Pozzi (Cgil): “Nell’economia 4.0 il Piemonte continuerà ad essere protagonista, ma servono nuove tutele”. E su Palazzo Rosso…..

Pozzi MassimoLa provincia di Alessandria, per la prima volta da quarant’anni a questa parte, non ha un assessore nella giunta della Regione Piemonte. In compenso però (ma si tratta di partite diverse, d’accordo) sono alessandrini ben 2 dei tre segretari regionali dei sindacati confederali: precisamente Alessio Ferraris (novese, in realtà) della Cisl, e Piermassimo Pozzi della Cgil.

Quest’ultimo, alessandrino doc, è segretario generale della Cgil Piemonte da alcuni mesi, dopo 9 anni in segreteria regionale, e prima una lunga esperienza alessandrina. Lo abbiamo ‘intercettato’ proprio alla Camera del Lavoro di via Cavour, a margine di una serie di riunioni operative, per farci raccontare ‘che aria tira’ nel mondo del lavoro a livello regionale e non solo, e per capire se davvero l’alessandrino rappresenta ‘la Cenerentola’ del Piemonte: oppure semplicemente ogni tanto siamo vittime della ‘sindrome di Tafazzi’? E ancora, qual è la posizione ufficiale della Cgil rispetto al referendum prossimo venturo sulle riforme costituzionali, e quale sarà il suo atteggiamento durante la ‘corsa’ di primavera per la conquista di Palazzo Rosso. Pozzi è persona diplomatica e prudente, analizza le situazioni più che emettere sentenze: ma ne emerge comunque un quadro articolato sulla situazione occupazionale, e anche comunque un giudizio chiaro sul percorso amministrativo del capoluogo degli ultimi anni.

 

Segretario Pozzi, partiamo dal quadro generale dell’economia Fabbrica 1piemontese: il malato come sta? Migliora, o si cronicizza?
La situazione è composita: dal 2008 al 2015 il Piemonte ha perso 12 punti di Pil, contro gli 8 della media nazionale. Ma questo non deve portarci fuori strada: il Piemonte rimane comunque una delle regioni trainanti del paese, sul fronte produttivo, sia che si parli di industria che di manifattura. Certo, il passo indietro di Fiat ha pesato, come pure ci sono state sul territorio alcune crisi di peso: tuttavia l’anima industriale del Piemonte non è morta, tutt’altro. Anzi, abbiamo saputo sostituire alcuni ‘pezzi’ del sistema produttivo tradizionale con nuove attività fortemente orientato ai servizi, all’innovazione tecnologica, in parte anche al turismo, e ad un’economia dell’accoglienza.

Un conto però è Torino, altro il resto del Piemonte….
Verissimo. Torino, come provincia, ha pagato alla crisi un conto molto elevato: le percentuali più alte di disoccupazione in regione, ad oggi, le tocchiamo lì. Al contempo però Torino città ha saputo cambiare pelle, evolvere, è davvero oggi sempre più una realtà europea. Ed è anche bella, e attrattiva dal punto di vista del turismo culturale.

Camera del LavoroAlessandria è davvero messo peggio del resto del Piemonte, o abbiamo la sindrome di Cenerentola?
(sorride, ndr) Un po’ di vittimismo forse c’è: nel senso che, dati alla mano, Alessandria come provincia ha luci e ombre, esattamente come Novara, per dire, e comunque forse è messa meglio di Torino. Non dimentichiamo aree di eccellenza, come la chimica e la gomma plastica. E poi l’export, che rimane una voce attiva importantissima.

