Ulandi (Confesercenti): “I commercianti chiedono attenzione e rispetto, non gabelle medievali. La politica dov’è?”

Ulandi nuovaLa determinazione è quella di sempre, forse ancora più forte in questo inizio di 2016 che in tanti percepiamo come un anno, se non decisivo, comunque non di semplice ‘passaggio’. Ma questo non impedisce a Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti per la zona di Alessandria (in solido tandem con il presidente provinciale Sergio Guglielmero), di analizzare lo scenario del commercio locale e non con la necessaria criticità: dai saldi (“a livello nazionale ci arrivano dati positivi: noi qui vediamo per ora andamento altalenante: rimaniamo prudenti”) alla delicata situazione dei controlli e delle multe di Ica (“le vere risposte deve fornirle la politica, non chi viene incaricato della riscossione”), fino al degrado di aree ‘strategiche” del capoluogo, dal centro alla zona della stazione Fs. Con un particolare ‘fervore’ quando si parla del Teatro Comunale, e del suo incertissimo presente/futuro. E, anche se il periodo sarebbe quello propizio, Manuela Ulandi non fa sconti.

 

 

Presidente Ulandi, come stanno andando i saldi ad Alessandria?Saldi 3
(sospiro di riflessione, e sguardo al pc, aperto sulla schermata di Confesercenti nazionale, ndr) Se dovessi affidarmi soltanto ai dati ufficiali che ci arrivano da Roma dovrei dirle bene. Ma se penso alla situazione alessandrina, del capoluogo in particolare, devo essere per forza più prudente, e rinviare ogni valutazione definitiva a quando avremo in mano dei numeri. Per ora sono solo sensazioni, e feed-back che ci arrivano dagli associati che passano di qui ogni giorno, e ci sono parecchi chiaroscuri. E’ chiaro che con piattaforme on line che fanno offerte stracciate tutto l’anno, puntare troppo sui saldi diventa rischioso…

 

Del resto però il commercio in rete, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, è il futuro con cui confrontarsi: ne sa qualcosa anche la grande distribuzione, per certi versi già superata…
Assolutamente, il commercio on line è già il presente, e bisogna farci i conti. Noi non ci sottraiamo al confronto con realismo, tutt’altro. Da un lato siamo al fianco dei nostri iscritti per supportarli nello sviluppare anche canali e strategie web, o comunque per segnalare loro opportunità e convenzioni legate a piattaforme distributive in rete. Ma soprattutto siamo convinti che per il commercio tradizionale lo spazio ci sia e ci sarà ancor più se si vedranno segnali veri di ripresa: a determinate condizioni, ovviamente.

Bar banconeQuali?
Occorre puntare su qualità del servizio e specializzazione vera, analizzando anche con lucidità quali sono i comparti che ancora possono crescere, e quali invece sono inevitabilmente destinati a contrarsi. E’ evidente che a reggere bene sono i settori che offrono prodotti, servizi e piaceri che vanno consumati sul posto: quindi bar, caffetterie, pasticcerie, ma anche i servizi alla persona, dalla parrucchiera all’estetista, e così via. Naturalmente anche lì la differenza la fa poi il mercato, la posizione logistica, ma soprattutto la capacità del singolo esercente: chi sa proporre un servizio di eccellenza viene premiato dal mercato, altri arrancano.

Girando per le vie delle nostre città, ma anche conversando con qualche operatore, si ha davvero l’impressione che ci sia un ‘boom’ di bar e di locali di ristorazione, di vario tipo. Quanti reggeranno davvero?
Non tutti, è evidente. Decisiva è la qualità del servizio offerto, e la messa a punto di un business plan serio, da parte di soggetti che sanno fare quel mestiere. E’ chiaro che, di questi tempi, non sono pochi coloro che, avendo magari perso il lavoro, e disponendo di un po’ di risparmi, ‘ci provano’, come si dice, e aprono un’attività. Ecco, provarci soltanto, senza avere competenze e idee chiare può essere molto rischioso.

