Continua il ‘botta e risposta’ tra i vertici di Città del Bio, e alcuni amministratori e produttori locali del Biodistretto Terre del Giarolo che, al contrario dei loro colleghi del Monferrato sia acquese che casalese, sembrano vedere nel progetto più ombre che luci.
“Non comprendo le ragioni per cui il signor Grattone, Presidente del Consorzio Montebore, sostenga che non è mai stato contattato da Città del Bio. Sono stato – a mai da solo – almeno due volte presso il suo laboratorio. Con lui siamo andati a trovare il Prof. Antoniotto Guidobono Cavalchini, perché su sollecitazione del presidente Roberto Grattone abbiamo cercato – ed ottenuto – la messa a disposizione dell’impianto di allevamento caprino di Borgo Adorno. Ovviamente era necessario strutturare una ATI con imprenditori che avessero le caratteristiche di allevatori e soprattutto che rispondessero alle richieste del bando pubblico dell’Università di Milano, proprietaria degli impianti. Per correttezza lascio al Sig. Grattone di eventualmente spiegare perché si è deciso insieme che la sua cooperativa non fosse inserita nell’ATI”.
Questo ha precisato il segretario di Città del Bio, Luigi Massa a margine delle affermazioni pubblicamente fatte dal Presidente del Consorzio del Montebore.
“L’acquisizione di Borgo Adorno e il suo – auspichiamo possibile – rilancio, ha lo scopo di poter realizzare una struttura in grado di fornire il latte ai piccoli caseifici del territorio. Ovviamente a tutti e non solo ad uno. E ciò perché, come ci venne segnalato proprio dal presidente del Consorzio, il problema principale era quello di garantire regolari forniture della materia prima a chi produceva formaggio in zona. Sempre che gli studi che i tecnici compiranno su Borgo Adorno, non appena ne avremo la disponibilità, consentano, con investimenti ragionevoli e compatibili, di non ospitare nei tre capannoni, solo l’allevamento caprino, essendo che il Montebore, come noto, è realizzato con latte vaccino e pecorino”.