“Siamo qui dal marzo 2013, ed è stata un’autentica maratona, o forse una via crucis: ma non abbiamo nessuna intenzione di mollare proprio ora, dopo tutti i sacrifici che chi lavora in questa azienda ha fatto per tenerla in piedi”. E’ un pomeriggio tranquillo, in Atm, con il consueto via vai di addetti nei corridoi, e il clima appare sereno, e per nulla rassegnato. Ma per l’azienda di trasporti alessandrina questi sono giorni cruciali: Gianfranco Cermelli e Ezio Bressan, rispettivamente presidente e amministratore delegato delegato di Atm, lo sanno bene, come lo sanno autisti, tecnici, impiegati. O dentro o fuori. La scorsa settimana il piano di risanamento proposto dai due manager non ha passato il vaglio dei revisori dei conti: verrà ripresentato al cda questo venerdì, e subito dopo (sempre che stavolta il semaforo sia verde) partità il confronto coi sindacati, e la discussione in commissione consigliare, e poi presumibilmente in consiglio comunale a Palazzo Rosso (socio di stra-maggioranza di Atm, con il 94% delle quote). Poi, verso fine ottobre, l’assemblea dei soci (oltre al comune di Alessandria ci sono con piccole quote Valenza e Torino), al momento fissata per il 27 ottobre. Nel frattempo, tra l’altro, andrà anche sostituito nel cda il rappresentante del comune di Valenza, Paola Crescenzi, dimessasi nei giorni scorsi.
Per l’azienda di trasporti su gomma alessandrina saranno insomma settimane al cardiopalma, con il fiato sospeso e la spada di Damocle del fallimento che pende sulla sede di Lungo Tanaro Magenta. Ma, nonostante tutto, Cermelli e Bressan sembrano intenzionati a non mollare.
“Una soluzione va trovata, non è pensabile che un’azienda come questa venga lasciata morire – sospira Cermelli – e che una città come Alessandria rimanga senza un servizio di trasporto pubblico su gomma”. Ma la via è davvero stretta: una montagna di debiti sul ‘groppone’ (sembra 36-7 milioni di euro, complessivamente, ndr), un bilancio 2014 chiuso con un passivo di 1 milione di euro, e un capitale sociale ridottosi a 90 mila euro. E per quest’anno si parla di un altro milione di euro di perdite nel solo primo semestre: saranno 2 a fine 2015? “Non credo – afferma Cermelli -, ma certamente anche se ci si fermasse ad un milione, a fronte di un capitale sociale ormai azzerato, toccherà ai soci decidere il da farsi, ossia se ricapitalizzare o meno”. Ma i soci citati (i tre Comuni di Alessandria 94,54%, Torino 4,52%, e Valenza 0,96%), per mettere mano ai cordoni della borsa senza rischiare ulteriori ‘scivoloni’, e magari accuse di danno erariale dalla Corte dei Conti, vogliono vederci più che chiaro.
Il piano di risanamento e riorganizzazione aziendale, per ora, non è piaciuto ai revisori dei conti particolarmente in due punti: l’autoriduzione della Cosap (ossia il canone di occupazione di suolo e area pubblica, parcheggi compresi) e gli ausiliari. La Cosap ammonta oggi a circa 900 mila euro l’anno che Atm versa nelle casse del comune: “peccato – evidenzia Ezio Bressan – che ci siano giornate intere in cui il parcheggio di Piazza Garibaldi è occupato dal mercato, che per noi è un mancato introito pesante”. Per questo il piano prevedeva nella sua prima versione una sostanziosa riduzione, pare intorno ai 250 mila euro. Ora, nella seconda versione, si vedrà.
E gli ausiliari del traffico? “Quando siamo arrivati erano 29 – precisa l’amministratore delegato -, 15 li abbiamo impiegati in altre attività, prima appaltate all’esterno, e 14 svolgono ancora oggi il loro compito di ausiliari. Con il piccolo particolare che noi li paghiamo, ma gli incassi delle multe vanno al comune”. Eppure anche lì Palazzo Rosso punta i piedi, e non vuole sentire ragione.
Ma il cahier de doléances nei confronti dell’azionista di quasi assoluta maggioranza non finisce qui: c’è anche la ‘voragine’ del parcheggio di via Parma, che agli alessandrini proprio non piace, e che per Atm è una perdita secca, “in termini di gestione, e di costosi mutui che dureranno ancora parecchi anni”, sottolinea Cermelli. E poi aggiunge: “ma da parte nostra ce la stiamo mettendo davvero tutta, e dal primo settembre ci siamo anche sospesi i gettoni di presenza (che si aggiravano attorno ai 20 mila euro lordi sia per il presidente che per l’ad, ndr): facciamo volontariato, e siamo contenti di farlo, perché qui ci abbiamo messo l’anima, e Atm vogliamo salvarla ad ogni costo”.
Il piano di riorganizzazione e risanamento convincerà ‘in seconda battuta’ revisori dei conti e soci di Atm, e consentirà di percorrere il sentiero, in verità ad oggi piuttosto sdrucciolevole, che porta alla salvezza e al rilancio dell’azienda? Quanti e quali servizi saranno ‘tagliati’, e cosa rischiano davvero stavolta i dipendenti di Atm? I sindacati, che nei prossimi giorni incontreranno i vertici dell’azienda, sono disposti a procedere ‘in armonia’, o punteranno i piedi?
