Nulla di nuovo né di buono nella scuola che sta per ricominciare, nonostante la “buona scuola” di Renzi.
La scuola italiana è ancora quella della ex ministra Gelmini, con i tagli agli insegnamenti e alle materie, con il diritto allo studio ridotto all’osso, con il caro libri, con i problemi di sicurezza degli edifici e le difficoltà crescenti dei comuni ad assicurare servizi e manutenzione. Mentre la popolazione italiana, secondo l’OCSE, è all’ultimo posto in Europa per la comprensione funzionale di testi e dati numerici.
Il governo sostiene di aver risolto l’annoso problema del precariato e delle supplenze. E invece no.
Dopo mesi di proclami governativi contro la “supplentite”, ci ritroviamo con decine di migliaia di insegnanti abilitati che hanno assicurato il funzionamento della scuola in questi anni senza posto, decine di migliaia di insegnanti costretti a trasferirsi lontano togliendo il posto ad altri docenti, anch’essi abilitati, ma di “seconda fascia”, per non parlare del nuovo caso delle 10 mila maestre delle scuole dell’infanzia comunali, costrette ad abbandonare dopo 36 mesi di precariato, senza futuro e nel più completo sgomento delle famiglie.
Insomma non c’è corrispondenza tra le necessità delle scuole e quello che prevede la legge. Risultato: anche quest’anno saranno i/le supplenti a garantire il funzionamento delle scuole.
Il governo sostiene che avremo, dal 2016, presidi che sceglieranno i/le migliori e premieranno il merito. E invece no.
Non avremo nessuna reale autonomia delle scuole, solo un incremento dell’organico per coprire le supplenze brevi, e tanta libertà di insegnamento in meno. Nessun potenziamento didattico, nessuna maggiore offerta formativa.
Alla prima prova, si scopre il bluff della “buona scuola”. Un tentativo risibile, senza nessuna volontà veramente riformatrice per rispondere, con la minore spesa possibile, alle sentenze europee che imponevano all’Italia la stabilizzazione dei precari.
Una tipica riforma alla Renzi: dietro la retorica del nuovo e del buono, tanta continuità con il passato di destra, fatto di tagli, restrizioni, privatizzazioni e lesione dei diritti.
L’altra Europa con Tsipras