E’ un Tonino Paparatto particolarmente ‘pimpante’ e per nulla propenso al riposo quello che incontriamo in clima natalizio. Sul tavolino al fianco della sua scrivania, al secondo piano della Camera del Lavoro di via Cavour ad Alessandria, ci sono appoggiate, in ordine da collezionista, tre pipe (“il fumo da pipa mi rilassa, più di quello da sigaro: le sigarette invece le ho abbandonate da tanti anni, per fortuna”), e nella stanza del segretario generale della Cgil è un via vai di persone che fanno gli auguri, ma anche chiedono di fissare prossimi incontri per gennaio.
Intanto Paparatto riflette e guarda avanti, sottolineando la necessità di gettare ‘il cuore oltre l’ostacolo’, e oltre una dimensione puramente locale: “serve un nuovo Statuto del Lavoro, e dei Lavoratori: capace di dar voce e rappresentanza a tutti. I dipendenti ‘classici’, pubblici e privati, sempre più bistrattati e a cui spesso si nega persino il rinnovo dei contratti collettivi, ma anche i tantissimi precari e atipici per i quali la Cgil intende chiedere a gran voce all’esecutivo l’applicazione di diritti minimi universali, in mancanza dei quali si arriverà ad una sorta di nuova era dei barbari”. Ma il segretario ‘torinese’ della Cgil alessandrina ci aiuta anche ad analizzare la situazione del lavoro sul territorio, “da cui arrivano segnali ambivalenti: ci sono focolai di crisi meritevoli di attenzione (Bellavita, Clinica Salus, ATM e altri ancora), ma anche sprazzi di vitalità da non trascurare, dall’investimento di Bulgari a Valenza alla scelta di Michelin di rilanciare con nuove risorse lo stabilimento di Spinetta Marengo”.
Segretario Paparatto, che anno è stato il 2015 che si è appena chiuso, dal punto di vista del lavoro?
A più velocità, a tratti anche contraddittorio. Non sono di quelli che si entusiasmano di fronte agli slogan di ripresa del nostro premier: che l’Italia abbia ripreso a crescere davvero è ancora tutto da dimostrare. Però è vero che ci sono indicatori (dalla riduzione delle ore di cassa integrazione anche a casa nostra, ad alcuni segnali di vitalità in alcuni settori) che inducono ad un cauto ottimismo.
A casa nostra però l’anno si è chiuso con segnali di allarme, lanciati dalla stessa Cgil, sul fronte Bellavita e Salus…
Per non dire di ATM, vicenda sulla quale a gennaio ci aspettiamo segnali di chiarezza. E’ vero che le criticità non mancano mai, e che focolai di crisi sono presenti un po’ ovunque. Penso oltre ai casi citati all’edilizia, comparto fondamentale per l’economia di questo territorio, e che fatica a ripartire. In più sarei anche prudente nel dire che l’occupazione sta riprendendo quota: aspettiamo i dati definitivi di chiusura anno, e teniamo anche presente che l’effetto jobs act potrebbe essere temporaneo. I conti veri si faranno tra un paio d’anni, e vorremmo arrivarci preparati. D’altra parte, però, eviterei ogni disfattismo, che non porta a nulla. E mi fa piacere evidenziare che, dall’investimento di Bulgari a Valenza a quello di Michelin su Spinetta, non mancano neppure motivi per essere ottimisti. Così come è vero che l’export per le aziende alessandrine è ancora un punto di forza.
Sta di fatto, segretario, che il clima generale è di paura di perdere ciò che si ha, più che di voglia di conquistare nuovi spazi: dipende anche dal fatto che siamo una società di anziani?
Dipende soprattutto dal clima di incertezza, o meglio di vera e propria paura, che si è creato a livello internazionale, in tutta Europa. Parole come terrorismo e guerra sono tornate purtroppo nel nostro lessico e immaginario quotidiano, e questo non aiuta. Poi, se pensiamo a vicende recenti come quella dei risparmiatori che si sono ritrovati con un ‘pugno di mosche’, travolti dal dissesto di alcune piccole banche, è chiaro che emerge la necessità di offrire un nuovo quadro di garanzie e tutele, che consentano alle persone di tornare ad avere fiducia nel sistema di rapporti, lavorativi e non.
