Strevi è un’affascinante denominazione della Provincia di Alessandria; la D.O.C. è stata istituita poco piú di dieci anni fa, ma la tipologia di vino cui fa riferimento è di ben piú strutturata tradizione.
La produzione è limitata al Comune di Strevi e ai sette Comuni che confinano col suo territorio: Acqui Terme, Cassine, Morsasco, Orsara Bormida, Ricaldone, Rivalta Bormida, Visone. Sia le vigne sia tutte le strutture destinate alla vinificazione devono trovarsi nell’area di competenza di questi Comuni.
Il vino si produce unicamente da Moscato Bianco. I Moscati sono un’amplissima famiglia di uve aromatiche, e quello Bianco è certamente il piú diffuso in Italia; pare sia giunto nella nostra Penisola da quella greca (anche se nell’ultimo periodo molti vitigni che si davano per greci d’origine si stanno scoprendo di diversa derivazione, e dunque anche sul Moscato non giuro perché rischio di essermi perso l’ultimissimo aggiornamento), e presenta diversi parenti stretti sparsi per il Mediterraneo – Muscat de Frontignan, Moscatel Menudo Blanco, Moscati greci, ecc. –; esiste poi una discreta quantità di diversi biotipi anche del solo Moscato Bianco già in Italia stessa, nei quali tutti si conservano le caratteristiche generali ma che presentano ognuno tipicità particolari: il Moscato dell’Oltrepò e quello valdostano, i Moscati di Noto e Siracusa e quello sardo, il Moscato di Terracina, il Moscatello Selvatico pugliese e ilcinese; per non parlare poi di Moscati totalmente diversi dal Moscato Bianco, come il Moscato Giallo e lo Zibibbo.
Si tratta, insomma, di un mondo variegato e ricchissimo, che è in grado con le sue espressioni di altissima qualità di bilanciare gli usi banali e sciatti che tanto spesso si fanno di quest’uva stessa e che molto condizionano il modo in cui i vini da essa ricavati sono troppo sovente considerati dal pubblico: di questo si ha in Piemonte un’espressione notevolissima nel Moscato d’Asti, tipologia di cui esistono versioni industriali turpi e vergognose e versioni invece di sentimento e d’emozione purissimi.
Ammesso di apprezzare il genere, è difficile trovare uno Strevi davvero cattivo perché la produzione è molto limitata. Il vino si produce esclusivamente in versione dolce, e mi piace parlarne in questo inizio di dicembre quando s’inizia a mettere a punto il menu per i pranzi festivi (a questo proposito, raccomando di cuore l’abbinamento principe delle Feste: il Moscato d’Asti Spumante abbinato ai tipici dolci natalizî dai piú impastamenti e lievitazioni, o semplicemente al tempo da passare in salotto fra il pranzo e la mezzanotte); l’appassimento delle uve avviene in appositi graticci o cassette, e sono richiesti almeno due anni prima dell’immissione in commercio.
Si serva il vino a 8°C in minuti tulipani dall’imboccatura svasata, e se ne apprezzi il prezioso sembiante dorato e consistente. I profumi saranno altrettanto dolci e preziosi: a chi vi abbia passato l’infanzia, faranno ricordare un giardino mediterraneo da cui una pioggia gentile sollevi i profumi di un cespuglio di salvia e di un’infiorescenza di melangolo. In bocca morbidezza e dolcezza attraversate da freschezza, con memorie di cedro candito e nocciola.
Gli abbinamenti si lasciano alla fantasia del sentimento: ricciarelli senesi, amaretti alessandrini morbidi con crema noisette, torroncino al latte, caprino dolce con granella di pistacchio, semifreddo alla lavanda.
Mi permetto di suggerire un abbinamento territoriale con la tipica langarola torta di nocciole senza farina, con l’impiego della Nocciola Piemonte I.G.P. – anche nota come “Tonda Gentile” –. Per quanto l’impianto sconsiderato di nuovi noccioleti rischi di stravolgere il paesaggio monferrino, non si può negare che le coltivazioni storiche di questo prodotto siano una ricchezza inestimabile del Basso Piemonte – e non solo –; coltivate in alcune aree delle Province di Alessandria e Asti e Cuneo ad altitudini comprese fra i centocinquanta e i settecentocinquanta metri, queste nocciole si caratterizzano per la foggia tondeggiante e per il limitato spessore del guscio; il seme ha un aroma intenso e un gusto delicato. Si prepari la torta con solo tre ingredienti: nocciole, zucchero, uova; si aggiunga un pizzico di sale; per quanto mi pianga il cuore, bisogna escludere per l’abbinamento col nostro vino l’aggiunta – altrimenti sublime – dello zabaione: ma si può aggiungere, se piace, un miele di rododendro d’alpeggio.