Keith Haring, About Art [Very Art]

Keith Haring, About Art [Very Art] CorriereAldi Cristina Antoni

 
Palazzo Reale di Milano rende omaggio con una grande mostra a Keith Haring, l’artista della street art statunitense scomparso a soli 31 anni nel 1990, che nei poco più di dieci anni di carriera artistica ha lasciato un’impronta profonda nell’immaginario collettivo, ben più di quanto possa sembrare.

La mostra, ‘Keith Haring, About Art’, visitatissima soprattutto da un pubblico di venti-trentenni, è una vera e propria full immersion nelle opere coloratissime e allegre, alcune molto famose ed altre inedite, provenienti da musei e da collezioni private.

Nato nel 1958 in Pennsylvania, Haring mostrò un precocissimo talento artistico ispirandosi al mondo dei fumetti e dei cartoon Disney.
Trasferitosi a New York per motivi di studio, la sua arte si arricchì dalle suggestioni ispirate dalle frequentazioni con Michael Basquiat e con gli autori della Beat Generation. Dedicandosi al graffito lavorò in tutta l’America ed anche in Europa abbellendo con le sue figurine in eterno movimento palazzi e metropolitane, come ad esempio l’opera Tuttotondo sul muro del convento di Sant’Antonio a Pisa.

Coltissimo e convinto di non essere altro che l’anello di una catena, con i suoi omini Keith Haring, About Art [Very Art] CorriereAl 3stilizzati, uniti e rincorrentisi in un’unica linea senza interruzioni, l’artista ha fotografato la società degli anni ’80 illustrando un mondo tutto suo, visionario e ricco di simboli, messaggi e presagi.

Amico e frequentatore di pop star come la cantante Madonna, Haring ha attinto dalla pop art di Warhol e Lichtenstein andando ben più a ritroso nella classicità, visitando i musei di tutto il mondo, approfondendo lo studio della storia dell’arte e della semiologia, con Umberto Eco.

Haring ha cercato ed è riuscito nell’intento di scavare nel profondo, suscitando con le sue immagini apparentemente semplici grandi emozioni e forti rimandi.

E’ considerato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua è stata un’espressione di controcultura, socialmente e politicamente impegnata a porre in risalto alcuni temi come la droga, il razzismo, l’Aids, la minaccia nucleare, l’alienazione giovanile, la discriminazione delle minoranze, l’arroganza del potere.

Ha partecipato ed espresso un sentire collettivo, diventando un’icona come artista e come attivista globale.
L’arte è stata tradotta da Haring in un linguaggio universale, a testimonianza di una verità interiore che pone al centro l’esistenza umana e la condizione sociale ed individuale.

‘Il mio contributo al mondo è la mia abilità nel disegnare. Dipingere è ancora sostanzialmente la stessa identica cosa che fu nella preistoria. Riunisce l’uomo e il mondo. Vive nella magia’.

Keith Haring, About Art [Very Art] CorriereAl 2I soggetti delle sue opere sono vari: figure antropomorfe, personaggi dei fumetti ed i celebri radiant boys, i ‘bambini raggianti’, figure umanoidi che danzano, si abbracciano, fanno l’amore.

Anche la musica e la danza hanno influenzato la sua arte, come l’hip hop, la break dance e l’electric boogie. Haring dipinge soprattutto all’inizio su materiale povero, tipo tele di vinile, su carta nera con il gesso bianco, su plastica e su metallo, utilizzando anche oggetti da scarto, e materiali di recupero. I colori più usati sono il giallo, il verde, il blu e il rosso, sempre delimitati da una spessa linea nera. Non usa riflessi, ombre e luci. Sulla scena domina sempre e solo la figura.

Negli anni a seguire inizia a dipingere su tela (1985) e ad esporre le sue opere alla Biennale di Parigi. In questo periodo, per lui molto frenetico realizza e distribuisce 20.000 manifesti per la libertà in Sud Africa e disegna quattro orologi Swatch Usa. Nel 1986 apre a New York il suo grande negozio, Pop Shop. In questo modo la sua arte diviene accessibile a tutti e facente parte del quotidiano di ognuno di noi, proprio come lui desiderava. Nel 1988 gli viene diagnosticato l’Aids e muore nel 1990, universalmente conosciuto e facente parte della storia dell’arte.

La mostra milanese aperta fino al 18 giugno è curata da Gianni Mercurio e presenta Keith Haring, About Art [Very Art] CorriereAl 1110 opere. La rassegna propone un approccio inedito, affiancando alle opere dell’artista quelle di artisti famosi di epoche e movimenti ai quali si è ispirato, dall’arte antica ai maestri del Novecento (Picasso, Pollock, Jasper Johns e Paul Klee).

Il risultato è una sintesi narrativa degli archetipi della tradizione classica di arte tribale, di cartoonism, di linguaggi del suo tempo. L’opera simbolo della mostra è Unfinished Painting – 1989, una delle poche opere di Haring con un titolo. Qui l’artista vuole esprimere la concezione ciclica dell’arte e della vita, dove non c’è inizio e non c’è fine e dove tutto si rigenera.

Quando scopre la sua malattia, conscio del destino di morte che lo attende Haring lavora instancabilmente, trovando dentro di sè una grandissima energia: nella consapevolezza di lasciare qualcosa che sarebbe stata ripresa da altri.