Politica e sentenze: l’emblematico caso Parise [Controvento]

Parise nuova di Ettore Grassano

 

C’è ancora un giudice a Berlino, anche se non sempre arriva puntuale. E’ questa la prima sensazione, nel leggere le due sentenze (una dei giorni scorsi, l’altra di qualche mese fa) con cui viene riconosciuto che Corrado Parise non diffamò né Amag, né un allora giudice della Corte dei Conti, ma stava semplicemente facendo politica.

All’epoca dei fatti, anno di grazia 2009, Parise era segretario cittadino del Pd di Alessandria: oggi, sette anni dopo, è un privato cittadino che dal Pd (e anche dagli altri partiti) si è allontanato: forse un po’ disgustato, certamente deluso. E per il momento ‘incassa’ le sentenze con soddisfazione, ma senza commentare.

Ai tempi CorriereAl c’era già, cercavamo di seguire con equilibrio ma senza sconti le vicende di Palazzo (come oggi, né più né meno), e certamente ci occupammo anche di queste vicende (anche se il nostro archivio dell’epoca non è più in rete, e possiamo affidarci solo alla memoria). Ricordiamo però la cocciutaggine con cui Parise cercava (si illudeva? Giudicate voi, col senno e i fatti di poi) di introdurre trasparenza e cambiamento nel sistema politico locale, a partire dalla sua parte politica. E rammentiamo anche bene la conclusione del suo percorso politico, nel 2012.

Sui fatti del 2009, però e almeno, un po’ di ragione gli viene ora riconosciuta, sia pur coi tempi non brevi del nostro sistema giudiziario.

Parise semplicemente faceva politica, e quando denunciava sui giornali (almeno su quelli che erano disposti a raccogliere le sue segnalazioni) le anomalie gestionali e retributive di Amag gestione Repetto, non diffamava, ma esercitava diritto di critica «rispettoso dei limiti individuati dalla giurisprudenza». L’ex segretario del PD alessandrino non dovrà quindi sborsare gli onerosi risarcimenti richiesti, ma sarà al contrario Amag (che tre anni fa cambiò managament e ‘orientamento’: ma sulla vicenda non ci furono evidentemente ripensamenti) a dover pagare tutte le spese processuali.

Per Parise questo è peraltro il secondo round vittorioso. Qualche mese fa, infatti, la Giustizia aveva riconosciuto che anche su un’altra vicenda segnalata dal politico alessandrino (una consulenza affidata dal comune di Alessandria ad un allora giudice della Corte dei Conti) non era stato compiuto alcun reato, ma semplicemente erano stati esposti fatti, e sollevati interrogativi “sulla ragione di convenienza”.

Le sentenze: