di Dario B. Caruso.
È semplice.
Non credo sia possibile.
Quindi non ci credo.
Fino a quando qualcuno mi farà ricredere.
Sono disposto a farlo.
Comprendo i super incassi per la serie di Harry Potter, maghetto che incanta grandi e piccini prima con le parole scritte dalla Rowling poi con le immagini sul grande schermo.
Comprendo le super attese e i super incassi per la saga di Guerre Stellari che ha segnato intere generazioni, a partire dalla mia fino a quella dei teenagers di oggi.
Sono prodotti di alta qualità che mettono la tecnologia al servizio di una storia epica, l’eterna lotta tra il bene e il male, il bianco e il nero, la giustizia terrena al cospetto di entità superiori.
Non è un delitto chiamarli prodotti poiché si tratta di produzioni commerciali, ma sono investimenti anche sulla cultura e sullo svago intelligente.
Non credo invece nel record di incassi, sventolato dai media in questi giorni, relativi al nuovo film di Checco Zalone.
Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse il valore filmico, il messaggio, la capacità del protagonista, l’originalità di “Quo Vado”.
Sono addirittura convinto anzi che gran parte dei tagliandi staccati per il primo weekend siano solamente presunti. Poiché anche gran parte dei ragazzi di oggi, pur amando le macchiette e i personaggi divertenti da Zelig o Colorado, non sono avvezzi a bersi qualsivoglia intruglio.
Hanno testa e cuore, oltreché voglia di divertimento.
Resta comunque nell’indole del flessibile virare di bordo e cambiare rotta.
Qualora un nocchiere illuminato mi indichi la giusta rotta.
Allora – e solo allora – farò ammenda.
Quo vado?
Non al cine. Per ora.