C’è un cardine imprescindibile, oggi, quando si parla di ‘accorciare’ la distanza tra disabilità e ‘abilità’, ed è l’innovazione tecnologica. Che si tratti di supporti classici per la deambulazione, o di più moderni software e applicazioni per navigare in rete, telefonare, o anche gestire la propria vita domestica, la tecnologia è davvero un asset strategico, e vitale. “Da questo punto di vista Abilitando, l’iniziativa che si è tenuta nel 2015 a casa vostra, nell’alessandrino, è stato davvero un appuntamento di assoluto valore: e mi auguro sia un ‘seme’ da cui potranno germogliare altri progetti”.
A parlare è la dottoressa Consuelo Battistelli, che all’interno di IBM si occupa di Mobility Wireless Accessibility, e ha avuto con Abilitando un rapporto di collaborazione molto forte: “attraverso il salotto IBM abbiamo voluto in quell’occasione, in piena sintonia con gli organizzatori della manifestazione, creare un luogo di vero e proprio confronto, informazione e formazione, a stretto contatto con le persone, per ascoltarle e comprendere le loro esigenze. Ben più di un semplice stand, insomma”.
Consuelo Battistelli ha una laurea in lettere, “ma nel nostro team ci sono ingegneri, laureati in economia, in legge, in informatica: perché sappiamo che la disabilità va affrontata nella sua globalità: solo così la tecnologia può diventare uno strumento davvero ‘impattante’ sui diversi aspetti della vita quotidiana di ognuno: il lavoro, gli affetti, la vita quotidiana, il divertimento”.
Battistelli è non vedente, ma non dalla nascita (“il che complica ancora maggiormente la situazione, poiché devi abituarti a fare a meno di qualcosa che prima avevi, a livello sensoriale”), e la sua è un’esperienza, personale e professionale, preziosissima per comprendere come davvero la tecnologia oggi consenta ad un disabile di vivere una vita piena, sia sul fronte lavorativo che privato.
“La sfida – spiega – è proprio per noi in IBM quella di sviluppare soluzioni sempre più qualitative, ma anche facilmente accessibili: in termini di utilizzo, e ovviamente anche di costo. Per alcune di queste esistono per fortuna contributi anche molto ampi, talora al 100%, del sistema sanitario nazionale, mentre altre sono ovviamente a carico del singolo. Se un disabile vuole un bello smartphone di ultima generazione se lo deve pagare, per intenderci. Ma è vero che spesso si tratta di investimenti fondamentali, che possono assolutamente cambiarti la vita. Il web, la rete e tutti i suoi ‘applicativi’ (da pc fisso e ancor più da ‘mobile’) rappresentano oggi per un disabile una straordinaria risorsa per ridurre drasticamente la propria distanza dalla ‘normalità’.
“Ma ci sono anche tante complicazioni, e ostacoli che vanno continuamente affrontati e rimossi, per rendere le tecnologie di rete davvero accessibili a tutti. Un esempio banale ma concreto: rendere facebook perfettamente fruibile per un non vedente, a livello di sintesi vocali e non solo, non è stato così semplice. Eppure è fondamentale. Isocial sono uno straordinario strumento relazionale, annullano le distanze e consentono rapporti e qualità di vita impensabili per un disabile fino a pochi anni fa: a condizione naturalmente di utilizzarli come strumento di inclusione e di relazione a tutto campo. Guai insomma a pensare di creare gruppi chiusi, per non vedenti come per altri disabili: le tecnologie ‘di rete’ servono ad aprirsi al mondo, non a chiudersi”.
Particolare è l’attenzione che Consuelo Battistelli, e il suo gruppo di lavoro, dedicano alla ricerca applicata, e ai rapporti con le Università. “Abbiamo contatti con tutte le principali Università italiane – spiega – e diversi progetti in corso. Cito con piacere, in particolare, il seminario su disabilità e inclusione digitale che, negli anni scorsi, abbiamo ideato e organizzato alla Sapienza di Roma: è stato per diverse edizioni un successo eclatante, e ha visto la partecipazione entusiasta non solo di studenti disabili, ma anche di universitari senza disabilità, e di tante persone esterne all’Università. Segnale di un fortissimo bisogno di informazione e formazione su questi temi”.
Il che ci riporta ad Abilitando: “E’ stato davvero un momento ‘alto’, di grande qualità, e che ha saputo coinvolgere tutti i soggetti della ‘filiera’ della disabilità, compresi i principali player tecnologici. Non ci sono tanti altri appuntamenti simili in Italia: mi viene in mente naturalmente Handimatica, la manifestazione più importante del settore, che si tiene a Bologna ogni due anni, e sulla cui edizione del prossimo autunno peraltro ancora si attendono informazioni precise. Insomma, c’è senz’altro spazio per lavorare a nuovi progetti, anche in ottica appunto di forte interazione con l’Università: e noi, come IBM, siamo pronti a mettere a disposizione know-how, competenze e piattaforme, convinti che ricerca e innovazione siano ‘asset’ fondamentali, su cui investire. E sono proprio i giovani laureandi, o dottori di ricerca, coloro che per età, vitalità e dinamismo intellettuale possono dare il contributo più importante, decisivo”. E se Alessandria provasse a diventare, su questo fronte, un laboratorio di eccellenza, coinvolgendo l’Università del Piemonte Orientale, il Disit e le sue competenze?
Ettore Grassano