La Cgil ha un progetto specifico, una proposta? Cosa bolle nel pentolone del 2016 insomma….
Siamo e saremo impegnati su molti fronti: prima di tutto, lo ribadiamo, la legge finanziaria approvata nei giorni scorsi ci lascia perplessi per diversi aspetti: gli interventi previsti a sostegno del lavoro sono assai timidi, mentre la scelta di detassare tutte le prime case allo stesso modo, e di tornare al pagamento in contatti al di sotto dei 3 mila euro li troviamo provvedimenti ingiusti: e assai poco di sinistra. Poi c’è la questione dei contratti di lavoro, che ci vedrà quest’anno impegnati in maniera decisa: per i contratti del pubblico impiego, fermi da molti anni, sono previsti aumenti insignificanti, di pochi euro mensili. Mentre per troppe categorie private il rinnovo è ‘al palo’, in un muro contro muro che va superato. Poi ci sono i pensionati: quelli di oggi, che vedono i loro diritti a rischio, e poi gli esodati, e i lavoratori che oggi versano contributi, e chiedono garanzie sul futuro: tutti temi da affrontare senza tentennamenti.
E i patronati? Avete scongiurato nuovi ‘tagli’?
Diciamo che i tagli sono stati meno ingenti di quelli preannunciati: ma parliamo comunque di 15 milioni di euro (in un primo tempo si parlava di 48 milioni, ndr), che vanno a sommarsi ai 35 milioni di euro dell’anno precedente. Questo è molto grave perché, si badi bene, lo Stato continua a chiedere ai patronati di supportarlo e ‘surrogarlo’ nell’erogazione di una complessa rete di servizi, ma semplicemente non è più disposto a finanziare gli stessi. La logica conseguenza, è evidente, sarebbe che i patronati dicessero ai cittadini: “d’ora in poi questi servizi li pagate di tasca vostra”. Noi tutto questo intendiamo evitarlo, anche perché stiamo parlando di servizi rivolti quasi sempre alle fasce più deboli della popolazione. Così come vogliamo evitare di licenziare. Per cui, come sempre, faremo i salti mortali ma non molleremo.
Segretario Paparatto, ma è vero che la Cgil ha un asso nella manica, con cui spera di ‘sparigliare’ il tavolo?
(sorride, ndr) E’ vero, nel senso che ormai se ne è parlato e non è più un mistero, che la Cgil intende, a partire dal prossimo 18 gennaio, lanciare in primo luogo tra gli iscritti una raccolta firme per chiedere con forza una legge di iniziativa popolare che porti ad un nuovo Statuto dei Lavoratori. Ossia vogliamo tornare a giocare d’attacco, e di proposta, e non solo in difesa. Il vecchio, glorioso Statuto del 1970 è certamente figlio di un’altra epoca, di un altro mondo, del lavoro e non. E del resto negli anni scorsi lo si è già fortemente indebolito a più riprese. Noi vogliamo proporre con forza, a tutti i cittadini di questo paese, la ricerca di un nuovo sistema di regole e di diritti, che coinvolga tutti i lavoratori di oggi, dai precari agli atipici, e che vada verso garanzie e tutele nuove e moderne. Nei mesi prossimi ne riparleremo certamente.
Ci consenta una chiusura ‘frivola’ e sportiva segretario: lei tifa Grigi?
(ride divertito, ndr) Frivola ma mica poi tanto: l’effetto di entusiasmo contagioso, e positivo, di certi successi sportivi non va sottovalutato, e ad Alessandria una bella iniezione di fiducia e autostima non può che far bene. Quindi questi sono elementi da non sottovalutare, e d’altra parte anche da non strumentalizzare. Le confesso che, da calabrese che vive da quarant’anni a Torino, e che tifa Inter, la sera della partita Alessandria Genoa ho abbandonato i nerazzurri per dedicarmi ai Grigi, soffrendo ed esultando da vero tifoso. E’ stata una grande soddisfazione, davvero.
Calendario di coppa alla mano, e sognando ancora un po’, pare che Inter Alessandria sia una finale possibile: lei in quel caso quindi sarebbe in conflitto di interessi?
Certamente sì, ma sarebbe bellissimo se accadesse. In quel caso potrei dire soltanto “vinca il migliore”!
Ettore Grassano