Se ne è andato il giorno dell’Epifania Amaele Abbiati, sindaco di Alessandria dal 1964 al 1968 (alla guida della prima giunta di centro sinistra in un capoluogo di provincia), e successivamente parlamentare del Psi. Fra pochi giorni, il 18 gennaio, avrebbe compiuto 91 anni. La sua ultima uscita pubblica fu probabilmente quella del febbraio 2014, ospite del Salotto del Mandrogno di Massimo Brusasco. In quell’occasione Abbiati rievocò, con lucidità, alcuni dei passaggi decisivi della vita politica cittadina, e rincontrò dinanzi ad un numeroso pubblico due dei ‘ragazzi’ più brillanti del Psi alessandrino: l’avvocato Claudio Simonelli, e l’ex sindaco e parlamentare Felice Borgoglio.
Così lo ricorda Rita Rossa, sindaco di Alessandria e presidente della Provincia: “Ci ha lasciati Amaele Abbiati, sindaco di Alessandria dal 1964 al 1968, quando fu eletto al Parlamento.
Se ne è andato in silenzio con la semplicità dell’uomo grande e profondo. Se ne è andato un pezzo di storia vissuta con intensità e rigore.
Uomo di esempi e dignità ha tradotto nella sua attività politica, istituzionale e amministrativa i valori del Socialismo in scelte e atti concreti per lo sviluppo e la crescita della sua comunità. Amava stare in mezzo alla gente e vivere la politica con rigore, onestà e rettitudine. Lo conoscevo, era amico di mio padre, un uomo buono. È stato un punto di riferimento per molti. Ciao Amaele e, con semplicità, grazie per quello che hai fatto è per quello che ci hai insegnato”.
Altrettanto intenso il ricordo di Renato Balduzzi, membro del Consiglio superiore della magistratura, già parlamentare e ministro: “Il prof. Amaele Abbiati è stato uomo e politico di sostanza, poco incline al presenzialismo e alla retorica.
Alessandria gli deve molto, perché ebbe il coraggio, nei primi anni Sessanta, di assumersi sino in fondo le proprie responsabilità e di guidare un’Amministrazione comunale che gli storici hanno unanimemente qualificato come innovativa e preveggente. Non vi fu solo la decisione sull’insediamento Michelin a Spinetta, ma vanno ricordati il piano programmatico quadriennale e il piano regolatore generale, nonché la sinergia importante e virtuosa con l’Amministrazione provinciale, allora guidata da Giovanni Sisto (al quale lo legò anche la radice partigiana). Abbiati e la sua squadra (da Simonelli a Vandone, a Magrassi, solo per ricordare alcuni tra i protagonisti di quella stagione) si caratterizzarono come amministratori dotati di una visione che aveva una profonda base culturale e di ricerca. Una lezione preziosa ancora oggi. Dei nostri pur non frequenti incontri, porto il ricordo di una signorilità naturale e di una dedizione senza riserve al bene comune della sua città.
Grazie, professor Abbiati.“