Segretario, parliamo di questo modello di fabbrica 4.0 di cui tutti ormai fabbrica-4-0tendono a riempirsi la bocca, dal premier in giù: cos’è concretamente, e siamo sicuri che per i lavoratori questo rappresenti un Eldorado?
Mettiamola così, per spiegarci: nel mondo dell’economia produttiva è in corso una rivoluzione su scala mondiale, con cui non resta che confrontarci, e che prevede una profonda innovazione di processo, e di prodotto. Viene chiamata 4.0, perché la terza rivoluzione industriale fu quella basata sull’elettronica, mentre ora si parla appunto di innovazione globale e costante, continua, che vede venir meno anche una serie di ‘paletti’ e di punti di riferimento, come l’orario di lavoro. Il lavoratore moderno è sempre di fatto reperibile, tramite dispositivi come smartphone, portatili, connessioni di rete. Quando ha diritto a ‘staccare’? Quando sta facendo straordinario, e come si fa a riconoscerglielo? Siamo ad una nuova frontiera dei diritti del lavoro, che riguarda tutto l’Occidente. Non a caso proprio negli Stati Uniti si parla ormai di tariffari minimi orari ormai molto alti, e inderogabili.

pozzi-2Quella però è un’economia dinamica e ‘feroce’, basata su una forte competizione fra le persone, e su uno spiccato ‘fai da te’ in ogni campo, dalla sanità alla scuola: qui da noi che succederà? E che ne sarà dei tanti lavoratori non iper specializzati che resteranno senza lavoro senza aver maturato i requisiti per la pensione?
Questi sono temi che il sindacato pone con forza su tutti i tavoli, a livello nazionale e locale. Si pone una questione enorme, con la nuova economia 4.0: ed è quello della riduzione della forza lavoro necessaria (e molto specializzata) al sistema produttivo, e quindi della redistribuzione delle risorse a favore anche di tutti gli altri. Chi pagherà nei prossimi anni il welfare, inteso appunto come sanità, scuola, previdenza, servizi sociali? Un’ipotesi allo studio è una sorta di tassa sull’innovazione, sui robot per intenderci: ma chiaramente si tratta di un tema in forte evoluzione,che sarà oggetto di confronti ampi e approfonditi.

Torniamo al Piemonte, e al 2017: cosa vi aspettate, dal vostro osservatorio?
L’incertezza è forte. Nel 2015 una complessiva, sia pur limitata riduzione della disoccupazione c’è stata, ma aspettiamo i dati del 2016 per poter avere un quadro più aggiornato. Certamente emerge un dato allarmante, e da regolamentare, riguardo ai voucher: nel 2015 ne sono stati utilizzati, in Piemonte 9 milioni e 440 mila da 10 euro l’uno. Da un lato questo ha consentito l’emersione di una parte di ‘sommerso’, ma dall’altro in molti settori (non solo agricoltura, ma servizi, ristorazione, lavori domestici) il voucher rappresenta il ‘parafulmine’ rispetto allo stesso ‘nero’: nel senso che ne diventa la minima componente legale. Se poi i voucher si affiancano ad un calo sistematico dei contratti atipici, allora viene da pensare che il passo sia indietro, e non in avanti.

Segretario Pozzi, il referendum del 4 dicembre è attesissimo, Referendum sì nosovraccarico di significati anche politici. La Cgil come si comporterà in queste settimane?
La Cgil non partecipa a comitati referendari, ma ha reso noto che la posizione ufficiale del sindacato è per il no. Ovviamente ci sono singoli dirigenti, e singoli iscritti, che legittimamente la pensano in modo diverso. Aggiungo solo che forse sarebbe stato più saggio ‘spacchettare’ il referendum in diversi quesiti.

Comune Alessandria basso altoLa prossima primavera si voterà per eleggere il nuovo sindaco di Alessandria. Nel 2012 i sindacati non furono certamente neutrali: ricordiamo tutti una ‘fiaccolata’ carica anche di significati politici. Nel 2017 prenderete una posizione altrettanto netta?
E’ una domanda da girare agli organismi provinciali, naturalmente. Ma sono alessandrino, e non nascondo un giudizio: so che i cittadini, in questi anni, hanno pagato un conto salato per il dissesto, però mi sembra un dato di fatto che questa amministrazione ha affrontato una situazione difficilissima, ed è stata ai patti. Ossia è riuscita a risanare ente e sistema delle partecipate, senza far pagare ai lavoratori un conto molto più ‘salato’, come pure ad un certo punto pareva fosse inevitabile. Di questo credo vada dato atto alla giunta e alla maggioranza uscenti.

Ettore Grassano