Se aprono bar e ristoranti di ogni sorta ed etnia, tra le librerie è una veralibri_vari morìa…
E questo fa stringere il cuore, specie quando a chiudere l’attività sono marchi storici, a cui tutti noi siamo affezionati. Vero che i libri ora li compri dappertutto, dalla grande distribuzione al web. Ma la libreria era ed è un’altra cosa. Del resto, però, stiamo parlando di un capoluogo di provincia che non ha nemmeno più un teatro…..

 

Però pare che il comunale stia finalmente per riaprire: stanno pure dibattendo su come chiamarlo…
Ne sarei felicissima, poiché mi occupo di teatro da sempre, e credo che davvero la cultura possa e debba essere un asset strategico nel rilancio di Alessandria. Però cosa significa riaprire? Per farci cosa, con quale progetto e quali soggetti coinvolti? Se riaprire significa riattivare il cinema nelle salette sotterranee, e far visitare la sala grande deserta agli alessandrini, c’è di che essere perplessi. O forse davvero ci sono intenzioni commerciali non sufficientemente chiarite? Di certo c’è solamente che si sta per affidare (e vorrei ricordare che il teatro è chiuso da quasi sei anni!) a non sappiamo bene chi la realizzazione di uno studio di fattibilità, per riflettere sul da farsi. Senza contare che, per il pieno recupero della struttura, pare siano necessari almeno 3 milioni di euro: chi li mette?

Teatro-comunale-AlessandriaMa lei cosa farebbe, dottoressa Ulandi? Rilancio, o spianamento e parcheggio multipiano?
Personalmente sogno un rilancio vero, con scelte strategiche precise però: chiaro che se riaprire significa puntare su un’ordinaria stagione di prosa di provincia, e sulla valorizzazione delle (validissime e lodevoli) compagnie locali, spendere milioni per la sala grande, ma anche per l’intera struttura, è un azzardo. Abbiamo l’Alessandrino, l’Ambra, il San Francesco, che vanno benissimo se si intende rimanere sul livello di oggi. Ma perché non sognare in grande, e non puntare su una specializzazione forte, di richiamo almeno nazionale, ma anche oltre? Lirica, opera o altro, non so. Si interpellino esperti veri, i migliori professionisti del settore che in Italia non mancano, e si metta a punto un progetto serio. Tenendo presente che, se si parla di cultura, contenuto e contenitore non sono aspetti disgiunti, ma vanno di pari passo. Quindi inutile ristrutturare, se non hai chiaro in testa perché, con quali finalità.

Un po’ azzardato, però, pensare che tutto ciò si realizzi in un anno, primaComune Alessandria 4 della fine del mandato dell’attuale giunta, non crede?
(sorride e allarga le braccia, ndr) Non deve chiederlo a me, faccio un altro mestiere. Posso però aggiungere che quando leggo dichiarazioni tipo “abbiamo dato 450 patrocini”, ossia ‘a pioggia’, per non scontentare nessuno, rimango perplessa: patrocini francamente ne darei 30-40, con una logica e prendendomi la responsabilità delle scelte che faccio. Altrimenti è tanto facile, quando dispersivo e inutile.

Parliamo di Ica presidente Ulandi: Palazzo Rosso ha prorogato al 29 febbraio il termine per il pagamento dell’imposta sulla pubblicità: cambierà qualcosa?
Il problema certamente non è Ica, che ha ricevuto un incarico vincendo un bando e fa il suo mestiere: ma la politica dov’è? Se c’è un problema, come mi pare evidente ci sia, serve un intervento a livello legislativo, di semplificazione delle norme, se non si vuole affossare l’intero settore. Ci siamo già attivati, e abbiamo chiesto ai parlamentari alessandrini un personale impegno per la messa a punto di un disegno di legge che semplifichi la farraginosa norma espressa nel D. Lgs. 507/93 (“dichiaro la mia piena disponibilità all’approfondimento”, ha già ribadito ieri in una nota il senatore Pd Federico Fornaro, ndr) Però anche gli amministratori locali non possono lavarsene le mani dicendo semplicemente: “compete a Ica”. Siamo pronti a nuovi incontri, e alla ricerca di soluzioni condivise. Purtroppo le cronache di questi giorni continuano a fare emergere casi paradossali, che vanno gestiti con buon senso: si possono chiedere migliaia di euro per una striscia rossa che corre su un muro sotto il nome dell’azienda? Ditemelo voi.

