Buzzi Langhi: “Ad Alessandria serve un cambio di marcia: un centro destra ringiovanito vincerà. Primarie per il candidato sindaco? Perché no…”

buzzi-langhi“Alessandria ha certamente bisogno di un cambio di marcia, che può arrivare solo con una nuova guida politica. Il centro destra può farcela, se si presenta unito, con un programma concreto e con volti convincenti. Le primarie? Perché no! Io? Ho deciso di impegnarmi a tempo pieno in politica per i prossimi sei mesi: poi vedremo”.

Davide Buzzi Langhi è, da pochi giorni, il nuovo capogruppo di Forza Italia a Palazzo Rosso, dopo le dimissioni dell’ex sindaco Fabbio, e parte con le idee chiare: “sono il più giovane tra i quattro componenti del gruppo (Emanuele Locci rimane nel gruppo Pdl-Fdi, ndr), e avermi affidato questo ruolo, in sostituzione di una persona di grande esperienza come Piercarlo Fabbio, è certamente un segnale di rinnovamento. Non sarà l’unico, perché davvero dobbiamo sapere interpretare, nei prossimi mesi e in campagna elettorale, l’esigenza di rinnovamento degli alessandrini, in una direzione però che non sia un salto nel buio, o verso la protesta: ci vuole invece un programma di governo, e una spinta che riporti ad Alessandria prima di tutto quella vitalità economica ed occupazionale che è alla base della salute di una comunità, oggi più che mai”.

Dal ponte Meier (il cui progetto partì proprio, vent’anni fa, da un’idea del sindaco Francesca Calvo, mamma di Davide Buzzi Langhi) alla multiutility, passando per la viabilità e la sicurezza, proviamo allora a capire quanto l’Alessandria di oggi piace all’attuale capogruppo di Forza Italia, e cosa farebbe per migliorarla.

 
Consigliere Buzzi Langhi, anzi presidente come vi chiamate tra voi Piccadilly Barcapogruppo, cosa serve davvero oggi ad Alessandria per cambiare marcia?
Servono tante cose, e non tutte dipendono dagli amministratori di Palazzo Rosso: questo credo sia evidente a tutti. Ma che l’attuale giunta di centro sinistra in questi anni abbia fatto davvero poco o nulla, nascondendosi ad oltranza dietro il dissesto, mi pare evidente. Le faccio un esempio concretissimo: arrivo ora da una commissione sui cosiddetti ecomostri della stazione, ossia Piccadilly, Zerbino e Cangiassi. Ebbene: le pare possibile che, dopo quattro anni e mezzo e vari passaggi anche piuttosto risibili (come la decisione di affidare la messa a punto di un bando di gara ad una società di Torino, come se in comune non ci fossero le competenze necessarie), si sia ancora lì a discutere di nuovi bandi e di ipotesi di riutilizzo o di abbattimento, senza tempi certi? Ma dove siamo? Ed è tutto così in città, gli alessandrini lo sanno bene: i giardini della stazione un tempo erano il nostro fiore all’occhiello, ben tenuti e frequentati da studenti e famiglie. Sono stato di recente a Parma, e là è ancora così: aree verdi pubbliche vitali e ben frequentate. Qui da noi solo tossici e stranieri che si ubriacano e dormono dove possono. Di nuovo chiedo: ma perché?

 
Adesso un po’ di strade le stanno asfaltando…
E certo, in campagna elettorale un po’ di strade asfaltate sono il minimo, insieme magari a qualche investimento sui media locali: ma non è così che si risolvono i problemi strutturali.

ponte-meier-notteIl ponte Meier però è bello…
Bellissimo, e sono stato tra i primi a congratularmi col sindaco. Però un ponte da solo non basta, non fa certo da traino all’economia. E poi sappiamo tutti che quel progetto viene da lontano, e che se ci sono due nomi che andrebbero citati come fondamentali, sono quelli di Francesca Calvo e di Pier Carlo Fabbio: la prima, mia mamma, perché ha tenacemente, e quasi in maniera solitaria, voluto fortemente quel progetto (vent’anni fa davvero innovativo), e Fabbio perché comunque in quell’agosto 2010 prese la decisione, saggia ma tutt’altro che condivisa da tutti, di abbattere il ponte Cittadella. E anche la recente piena del Tanaro ha dimostrato che fece la scelta giusta.

Lei vent’anni fa era un ragazzo: cosa ricorda di quegli anni, in cui Ponte CittadellaFrancesca Calvo volle fortissimamente il progetto del nuovo ponte?
Ricordo che in tanti non capirono, e remarono contro: del resto in quegli anni contro Francesca Calvo e contro la Lega c’era tutta la classe dirigente della prima repubblica: Dc, Psi, e naturalmente soprattutto Pci. Tutti o quasi contrari ad un’opera moderna, che invece mia mamma (mi scusi, ma mi viene naturale parlarne così) vedeva come uno scatto di modernità di Alessandria verso il futuro, e un modo per ‘dominare’ il Tanaro, dopo il disastro dell’alluvione del 1994.

Calvo FrancescaMa veniamoci a oggi Buzzi Langhi: chiamare il ponte Calvo (magari senza vergognarsene, come oggi succede con la biblioteca, ndr) ci sembra il minimo: succederà?
Me lo auguro, con il sindaco Rossa, al di là delle divergenze politiche, di questo punto abbiamo già discusso, e mi pare che l’intenzione ci sia. Peraltro sarebbe di cattivo gusto che fossi io ad insistere: decida chi di competenza.

