E’ la differenza di opinioni quella che rende possibili le corse dei cavalli (Mark Twain)
Riassunto delle puntate precedenti: martedì scorso il quotidiano La Stampa pubblica un articolo comunicando che la bonifica del Teatro Comunale di Alessandria è giunta al termine, ma il teatro rimane per vari motivi inagibile, inoltre lo stesso risulterebbe oggi sovradimensionato etc…
Diogene riporta la notizia commentando a modo suo con un po’ d’ironia. Domenica 22 sulla Stampa appare un nuovo articolo con il seguente titolo: “Un ritorno da “zombie” per il Teatro Comunale”. Avviso ai naviganti: Diogene come sempre si limita a commentare la notizia pubblicata e relative citazioni riportate con fedeltà.
La prima è in realtà quella che chiude l’articolo, ma l’ho trovata….stimolante.
Sindaco: “comunque abbiamo tenuto in vita il fermento culturale in città a costo zero”. ?….?…..che la vicenda del teatro comunale assomigli ad un thriller non ci sono dubbi, che sia stato tenuto in vita il fermento culturale può darsi, anche se pare trattarsi di una forma di vita anomala, diciamo appunto una vita da zombie, ma ciò che mi fa sorridere è l’idea di “fermento culturale” (scusate la ripetizione) associata ad un teatro chiuso da 5 anni, pronto a riaprire ma non utilizzabile.
Perplesso tento nuovamente una traduzione personale del pensiero espresso dal primo cittadino. Facciamo finta che un maschio sano nel pieno della maturità psico-fisica-sessuale sia rinchiuso in una casa per 5 anni con bellissime donne che girano per casa in assoluta libertà, ma non disposte a concedersi.
Il “fermento” del soggetto sarà sicuramente garantito anche se fine a se stesso.
Dopo 5 anni le bellissime donne si dichiarano disponibili,ma contestualmente annunciano di avere tutte l’Aids e che nella casa non ci sono profilattici. Il “fermento” dell’uomo sarà sempre più vivo, ma ancora una volta assolutamente inutile.
Si passa in seguito a trattare l’argomento consulenza confermando la necessità di uno studio di fattibilità (testuale) “necessario per non sparare idee a vanvera”, perché a quanto pare prima e seconda galleria hanno comunque il destino segnato e la loro (testuale) “conversione ad attività commerciali, produttive ma anche di spettacolo” appare inevitabile.
Come sarebbe a dire “anche”? Magari trattandosi di un teatro, di cultura sarebbe stato bello parlare prima di attività di spettacolo come elemento imprescindibile e “anche” dedicarlo alle eventuali attività commerciali e produttive.
Quando si fa uno stadio nuovo secondo le moderne concezioni si progetta di realizzare il campo da gioco, gli spogliatoi, la palestra, le tribune e “anche” attività produttive di contorno e non viceversa.
In ultimo leggo “intanto rivendico quel che abbiamo fatto, la bonifica e il fatto di aver mantenuto quasi tutte quelle professionalità nel sistema pubblico”.
Aggiungo…bel lavoro, grazie ma ci mancherebbe altro! Spero infatti che il soggetto che causò il danno si sia accollato il costo della bonifica, sarebbe infatti imbarazzante se l’avesse fatta franca. Ma sono sicuro che è andata così, anzi sono quasi sicuro o meglio ancora, sapete dirmi se è andata così?
I posti di lavoro salvaguardati quasi tutti sono una nota di merito al suo operato, ma che quelle professionalità siano sfruttabili nei settori in cui sono state ricollocate è solo auspicabile ben sapendo che non esistevano alternative.
Caro Sindaco, se posso permettermi….raccolga attorno a sè gli architetti, gli ingegneri, i creativi e i manager cittadini, e indìca un concorso per riprogettare il teatro: questo sì che sarebbe realmente a costo zero, con ovviamente in palio il contratto per la progettazione della futura struttura.
Come la cultura anche “le eccellenze” del territorio ricorrono spesso nei discorsi dei politici e delle campagne elettorali, quindi perché non sfruttare queste eccellenze e in ogni caso non cercare di stanarne eventuali tra i professionisti locali?
O forse anche di eccellenze se ne parla tanto solo per …tenere in vita il fermento.
Diogene (il cane)