Altro aspetto delicato è la grande distribuzione: pagano anche loro come i piccoli esercenti?
(ci guarda perplessa, ndr) Così dovrebbe essere, ce lo auguriamo e ci riserviamo di verificarlo.

Piccadilly BarUno sguardo ad Alessandria presidente Ulandi, in due punti critici: il centro, e la stazione Fs…
Partiamo da una grande occasione sprecata, i progetti di qualificazione urbana (PUQ) della Regione Piemonte.  E’ di questi giorni la notizia che, nel 2016, la Regione continuerà a finanziarli, ma attingendo alle graduatorie del 2015. Il che, per la nostra provincia, significa premiare, dopo Tortona che fu leader regionale lo scorso anno, Casale Monferrato e San Salvatore, con Alessandria sempre al palo, dal momento che il comune capoluogo presentò un progetto assolutamente inadeguato, e finì in fondo alla classifica. Mi chiedo quante altre occasioni come questa si intendano sprecare, e perché: noi di idee sulla riqualificazione del centro ne abbiamo presentate diverse, a partire da via San Lorenzo.
Ma al momento riscontri non ne abbiamo. Per quanto riguarda gli stabili fatiscenti di proprietà comunale di fronte alla stazione, aspettiamo l’esito del secondo bando, di prossima scadenza. Mi pare che al momento l’unico progetto concreto all’orizzonte sia lo spostamento di una farmacia, con tutto quel che ne conseguirebbe. Attendiamo sviluppi. Però è evidente che occorre riflettere sulla pianificazione urbanistica della città nel suo complesso, e sugli scenari futuri, tenendo conto che le piattaforme commerciali sono già molto cambiate e cambieranno sempre di più.

 

Commercio ambulante: di recente il sindaco Rossa ha ipotizzato laMercato ambulanti possibilità di conservare l’attuale sede per la giornata principale di lunedì, e spostarlo altrove per gli altri giorni….
Parole se ne sono sempre dette tante, ma anche qui un progetto non c’è: e consideri che un mercato ambulante non si può spostare così, dalla sera alla mattina. Esiste una serie di vincoli tecnici, di esigenze, di accordi e diritti esistenti. Non è che qualcuno può decidere di spostarlo alla D3 per fare un esempio, o al campo di aviazione degli Orti, tanto per vedere cosa succede. Non solo: spostare un mercato significa anche creare danno alle attività stanziali circostanti. Insomma: nel caso, aspettiamo un progetto, e siamo pronti a confrontarci.

 

Grigi goalChiudiamo con una nota positiva presidente Ulandi: l’esaltante stagione dei Grigi può risvegliare il torpore di questa città, e vincerne lo scetticismo atavico?
Questo deve assolutamente succedere. Non fingo di essere un’appassionata di calcio: per me lo sport è la bicicletta, pedalare all’aria aperta. Però i Grigi devono essere un modello di marketing positivo, da sfruttare appieno: grazie a loro Alessandria è tornata nelle cronache nazionali, e anche internazionali, finalmente in termini positivi, dopo anni in cui tendevamo noi stessi a presentarci come un luogo in fallimento, da cui scappare. Quindi assolutamente sì: forza Grigi, e impariamo tutti quanti a credere nella nostra città, e a costruire il nostro futuro con ottimismo, puntando sulla progettualità in tutti i settori.

 

Ettore Grassano