Ca di Cicul: “Il Passito come biglietto da visita, lavorando per il Distretto del vino biologico”

Salina carla cristinaSi chiama Reverentia il Passito con cui Carla Cristina Salina, titolare di Ca di Cicul, ha vinto il Premio Marengo Donna 2016. Ed è un nome che esprime tutta l’autorevolezza di questo lembo di Monferrato acquese, la Valle Bagnario di Strevi, patria di vini di altissimo pregio, “grazie alla Doc più piccola d’Italia, quella dei nostri Passiti, fiore all’occhiello del nostro territorio”. Un terreno ‘prezioso’, ricco di tufo e con un microclima particolare, “che permette alte maturazioni zuccherine, e acidità e grado alcolico sempre ottimali”.

Dottoressa Salina, qual è la sua storia di ‘donna del vino’?
Una storia d’amore, e di passione, nata con mio padre. Milanese, commerciante di vini, quarant’anni fa si innamorò di queste terre, e decise che il vino voleva anche produrlo. ‘Ragazze, mi trasferisco a Strevi’, disse un giorno a me e mia sorella. E così fece, cominciando un pendolarismo atipico con Milano, dove all’epoca rimase la famiglia, e anche l’attività commerciale.

Un trasferimento ‘contagioso’?
Direi proprio di sì: chi comincia a frequentare e vivere queste colline, questi vigneti, SALINA STREVI WEBnon può che esserne sedotto. Così, poco a poco, l’azienda è andata crescendo, e rinnovandosi: e ad un certo punto ho deciso di impegnarmici in prima persona. Per cui la pendolare su Milano, sempre per ragioni commerciali, ora la faccio io, mentre i miei genitori sono qui stabilmente, e mi danno una mano.

Tracciamo l’identikit di Ca di Cicul…
Dieci ettari di terreni, di cui 8 e ½ a vigna: una piccola tenuta, che punta sulla qualità dei suoi prodotti. I Passiti, in particolare, sono un biglietto da vista straordinario, che produciamo ancora con le metodologie della tradizione, insegnateci dagli anziani contadini che lavoravano queste terre quarant’anni fa. Produciamo 800 litri di Passito, che significa poco più di 1.000 bottiglie: che vanno ‘a ruba’ naturalmente, grazie ad una clientela di intenditori, che si estende di anno in anno col passaparola.

Chi ama il Passito?
Direi chiunque lo scopre: ci sono appassionati di vent’anni come di settanta. Essere presidio Slow Food ci ha molto aiutati ad avvicinare una clientela attenta alla qualità, e al percorso culturale che c’è dietro ad un calice di vino. Naturalmente non produciamo solo Passito, ma anche Cortese, Chardonnay, Barbera. Dolcetto. In tutto circa 20 mila bottiglie. Con un sogno.

Quale?
Riuscire a far nascere in questa zona un vero Distretto del vino biologico. Noi di fatto produciamo in maniera biologica da sempre, ma due anni fa abbiamo chiesto ufficialmente la certificazione. Tre sono gli anni obbligatori per la conversione, per cui nel 2017 faremo la nostra prima vendemmia biologica certificata. Speriamo sia un percorso ‘attrattivo’ anche per altri produttori.

Cicul premiato 1Qual è il cibo ideale a cui accostare il Passito?
Noi consigliamo sempre di ‘sposarlo’ con i prodotti del territorio: robiola di Roccaverano stagionata, formaggi caprini, ma anche pasticceria secca. Anche qui restiamo a casa nostra: paste di melega, e torta di nocciola. E per apprezzare davvero il Passito invitiamo a visitare le nostre vigne, la tenuta, e a degustare il vino in cantina. Siamo aperti tutti i week end, con anche una piccola ospitalità bed and breakfast: nell’acquese, poi, i ristoranti di qualità certamente non mancano.