Auguri [Lo Straniero]

Marenzana 2di Angelo Marenzana

 
Troppo spesso, affiora una strana sensazione nell’assistere all’evolversi di una società che appare sempre più governata da una patologica avidità. Come una grande Gotham o una Sin City avvolta dalla nebbia. Dove il tentativo di voltare pagina per affidare le chiavi di un reame malato a una più giovane stirpe di regnanti, altro non abbia prodotto che un nuovo allevamento di polli assetati di comando e privi di conoscenze.

Troppo spesso, la sensazione non è quella di essere governati da credibili modelli e appassionati ideali che si confrontano con la complessità del nostro mondo reale, ma (per colpa di un brusco salto all’indietro di un secolo) di essere ancora rappresentati dai disegni di George Grosz con la pingue classe politica corrotta e i banchieri (altrettanto pingui) con il cilindro in testa, svastiche al braccio, carri armati in movimento e banconote al vento. Ma soprattutto con le facce da maiali.

Troppo spesso, la sensazione è di non riuscire a distinguere l’ingordigia di un potere a groszvolte impalpabile dalla passività dei miserabili che rifiutando la propria umiliante condizione preferiscono reggere la coda ai propri aguzzini e alla loro servitù riconoscendo ai nobili di palazzo il diritto di essere tali.

Troppo spesso, la sensazione è che la verità della guerra e dello sfruttamento generalizzato ci stia sfuggendo di mano complice ignoranza e cecità. Al punto da non riconoscerne nemmeno più l’esistenza.
Troppo spesso, la sensazione è che si viva in una coltre di confusione voluta, costruita ad hoc, complice l’affarismo sfrenato, l’informazione servile, la giustizia ballerina, la retorica ufficiale e il buonismo dei benpensanti.
Troppo spesso, la sensazione è che abbiamo bisogno di auguri veri, profondi e sentiti non solo a Capodanno, ma per riuscire ad andare avanti ogni giorno.