Però, lo diceva anche lei, un ponte non basta: Alessandria oggi soffre, è una città di anziani, in cui l’economia arranca. Dobbiamo rassegnarci ad essere un dormitorio, con alcuni grandi centri commerciali in periferia dove rifornirci di merce? Se non addirittura on line, tramite Amazon e affini..
Questo è un punto dirimente, davvero. Il commercio cittadino, quello delle vie del centro e non solo, e l’economia legata in generale ai locali pubblici, diurni e anche serali, va stimolata e aiutata, anziché penalizzarla. Lo dico da ex assessore al Commercio (negli ultimi sei mesi del mandato del sindaco Fabbio, ndr), ma soprattutto da persona che a lungo ha operato nel settore dell’intrattenimento, anche se in questo momento, e almeno per un po’, ho deciso di prendermi una pausa. Mi pare che le due principali Corso Romaassociazioni del commercio, Ascom e Confesercenti, in questi anni ce la stiano mettendo tutta, e meritino il massimo plauso, e aiuto. Lo stesso dinamismo e la stessa voglia di fare non l’ho percepita in questa giunta: anzi, da un anno a questa parte sembra proprio che abbiano delegato in toto ogni attività di progettazione alle associazioni stesse. Dicendo praticamente ‘arrangiatevi, fate voi, noi ci accodiamo’. Ma il compito della mano pubblica è quello di dare un indirizzo strategico, e di creare le condizioni perché i privati possano operare. Diciamo che c’è molta strada da fare: e che nuovi regolamenti anche recenti, sul fronte dei locali che lavorano la sera, certamente non sembrano fatti per stimolare, ma per reprimere quel comparto dell’economia. Errore clamoroso: pensi che tante città straniere ormai, a partire da Londra, hanno addirittura ‘il sindaco della notte’, ossia un amministratore pubblico che coordina l’insieme dei progetti e delle attività, mettendole a fattor comune….

cittadella-piazza-darmiQui è un po’ diverso…
Altro che. Alessandria è una città dove, se vuoi fare un’iniziativa in Cittadella, non sai a chi rivolgerti. O meglio: devi affidarti al tam tam, e agli amici degli amici. Come fossimo un paesone insomma, in cui le strutture pubbliche sono in mano ai soliti noti. Non faccio nomi, tanto li sappiamo tutti. Il risultato è che, non si capisce con quale criterio, ci sono iniziative che vengono autorizzate, e altre no. E soprattutto non si sviluppa una filiera, non si produce valore. Davvero tutto da rifare.

Non le piace neppure la gestione della multiutility?Amag gruppo
L’idea in sé potrebbe anche essere buona: ma alla fine che cos’hanno fatto in questi anni, se non costruire una nuova scatola, dentro cui hanno messo tutte le vecchie scatole precedenti, con i loro difetti di partenza? Mi pare evidente che manca una visione strategica: è chiaro che non puoi pensare che il trasporto pubblico si sorregga da solo, ma la filiera dei rifiuti invece, se opportunamente organizzata, è dimostrato che in piedi può starci eccome. Certo, se neppure riesci ad assicurare le discariche in maniera adeguata, è dura. Mi spiace citare di nuovo Francesca Calvo, ma ricordo che a quell’epoca una multiutility c’era, anche se magari non andava ancora di moda chiamarla così. Aspal infatti gestiva farmacie, mense e cultura, cioè il teatro. Ebbene: le farmacie guadagnavano, le mense stavano in piedi, mentre il teatro perdeva sì, ma complessivamente i conti di Aspal tornavano. Poi venne il centro sinistra, la multiutility fu smontata, e i risultati conseguenti sono noti. Oggi dobbiamo guardare avanti, ma con quale progetto? Questa giunta non l’ha ancora chiarito.

Parliamo di centro destra però, Buzzi Langhi: ce la farete ad arrivare alle elezioni di primavera con un candidato unico, o tana liberi tutti, e ognun per sé?
Ma no, non scherziamo: non voglio sostituirmi ai diversi segretari provinciali e cittadini che da mesi si stanno confrontando, ma neppure voglio prendere in considerazione l’ipotesi di andare alle elezioni in ordine sparso: faremmo un enorme regalo a Rita Rossa, e ai 5 Stelle. Mentre rimango convinto che la maggioranza degli alessandrini sia moderata, e di centro destra. Certo, dobbiamo presentare ad inizio anno un programma condiviso e chiaro, e trovare una convergenza su un candidato o candidata di qualità, con una squadra forte.

ElezioniSceglieranno le segreterie di partito, o l’ipotesi primarie, caldeggiata ad esempio da Barosini e Locci, può funzionare?
L’importante è che si trovi una soluzione condivisa, e di prestigio, per poi partire tutti insieme con la campagna elettorale. Il centro destra non ha mai fatto ricorso alle primarie, ma a me personalmente lo strumento non spaventa, e non dispiace. Certamente le sapremmo organizzare come si deve, e avremmo una partecipazione reale.

Ma lei, Buzzi Langhi, in quel caso si candiderebbe?
Perché no? Ripeto: se dovessimo farle, dovrebbero essere primarie vere, e dovremmo crederci davvero. In ogni caso, per i prossimi sei mesi ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla politica cittadina, perché credo che Alessandria abbia davvero bisogno di una mano, in questo momento.

Ettore Grassano