Testa o croce

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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Predire il futuro dell’Europa – e dell’Italia soprattutto – in questo particolare momento, è operazione quanto mai rischiosa. Come scommettere su un cavallo, buono ma ormai datato, nella terna vincente. Oppure scommettere sulla pace in Medio Oriente, sull’aria pulita, sull’avvenire del Meridione, sulla fine del malaffare e delle tangenti. Quante chances ti darebbero i bookmakers londinesi: 50 a 1? Troppo ottimista.

 

Eppure, venerdì scorso sono avvenuti due fatti, fortuitamente coincidenti, che nonRenzi Merkel avrebbero sfigurato in una regia di Steven Spielberg o Stanley Kubrick: da una parte si sono visti Renzi e la Merkel, per mettere a posto alcune questioni di rapporti bilaterali e dare una raddrizzata all’Europa; dall’altra parte si sono visti Salvini, Marine Le Pen e la destra destra europea.

Qui i rapporti bilaterali erano già codificati da tempo – Marine Le Pen ha la primazia – e dare una raddrizzata all’Europa non stava fra i temi dei colloqui. Al contrario, tutti si sono augurati che il trattato di Schengen tirasse le cuoia e che le attuali istituzioni comunitarie si dissolvessero in fretta per dar vita a un nuovo ordine basato sui capisaldi ormai noti: chiusura delle frontiere, rimpatri forzati per i profughi che non servono, giro di vite per quelli che servono. Insomma, finalmente l’Europa restituita agli europei, bianchi, cristiani e padroni a casa loro.

Salvini Le PenTesta o croce? Direi croce senz’altro. Inalberare il vessillo della cristianità porta vantaggi immediati e a più lunga scadenza. L’attuale Papa non è eterno, ma la Curia sì. E si vede. Si è visto nel Family Day. Così, con un drappo da sbandierare, questa destra deve soltanto badare a tenere i volumi alti e i toni bassi per non farsi confondere con la destra reazionaria e xenofoba che sta allargandosi dal nord al sud d’Europa. Dalle croci alle croci uncinate il passo è lungo, ma nelle urne si può ridurre sensibilmente. Intanto, potrà badare ad accreditarsi come l’unica forza in grado di interpretare realisticamente i fatti e dettare di conseguenza le risposte più adeguate.

Se ci riuscirà – e la Le Pen sembra capace di farcela – otterrà come principale conseguenza dello scivolamento a destra dell’opinione pubblica, il riposizionamento delle attuali forze di centro e di centrosinistra in campo, che dovranno adeguarsi a seguire il movimento dell’elettorato. Di qui, la confusione e il rimescolamento, già in atto, al centro. Basta guardare l’Italia: il vecchio centro-destra perde pezzi che vanno ad appoggiare un Partito Democratico in evidente affanno di consensi. Una cosa, però, appare fin d’ora certa: non sarà la sinistra radicale a trarne giovamento. La sinistra radicale potrà dirsi al passo con i suoi principi di sempre, ma oggi il mondo corre veloce ed è la cronaca ad orientare gli elettori, non la storia.

Cosa devono fare, allora, il centro e il centrosinistra, i popolari e i socialdemocratici, Renzi e la Merkel? Fra testa e croce, hanno un’opzione sola: scommettere sulla testa. Non c’è più tempo per i giochetti europei e quelli nazionali. La testa dice che ci vuole più Europa, molta più Europa. Che non c’è più spazio per le Commissioni europee, per le procedure di infrazione, per le burocrazie delle raccomandazioni, per l’economia della lesina, per il direttorio tedesco mascherato dalla presenza di Hollande ma di fatto sostenuto dalla vecchia area del marco. La testa dice che i problemi dei profughi non si risolvono sbarrando le frontiere. Che bisogna rivedere la politica estera – anzi darsi una politica estera sola – , dotarsi di una forza armata europea, affrontare i problemi prima che ti arrivino in casa, mostrare i muscoli quando è il caso. E, qui, di casi ne scoppia uno al giorno.

Diciamoci la verità: Renzi su questa linea ci sta perché sull’attuale ha tutto da perdere. E’ la cancelliera Merkel – che ha tutto da guadagnarci – a dover capire come i suoi guadagni possano scivolarle via come sabbia o come acqua dalle mani. La sabbia del Medio Oriente o l’acqua del Mediterraneo, dove ogni giorno si muore.