Il Ruché è un vitigno a bacca rossa autoctono del Monferrato. Per “autoctono”, naturalmente, non s’intende che il vitigno sia comparso qui come dal nulla: tutta la vite da vino è originaria del Medioriente, e per varie vie i vitigni si sono diversificati e distribuiti nelle zone di produzione; ciò che si può dire, però, è che da molto tempo si alleva il Ruché in Piemonte con risultati di qualità e territorialità notevoli.
Il Ruché infatti è stato importato probabilmente dalla regione della Borgogna nel XII secolo, forse a opera di monaci cistercensi: bisogna ricordare, in effetti, come spesso nel Basso Medioevo siano state proprio le comunità monastiche a selezionare e conservare le varietà ampelografiche ed anche, in alcuni casi, a veicolarne la distribuzione; pare, insomma, che i cistercensi di cui si diceva avessero impiantato il Ruché di provenienza borgognona nei pressi di un monastero – a oggi non identificato ma che doveva sorgere nei pressi di Castagnole Monferrato o di Portacomaro – dedicato a San Rocco: forse dalla deformazione del nome del Santo potrebbe derivare la denominazione attuale del vitigno. Un’altra ipotesi, che non esclude necessariamente la prima, è che il vitigno abbia origine spagnola.
In ogni modo, il Ruché si è perfettamente acclimatato alla zona fra il Monferrato e le Langhe: e nel corso dei secoli s’è mostrato come sia il terreno a Nord-Est di Asti il piú adatto a incontrare le caratteristiche di questo vitigno. Un’etimologia alternativa a quella legata al monastero di San Rocco vorrebbe che il nome del Ruché derivasse dalle Rocche, gli arrocchi collinari tipici di quest’area. (Anche se forse l’etimologia piú plausibile è quella che lega il nome di questo vitigno alla parola “roncet”, l’arricciamento cui questa varietà di vite è particolarmente soggetta.)
L’unica denominazione in cui rientri il vitigno è proprio quella del “Ruché di Castagnole Monferrato”, D.O.C. dal 1987 e D.O.C.G. dal 2010. La produzione è consentita a sette Comuni in Provincia di Asti: oltre alla stessa Castagnole Monferrato e a Portacomaro, Grana, Montemagno, Refrancore, Scurzolengo, Viarigi. Il Consorzio della Barbera di Asti e dei Vini del Monferrato descrive il Ruché come uno “dei piú rari tra quelli coltivati” nella zona: in effetti, l’intera Denominazione conta poco piú di cento ettari vitati. Il disciplinare consente di aggiungere in produzione all’uva principale al massimo un 10% del totale ricorrendo a Barbera e Brachetto, ma il Ruché è piú spesso vinificato in purezza.
Il vino, di un color rubino violaceo dotato di una certa trasparenza che vira all’aranciato sui bordi con l’invecchiamento, si trova vinificato in modi anche molto diversi fra loro: sopra un fondo marcatamente aromatico tinto di rosa e geranio e di lampone e marasca, che ne costituisce la personalità individuale, la scelta di terreni e metodi di qualità disegna toni di frutti di bosco e spezie di grande interesse; anche il sorso, sempre dotato di fresca e piacevole immediatezza di bevuta, sa arricchirsi grazie alla benedizione ed alla sapienza del territorio: in questi casi, la snellezza caratteristica del vitigno si riveste di corpo e struttura eleganti ma ben presenti e di una persistenza gusto-olfattiva anche molto interessante.
Il vino è gradevolissimo da bere giovane e capace anche di avventurarsi in medio invecchiamento. Era la bottiglia delle grandi occasioni delle famiglie che lo producevano; oggi è consumato soprattutto nella zona di produzione, ma è una curiosità enologica che vale la pena di procurarsi e di provare. Si tratta in totale di una media di mezzo milione di bottiglie prodotte all’anno: un vino di nicchia, che affonda le radici nella tradizione territoriale contadina e che è in grado di raggiungere nella sua gradevolezza alti livelli qualitativi.
Molto versatile sugli abbinamenti, specie con i formaggi, è un ottimo vino da tutto pasto per prodotti e preparazioni tipici della Regione: un aperitivo sbocconcellando Grana Padano, la bagna càuda, gli agnolotti al sugo di brasato, una finanziera, una chiusura in bellezza con Castelmagno e toma stagionati.