Giulia ha bisogno di un sollevatore per l’auto. Il papà: “La curiamo al Gaslini, la sanità in Piemonte è un disastro”

Giulia MangaGiulia ha 13 anni, e disegna benissimo, come il manga qui a lato dimostra. E’ di Alessandria, e fino a non molto tempo fa era anche una calciatrice di ottimo livello, e in generale una sportiva a tutto tondo.

E’ stata fermata, ma solo temporaneamente, da una malattia che la costringe su una carrozzina, ma non ha perso la voglia di lottare, di vivere, di progettare il futuro. A raccontare la sua storia, e il dramma che sta vivendo, è suo papà, Umberto Russo, che non nasconde amarezza, “ma anche incazzatura vera con la sanità alessandrina, e piemontese: lo scriva pure chiaro, qui sta andando tutto a rotoli, e fanno solo chiacchiere”.

A Giulia, invece, servono fatti, e concretezza: “Due anni fa la nostra bambina ha scoperto di avere un tumore spinale: lo abbiamo capito vedendo che perdeva forza nella corsa, e anche nel calciare il pallone. Sono scattati gli accertamenti del caso, ed è arrivata l’amara scoperta. Di lì, il calvario, ma anche per fortuna la grande professionalità dell’Ospedale Gaslini di Genova. Giulia si sta curando lì, ma quando siamo fuori dall’ospedale genovese, e torniamo ad Alessandria, siamo abbandonati al nostro destino”.

Parole pesanti, “ma bisogna dirle – sottolinea Umberto Russo – non per polemica sterile, ma per cercare di smuovere le acque: per Giulia, e per gli altri bambini e bambine come lei, che hanno bisogno della massima attenzione, e invece…”.

Ospedale Cesare ArrigoGiulia ha bisogno urgente di un sollevatore per l’auto, ma il sistema dei servizi socio sanitari piemontesi non ci sente: “Per fortuna si è attivata l’associazione Aquero (servono circa 6 mila euro, e la raccolta fondi sarà completata venerdì 9 settembre, in occasione dell’evento Aperto per Cultura, al gazebo degli Spazzorunners sotto il Municipio di Alessandria, ndr), e la ringraziamo davvero tanto: ma le pare possibile che il servizio pubblico debba essere così deficitario?”.

Non solo: il papà di Giulia denuncia anche la mancanza, presso l’Infantile Cesare Arrigo, di un aspiratore bronchiale: “Lo segnalo comunque, anche se mia figlia non ne ha bisogno. E’ un macchinario che costa intorno ai 22 mila euro, che consente di estrarre il catarro dai bronchi dei bambini che non riescono a espellerlo da soli: e non si può costringerli ad utilizzare quello per gli adulti, sono strumenti diversi”.

In ogni caso, tutte le settimane Giulia e papà Umberto fanno la spola col Gaslini, alla ricerca di quel che in Piemonte non riescono ad avere. “Nelle prossime settimane faremo una nuova risonanza e altri esami, per verificare se il farmaco sperimentale che i medici stanno utilizzando su Giulia e su un altro bimbo, e che dovrebbe ‘attaccare’ in maniera selettiva le sole cellule malate, sta facendo effetto. Speriamo senza effetti collaterali”.

Giulia non molla, questo è certo: e il volontariato alessandrino sta facendo la sua parte. La sanità proviamo a sollecitarla, in attesa di risposte concrete.

E. G.