presenti nelle realtà di tutte le I.p.a.b. esistenti sul territorio.
* Segreteria Funzione Pubblica CGIL di Alessandria