Tre anni di calvario
Ma facciamo un passo indietro. “Quando siamo arrivati in Atm nel marzo 2013 – precisa Cermelli – la situazione era assolutamente disperata. Avevamo alla porta creditori come Inps, Agenzia delle Entrate, Equitalia. E alle spalle un socio di maggioranza in dissesto, con tutto quel che ha significato, in termini di ‘riduzione’ dei crediti esigibili, e di lentezza nell’incassare i contributi dovuti. Eppure siamo riusciti a non affondare, e anzi a partire da fine 2013 la situazione è migliorata, ci è stato restituito il Durc, e abbiamo ripreso a pagare con regolarità le spese correnti. Certo, con un macigno pregresso che rimane, in termini di debiti e interessi”.
Insomma, i due capitani ci tengono a sottolineare che ce l’hanno messa davvero tutta per tenere dritta la barca di Atm nella tempesta: “e i dipendenti – sottolinea Bressan – hanno fatto pienamente la loro parte, accettando sacrifici, e cassa integrazione fino a quando è stata possibile per legge, ossia il 1 luglio del 2014. Non solo: quando siamo arrivati i dipendenti erano 230, oggi sono 216, e alcuni di loro hanno accettato formule di ‘scivolo’ verso la pensione. Una strada che si potrà seguire anche nei prossimi anni, come prospettiamo nel piano di risanamento”. Sempre Bressan ricorda che, in questi anni, Atm non ha comunque smesso di investire: “risale ad un anno fa l’acquisto complessivamente di 10 mezzi, che ci hanno consentito di svecchiare, se pure solo in parte, il parco complessivo”.
E poi, al centro di tutto, c’è il taglio significativo dei contributi: “Nel 2012 – precisa Cermelli – i contributi complessivi, tra Regione, Comuni e Provincia, arrivavano a 10 milioni e 560 mila euro, quest’anno siamo a 5 milioni e 821 mila euro: sfido qualsiasi azienda a resistere e tagli simili, senza ridurre in maniera drastica servizi e organico: noi ce l’abbiamo fatta, sin qui. Ora è chiaro che serve una svolta”. “Anche perché, aggiunge Bressan, i nostri creditori ci devono complessivamente 8 milioni di euro, di cui 845 mila euro solo la Regione per il 2012. Siamo un’azienda che rischia di fallire per mancati incassi dovuti”.
A questo punto, è chiaro che il pallino passa in mano al Comune di Alessandria, socio di grandissima maggioranza, che già nei mesi scorsi è intervenuto con iniezioni di liquidità (“e gli siamo grati: ma sia chiaro che era il pagamento di regolari fatture del contributo annuale, nessun extra!”), e che ora si appresta a discutere piano di salvezza e futuro di Atm direttamente in consiglio comunale. E’ evidente che, a fronte dell’attuale emergenza, è ben difficile che a Palazzo Rosso facciano ciò che non stato fatto in questi tre anni, ossia la messa a punto di un piano generale del traffico, all’interno del quale l’azienda dei trasporti dovrebbe giocare un ruolo centrale e nevralgico.
Più probabile che ci si muova in un’ottica minimalista, decidendo cosa tagliare in termini di servizi, ma anche di personale. “Ovvio che con risorse ridotto al lumicino – continua Bressan – è impensabile pensare di continuare a fornire gli stessi servizi, per cui abbiamo ragionato in termini di riduzione delle corse più periferiche e meno redditizie. Si consideri che Alessandria è per estensione un comune più vasto di Torino, e con ben 22 sobborghi. In più taglieremo il servizio Eccobus”. E il personale? Ci saranno esuberi, e quanti? “Abbiamo aperto il confronto coi sindacati venerdì prossimo – dice Cermelli – e ci auguriamo che tutti si rendano conto della gravità della situazione, e si riesca a trovare un accordo”. L’ipotesi più probabile è che ci sia una trentina di esuberi, con l’obiettivo di fare ricorso ad ammortizzatori sociali che consentano un ‘atterraggio morbido’ verso la pensione.
Nelle scorse settimane l’ex sindaco Borgoglio ha anche ipotizzato, per salvare Atm, la possibilità di integrarla all’interno del Gruppo Amag, per arrivare ad avere un’unica, grande partecipata comunale. Ma sul tema il management è prudente: “Non tocca a noi una simile decisione. Certamente altrove, ad esempio Asti, si è optato per questa strada, che sembra funzionare”. Ma Alessandria sembra aver deciso di imboccare altre strade, e comunque certamente anche l’integrazione presenterebbe non poche complicazioni.
La soluzione è dunque quella di far entrare in Atm un nuovo socio, scelto tra le diverse aziende che, nei mesi scorsi, hanno manifestato il proprio interesse a discuterne? Non c’è dubbio che questo è lo scenario al quale Cermelli e Bressan hanno lavorato, ma tra il dire e il fare…Sembra francamente difficile che un investitore decida di aderire ‘ad occhi chiusi’ ad un progetto di rilancio che presenta al momento numerosi elementi di incertezza, che starà ai soci chiarire meglio nelle prossime settimane.
Tra l’altro, all’orizzonte della Regione Piemonte si intravvede (per ora debolmente) quella Agenzia Regionale della mobilità di cui recentemente ha scritto su CorriereAl Daniele Coloris, responsabile provinciale trasporti del PD. E lo stesso Coloris sottolinea: “Il punto è capire in che tempi l’agenzia, che ad oggi non ha ancora neanche un cda o un presidente, potrà essere davvero operativa, e con quali compiti: ho l’impressione che, in ogni caso, Atm necessiti di soluzioni rapide e brevi, magari costruendo un ponte che la possa condurre verso l’agenzia stessa, e la revisione complessiva del trasporto su gomma”.
Ma il tempo è davvero tiranno, e la sabbia nella clessidra scende inesorabile. Gli utenti di Atm (soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli), i dipendenti dell’azienda e anche il mercato chiedono segnali rapidi, e chiari. Chi saprà fornirli, nelle prossime settimane? E che ne sarà di Atm nel 2016?
Ettore Grassano