Aperto per cultura (e per schizofrenia) [Tempi supplementari]

Brioschi Massimodi Massimo Brioschi

 

 

Torno ad Alessandria dopo le ferie e, attraverso la tangenziale, entro nel quartiere Europa, dove abito. Passato di fianco a Panorama, supero, alla destra della prima rotonda, il negozio di gomme e accessori d’auto, poi l’officina, entrambi su costruzioni recenti e, oltre quelli, mi trovo un nuovo capannone commerciale, con l’insegna Penny Market, di fronte alla caserma dei vigili del fuoco.

Un po’ mi stupisco. Siamo a cinquanta metri da Panorama, a trenta dall’In’s, a settanta da un Lidl e da una Unes, per non parlare di tutti gli altri supermercati presenti in città.

Poi cerco di rifletterci. Che i signori Penny abbiano voluto sfidare la concorrenza a viso aperto a me non importa più di tanto, anche se mi spiace che i piccoli negozianti delle vie interne, tra cui anche un altro piccolo supermercato, probabilmente ne avranno a soffrire. Ma forse neanche troppo, ormai. Uno in più o in Penny Alessandria meno non cambia granché. Importa un po’ di più che in quella zona negli ultimi anni siano nate nuove costruzioni in uno spazio che, avevo letto al tempo, avrebbe dovuto diventare un parco, una specie di polmone verde della città.

Almeno questo, mi sembra di ricordare, era l’accordo intorno a cui era stato costruito il centro commerciale Panorama e forse anche intorno a cui erano nate le palazzine di Alessandria 2000 (finite ben oltre il duemila, ma va be’ siamo pur sempre in Italia). Negli anni però il parco non si è mai visto e pian piano, un po’ di soppiatto, lo spazio si sta riempiendo di nuove costruzioni commerciali. Che spero che diano posti di lavoro, ma che mi chiedo se siano così necessarie in una città la cui popolazione tende a decrescere, che è piena di fabbriche dismesse che potrebbero essere riutilizzate, tra l’altro una a pochi metri dal nuovo Penny e che di zone verdi ne ha poche e non particolarmente ampie e di supermercati ne ha invece a iosa.

Una zona commerciale che non può che aumentare le difficoltà dei negozi del centro, che in qualche modo devono reinventare il proprio modo di proporsi.

Aperto per culturaCosì ben venga un aiuto anche teatrale. Con Aperto per cultura di venerdì 9 settembre il teatro entra nei negozi sfitti del centro, grazie all’accordo tra Comune, Ascom e teatro Distinto. Teatro Distinto che, nella figura di Daniel Gol, ha organizzato, scritto e curato la regia dei vari spettacoli di quindici minuti l’uno che verranno ripetuti più volte.

A me piace molto questa iniziativa, perché penso che la cultura non debba essere un’isola lontana dalla vita reale ma debba inserirsi, come un fiume lavico, nelle realtà che la circondano, far parte della vita sociale e se possibile migliorarla o almeno aiutare a rifletterci su. E che il Comune (in particolare l’assessorato alla cultura) abbia preso questa iniziativa, insieme all’associazione commercianti e a un’associazione culturale locale mi pare proprio un’ottima cosa.

Tra l’alto Daniel Gol ha una professionalità ampia, ha studiato anche all’estero e all’estero ha portato i suoi spettacoli e poi è tornato qui a mettere in pratica le esperienze che ha fatto ed è quindi un bell’esempio di una ricchezza di ritorno e la manifestazione un esempio concreto di sinergia tra vari operatori, uniti, ognuno secondo la propria ‘mission’, in una manifestazione che spero abbia il giusto riscontro di pubblico.

Però se da un lato la mission comunale sembra andare verso una rivalutazione del centro storico, dall’altro lato permette la continua inurbazione commericale di zone più periferiche, in un gioco delle tre carte che mi lascia un po’ perplesso o, almeno, mi fa pensare a una schizofrenia di mission che forse serve a non scontentare nessuno ma che mi pare possa pregiudicare ogni risultato possibile.