Come ormai quasi tutti sanno, quest’anno il teatro Comunale riaprirà in modo continuo con una stagione teatrale, anzi più stagioni teatrali, nella sala Ferrero, in collegamento anche con il teatro San Francesco.
Ma probabilmente pochi sanno che al Comunale, oltre agli spettacoli, ci saranno, nella sala Foà, corsi teatrali di dieci incontri ciascuno, condotti da Ombretta Zaglio, intitolati ‘La palestra delle emozioni’, che cominceranno con delle lezioni di prova il 17 e 19 ottobre (per informazioni e iscrizioni www.teatrodelrimbalzo.it e info@teatrodelrimbalzo.it).
Sono corsi per bambini e per adulti, di lettura espressiva, sulle fiabe, sulla narrazione e sull’espressione corporea. Una varietà che corrisponde alle conoscenze e alle esperienze di chi i corsi li conduce.
È anche per questo, ma non solo, che ho chiesto a Ombretta di incontrarci per parlare della sua attività.
Ci vediamo al Chiringuito dove Ombretta, tra un bicchiere di vino e un piatto di acciughe, nell’ora e mezza che stiamo lì, mi racconta la sua carriera o, per meglio dire, qualche pezzo della sua vita. La sua maternità molto giovane, i successivi quattro anni di lavoro da impiegata e poi la scelta, appena laureata in lettere, di lasciare il lavoro sicuro per provare l’avventura teatrale.
Due anni prima di questa sua scelta definitiva era nato il Teatro del Rimbalzo, grazie soprattutto a Giorgio Boccassi, che aveva riunito in quel progetto un gruppo di giovani eterogeneo e pieno di interessi che nei decenni a venire, conclusa quell’esperienza teatrale, avrebbe ravvivato, ognuno secondo le proprie inclinazioni, la vita socio-culturale della città, tra cui Nuccio Puleio, Giorgio Penotti, Renato Torti, Claudio Pasero e, appunto, Ombretta Zaglio.
Il 1978, anno della nascita del Teatro del Rimbalzo è anche l’anno dell’apertura del Teatro Comunale, che aveva inizialmente illuso molti operatori teatrali di poter diventare la casa del teatro di tutti. Ma si sa che dalla teoria alla pratica di mezzo ci sono oceani e il Comunale negli anni a venire apparirà a Ombretta sempre più una fortezza inespugnabile, invece che un’accogliente dimora.
Le storie che mi racconta lei, di promesse non mantenute, di impossibilità di avere un minimo aiuto dalle istituzioni, di parole vuote che servono solo a prendere tempo, di artisti che non sono mai protetti ma al limite, qualcuno, clientelato (con la differenza sostanziale che un artista protetto può crescere mentre uno clientelato si rifugia nella nicchia che si è creato), cerco di riportarle a quegli anni e mi sembra che lo scollamento tra teatro e città nasca proprio lì, dall’incapacità di fare del Comunale una vera e propria casa: fu invece trasformato in una cattedrale, che si apriva e si chiudeva in concomitanza con gli eventi, senza mantenere un rapporto vivo con la vita cittadina.
Come quasi sempre accade nei gruppi, anche il teatro del Rimbalzo dopo qualche anno si divise e ognuno proseguì per la propria strada.
È anche un po’ la fine di un’epoca: dalle speranze forse un po’ illusorie di fare entrare il teatro nella vita della società, di farlo uscire dagli spazi teatrali facendolo rimbalzare tra la gente (da cui il nome Teatro del Rimbalzo), di creare dei collettivi coesi e motivati, si passa agli anni dell’individualismo, agli anni ’80.
E Ombretta, ormai da sola, continua nella sua ricerca.
Come spesso si dice, le difficoltà danno una spinta al cambiamento e così capita a lei che affina la sua professionalità facendo esperienze con i nomi più importanti del teatro di ricerca di quegli anni (Martone, De Bernardinis) e riportando queste esperienze nei suoi spettacoli, proposti sia localmente che a livello nazionale, nei festival più importanti del settore.
Nascono così gli spettacoli multimediali, di narrazione, di fiabe e di espressione corporea. Nasce un luogo, a inizio anni ’90, in via Venezia, che Ombretta trasforma nella sua casa teatrale aperta agli artisti e da cui passano tra gli altri Maurizio Cattelan, Marcido Marcidoris, Laura Curino.
Fino al ’94, quando la casa venne alluvionata dalla piena del Tanaro e chiusa definitivamente e Ombretta si trovò costretta a reinventarsi per l’ennesima volta.
Nacquero negli anni successivi nuovi spettacoli, tra cui ‘Storia di Pia’, ‘Mattia Zurbriggen’ ‘Un cappello Borsalino’ (premio Stregagatto 2004), che ancora oggi fanno parte del suo repertorio.
E poi la crisi economica degli ultimi anni, che aumenta le difficoltà ma non diminuisce la caparbietà che vedo negli occhi energici e dolci nello stesso tempo, o determinati e fragili, se si vogliono usare altre parole; occhi che mi sembrano il sipario alzato sulle umane lotte che ognuno di noi deve affrontare con se stesso e con la realtà.
E allora, mentre ci lasciamo, penso ai trent’anni di cambiamenti epocali del mondo per forza giunti anche fino a qui, in questa landa non deserta ma spesso indifferente e a chi li ha attraversati senza mai rinunciare ai suoi sogni e senza mai tradirli. A un percorso pieno di sforzi ma anche di momenti di entusiasmo e di arricchimento che i corsi teatrali, nella fortezza finalmente espugnata del Comunale, mi paiono il giusto modo di trasmettere agli altri.