Quello che porterà in scena venerdì 4 novembre, al teatro San Francesco di Alessandria, sarà un testo dal tono dolceamaro, che spazia dalla risata liberatoria, al momento più serio e riflessivo, al ricordo degli amori sbagliati fino alla paura della solitudine e della vecchiaia, il tutto legato da un «filo conduttore sotterraneo di cui il pubblico non si accorge se non perché cambia emozione». Anna Mazzamauro racconta di sé, della vita e degli esordi cinematografici, ma si spinge anche oltre, interpretando personaggi reali (come Anna Magnani) e di fantasia (una trans chiamata Desideria, una massaia a cui hanno ucciso la figlia, ispirata alla mamma di Melania Rea, e una vittima di stupro), dimostrando tutta la sua poliedricità attraverso canzoni e passi di danza sulle note appositamente composte da Amedeo Minghi.
L’attrice romana, dalla simpatia dirompente, ci parla con estrema autenticità e (auto)ironia del testo teatrale, dei suoi progetti futuri e di un inedito quanto inatteso legame con Alessandria.
Sgomberiamo subito il campo dal personaggio più ingombrante (se così si può definire) della sua carriera: la signorina Silvani. Cosa le ha lasciato? Le è affezionata?
Diciamo che ho un rapporto di amore e odio con quella merdaccia schifosa! Scherzo, ovviamente. Ho un rapporto di amore perché mi ha dato una certa riconoscibilità, anche se non è dovuta solo a lei perché sono davvero tanti anni che faccio teatro (penso a Cyrano de Bergerac, Neil Simon, lo spettacolo su Anna Magnani). Ho un rapporto di odio, anche se la parola odio è un’esagerazione, perché mi ha etichettata, o meglio, mi ha incorniciata e molti pensano che io sia soprattutto la Signorina Silvani. Questa cosa oggi mi fa sorridere, ma all’inizio mi infastidiva: io non sono la Silvani, sono molto peggio (ride n.d.r.). Non rinnego nulla, ben vengano i Fantozzi, magari ne facessimo un altro! Però, se penso che da ragazzina sognavo di fare ‘Via col Vento’ ed essere la nuova Rossella O’Hara … dai, allontaniamola per un attimo la Silvani, andiamo avanti.
Dalle recensioni di ‘Nuda e Cruda’ si evince che questo spettacolo non è solamente comico, ma ha un doppio registro: uno ironico e l’altro più serio e drammatico. Qual è la ragione di questa scelta drammaturgica?
Intanto la scelta è automatica perché l’ho scritto io il testo, mi devo voler bene per forza e accettare le mie decisioni. A parte gli scherzi, quando scrivo mi siedo idealmente in platea e mi identifico col pubblico: mi annoierei a vedere uno spettacolo solo comico, così come mi annoierei se fosse solo sentimentale, o soltanto drammatico. In un contesto teatrale amo dare un cazzotto nella pancia e una pugnalata, sempre allo stomaco (mai alla schiena), oppure al cuore, facendo seguire a questa pugnala una grande risata, di quelle che ti riempiono l’anima. Ciò che è importante a teatro è emozionare il pubblico e se non ti emozioni tu per primo è difficile conquistarlo. In questo andirivieni di emozioni, gli spettatori si abbandonano ad esse così come accade nella vita. In fondo l’esistenza di ciascuno di noi è fatta di tante cose, alcune felici, altre meno, di emozioni grandi o piccole. Andare a fare la spesa, per esempio, non si può definire una grande emozione, eppure io adoro farlo, provo un piacere satanico nel comporre il mio carrello. I miei gusti, che si esprimo attraverso la scelta del cibo, sono emozioni; quando prendo le uova grandi e fresche le sento già, le assaporo e penso ‘oh che bella frittata!’, invece quando compro i fagiolini penso con rammarico che li dovrò pulire … tu mi dirai ‘ma che cavolo me stai a racconta’?’ Ciò che intendo è che le emozioni, grandi o piccole che siano, sono quelle che costituiscono la vita e quindi voglio portarle sul palcoscenico.
Porta in scena Nuda e Cruda da ormai tre anni. Cosa si prova a lavorare così a lungo su un testo teatrale? Non teme di diventarne prigioniera o di annoiarsi?
Sono più di tre anni, questo è il quarto. Annoiarmi io? No, quando mai! Questo tipo di spettacolo mi permette sempre di scrivere un monologo nuovo e inserirlo, per cui vivo ogni volta la sensazione di una prima. Comunque, per non annoiarmi – ride – ho appena finito il nuovo cinepanettone con Christian De Sica, film scritto e diretto da Fausto Brizzi che uscirà il dieci dicembre e si intitola ‘Poveri ma ricchi’. Quando me lo hanno proposto ho pensato ‘Madonna, ora me tocca fa’ la cozza in contrapposizione ad una bellissima con le tettone’, invece è molto carino perché non è il solito cinepanettone, racconta la storia di una famiglia che da poverissima diventa improvvisamente molto ricca e, non sapendo gestire questa nuova condizione, alla fine ritornano poveri. Dopo la tournée di ‘Nuda e Cruda’, a febbraio porterò in scena la commedia di un autore francese, di cui ho curato l’adattamento, che si intitola ‘Divina’ .. l’ho dovuta fa’ per forza con un titolo così!
Senti, ma posso farti io una domanda? Tu sei di Alessandria? Perché sai io ho sposato un mandrogno.
Ah, davvero?
Sì! Ma l’ho lasciato dopo sei anni – ride – comunque mi ha regalato una figlia bellissima.
Non lo sapevo, questo è davvero un scoop che mi regala. Tornando a ‘Nuda e Cruda’, essendone anche autrice, quanto ne è orgogliosa?
Lo sono ogni sera, anche se non in maniera definitiva. Soprattutto sono orgogliosa di poter raccontare quello che provo.
Un’ultima curiosità: cosa fa prima di entrare in scena?
Sono in preda al panico. Prima di salire sul palco prendo per mano i tecnici e il musicista che mi accompagna in scena, Sasà Calabrese, e tutti insieme diciamo ‘uno, due e tre: merda, merda, merda!’ e poi ci tocchiamo le chiappe che porta sempre bene. Anche se loro fanno fatica perché le mie sono un po’ basse (ride, n.d.r.).
‘Nuda e Cruda’ fa parte della stagione teatrale SIPARIO M.AR.T.(E)., realizzata grazie al Comune e l’Assessorato ai Beni e Politiche Culturali di Alessandria, Fondazione Piemonte dal Vivo, Corto Circuito Piemonte, CRAL, CRT e AMAG.
Direzione Artistica Compagnia Teatrale Stregatti
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Grazie a Matteo Bottino per la preziosa collaborazione nella realizzazione dell’intervista.
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