Latte italiano, filiera a rischio? [Il gusto del territorio]

Lattedi Eleonora Scafaro

 
Niente più latte o, per lo meno, niente più latte italiano.

Secondo uno studio diffuso in occasione del ‘Milk world day’ promosso dalla FAO (Food and agricolture organization), negli ultimi dieci anni il numero di stalle in Italia è dimezzato, e nel 2015 si è raggiunto il minimo storico con un numero pari a 33 mila allevamenti.

Circa undici anni fa, invece, gli allevamenti erano 60 mila.

La causa di una diminuzione così drastica sarebbe da imputare al crollo del prezzo del latte pagato agli allevatori, ‘valorizzato’ addirittura meno rispetto ai costi dell’alimentazione del bestiame.

Questi numeri non solo fanno paura per la produzione di un prodotto fresco e di qualità, ma anche per i lavoratori. Sono 120 mila i posti a rischio. Posti che, tra l’altro, fatturano 28 miliardi, risultando l’aspetto economico più importante del mondo agroalimentare.

Ma non solo. Sotto scacco anche il Made in Italy e il primato in Europa di 49 formaggi italiani DOP (denominazione di origine protetta).

Le importazioni di bassa qualità, poi, spacciate come italiane, hanno fatto crollare il prezzo alla stalla.

La produzione nazione di latte si aggira intorno ai 110 milioni, mentre la quantità di latte importato si aggira intorno agli 85 milioni di quintali sottoforma di concentrati, cagliate, semilavorati e polveri che, poi, diventano “magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.

Si tratta di circa il 40 per cento di quanto si consuma in Italia e c’è dunque il rischio concreto che il latte straniero possa a breve per la prima volta superare quello tricolore.

A pesare, quindi, anche sulla scomparsa degli allevamenti, anche l’agropirateria internazionale con i formaggi italiani in testa alla classifica come prodotti maggiormente copiati come, ad esempio, il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino romano, l’Asiago, la Mozzarella e la Fontina.

Ma il primato lo detiene il Parmigiano Reggiano e il Grana. Le imitazioni hanno Reggianitosuperato i 300 milioni di chili. Si va dal falso parmigiano vegano, a quello prodotto dalla comunità Amish, dal Parmesan vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Stati Uniti, al kit per produrlo in casa in soli due mesi, a quello che si produce in Russia, al Parmesao brasiliano e il Reggianito argentino.

“In questo contesto particolarmente positiva è stata l’esperienza dell’Expo – afferma la Coldiretti – con molteplici iniziative divulgative per far conoscere agli stranieri le caratteristiche peculiari dei prodotti alimentari originali alle quali – conclude la Coldiretti – si è aggiunto il piano per l’export annunciato dal Governo italiano che prevede, per la prima volta, azioni di contrasto alla contraffazione a livello internazionale”.

Pasta-SchutaIn un settore come quello del latte, l’innovazione e la ricerca possono avere ulteriori spazi di approfondimento e di sviluppo. Sul tema dell’innovazione, Confindustria sta sottolinenando la ricerca e l’innovazione anche in ambiti apparentemente più tradizionali come quello del latte.

A questo proposito, Confindustria Alessandria ha rilanciato la sostenibilità dell’industria affidandosi alla Centrale del latte di Alessandria e Asti.

“Oggi i consumatori non si limitano a chiedere qualità e servizi alle imprese sul Centralemercato – si legge sul sito. A maggior ragione quando si tratta di prodotti alimentari, l’asticella di ciò che un’impresa deve garantire ai propri clienti si alza e coinvolge la dimensione della sostenibilità. Per chi, come noi, produce latte e derivati, la sostenibilità del nostro agire d’impresa non può che partire dall’assicurare la sicurezza alimentare del prodotto per poi toccare il rispetto della natura e dell’ambiente e l’attenzione alle istanze sociali del territorio, oltre ovviamente alla solidità economica e occupazionale per le nostre persone”.

La sostenibilità e l’innovazione si esprimono attraverso vari aspetti come l’imballaggio, le etichette l’attenzione, aspetti come l’imballaggio, le etichette l’attenzione, sin dalla mungitura, alla qualità del latte. Il latte viene raccolto viene testato già nelle 12 cascine che, negli anni, si sono adattate facendo anche cambiamenti tecnologici. Per garantire un latte fresco e controllato, senza alcuna contaminazione, anche gli allevatori si sono dovuti mettere al passo con la tecnologia, installando dei macchinari e senatori refrigeranti che analizzano e mantengono intatto il latte appena munto.

Per garantire, quindi, qualità e certezza del latte italiano, bisogna contrastare il commercio di latte e prodotti falsi Made in Italy, ma occorre anche investire su innovazione e ricerca per garantire la massima qualità.

Nell’ambito del negoziato sul TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America, si discute ancora di tutela delle denominazioni dei prodotti Made in Italy sul mercato statunitense dove il fenomeno dell’Italian sounding, che si manifesta con l’utilizzo di denominazioni, riferimenti, immagini e segni che evocano l’Italia per promuovere la commercializzazione di prodotti riconducibili al nostro Paese, vale 20 miliardi di euro, considerando che, secondo la Coldiretti, il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano sono realizzati in Wisconsin, California e New York.